Libertà di credere

Vivere

Vivere

Pensavo...si, mi capitava spesso! Mi sedevo nella mia comoda poltrone di pelle scura, sicuramente più comoda di quel trono dove tutti credono che io stia.

Lo guardavo spesso stando ore intere ad osservare... mi piaceva tanto guardare con attenzione ciò che avevo fatto. Si, era tutto davvero bello. Tutto aveva un equilibrio: il sole sorgeva e tramontava, la natura faceva il suo corso con le sue regole.

Il tempo era diviso bene in due parti: una metà per vivere ed una per sognare. Sognare... non mi capita più da tanto tempo. Ho troppe cose a cui pensare per soffermarmi ad entrare in quel “mondo parallelo” che ognuno di noi ha in testa e che nessuno, dico proprio nessuno, può modificare o cancellare.

Oggi i sogni si rubano! Ebbene si: vi starete chiedendo chi possa essere questo ladro così esperto in grado di rubare i sogni di una persona!

A me li sono riusciti a rubare e, cosa ancora più assurda, è capitato senza che io me ne accorgessi.

Ho deciso comunque di raccontare il mio sogno così, magari potrete farvi un’idea di cosa significhi vivere senza il “tuo sogno”.

Stavo lì, solo, assorto tra i miei pensieri. Ma cosa sono i pensieri? Io credo siano delle prese di coscienza della realtà di un individuo. La mia realtà continuava a sussurrarmi nell’orecchio il bisogno di lasciare quello stato di solitudine che ormai mi avvolgeva.

Volevo fare qualcosa di importante. Cominciai a riflettere su ciò di cui potevo aver bisogno per stare meglio. Stetti ben sei giorni a rifletterci su, e finalmente, quando i miei occhi si aprirono all’alba del settimo, trovai la soluzione:

“voglio creare qualcuno come me, deve pensare come me, ma soprattutto deve riuscire ad amare come me”!

Neanche il tempo di ultimare queste mie riflessioni che mi resi subito conto che ciò non era giusto.

In realtà io non conoscevo l’amore.

L’amore è qualcosa che per tirarlo fuori da dentro di te hai bisogno di rivolgerlo verso un’altra cosa o individuo.

Io ero solo e non potevo quindi conoscerlo, ma volli imparare lo stesso. Decisi di amare la mia creatura più di me stesso, e proprio per questo doveva essere meglio di me.

Doveva avere fin dall’inizio qualcuno da amare, quindi non doveva essere sola.

Ne riuscii a realizzare una, poi un’altra e un’altra ancora. Modestia a parte, vennero proprio bene!

Erano in grado di pensare, amare, ma soprattutto, avevano il dono di potersi comportare arbitrariamente per come ritenevano più opportuno.

Il mio sogno era finalmente realizzato: non ero più solo. Ma in realtà la mia solitudine era appena cominciata.

Decisi di essere un po’ egoista. Non volli farmi vedere mai, ma ritenni opportuno farmi desiderare nascondendomi in un umile piccolo spazio di cuore di ognuno di loro.

Qualcosa andò storto: l’arbitrarietà che avevo lo ro affidata non fu utilizzata per gli scopi da me prefissati e purtroppo non riuscii ad intervenire, o meglio, decisi di non intervenire mai.

Da allora è passato molto tempo e, vi dico la verità, sono di nuovo solo, assorto tra i miei pensieri e le mie responsabilità.

Si, io di responsabilità ne ho davvero tante, in fin dai conti sono Dio, e rimarrò ancora qui a pensare, non con un sogno dentro me, ma con una “Speranza”, la speranza di riuscire a far aprire gli occhi alla mia creatura, “l’Uomo”, tramite il “Mistero della mia Esistenza”, continuando a non imporre nulla, ma lasciando la più importante delle facoltà e possibilità:

 “Vivere”