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Post n°70 pubblicato il 05 Gennaio 2008 da totototo2007

Veltroni: «Nessun inciucio ma altolà al sistema tedesco»

Walter Veltroni, foto Ansa
«Dal giorno in cui dissi che non vi sarebbe mai stata una mia disponibilità per Palazzo Chigi, penso di aver dimostrato nei fatti che il mio sostegno a Prodi è totale».

Come annunciato, Walter Veltroni interviene dalle pagine di Repubblica per chiarire le sue ultime mosse - e quelle del suo vice Dario Franceschini - riguardo al capitolo riforme istituzionali e conseguentemente al referendum e alla tenuta del governo Prodi. Il numero uno del Pd tiene soprattutto ad allontanare da sè e dal suo staff ogni logica di inciucio o tradimento che gli è stata attribuita con la riproposizione del sistema maggioritari "alla francese".

Impugna la bandiera della coerenza, sia per quanto riguarda la preferenza espressa verso il presidenzialismo e il sistema a doppio turno, sia per quanto riguarda il sostegno a Prodi - «ho ancora troppo vivo il ricordo di ciò che accadde nel '98, per non sapere che il sostegno al governo è un atto irrinunciabile di coerenza politica, tanto più per un grande partito» - ,un sostegno che definisce «pieno e incondizionato». «E Romano lo sa bene».

Ragion per cui, continua, «non sono io a puntare al referendum, al contrario». Veltroni è convinto che «semmai, per paradosso, siano alcune forze minori a preferirlo». E punta il dito contro alcune forze che pur dicendosi interessate alla Cosa rossa mostrano «quest'ansia sulla soglia di sbarramento, che sarebbe superata proprio con l'aggregazione di tutta la sinistra radicale».

«Delle due l'una: o non vogliono fare la Cosa rossa, oppure preferiscono il referendum, perché questo gli consente di tornare e chiedere le compensazioni figlie delle vecchie logiche di coalizione. noi, viceversa -garantisce Veltroni- vogliamo superare per sempre il demone della vita politica italiana: la frammentazione, la visibilità, l'instabilità». In ogni caso il modello della Grande Coalizione alla tedesca - chiarisce - «non è il progetto politico del Pd».

Al di là delle «interpretazioni dietrologiche», il sindaco di Roma taglia corto sulle accuse di "inciucio" con Berlusconi: «Ci risiamo. Io non sono tipo da accordi segreti». «Mi rendo conto - annota - di parlare un altro linguaggio, ma non appartengo a questa dimensione da Belfagor della politica italiana. Con Forza Italia abbiamo avuto un confronto molto chiaro e sincero».

Quanto ai dissapori con D'Alema il leader Pd replica: «Per quanto mi riguarda, nessun dissapore. Evitiamo polemiche personali, la gente non ne può più. Il modello francese non è un'invenzione né di Franceschini né mia», puntualizza richiamandosi alla relazione Salvi per la Bicamerale.

Nei suoi piani la riforma elettorale va fatta in due fasi: «Una prima riguarda l'oggi: dobbiamo ottenere un sistema proporzionale bipolare, poi c'è la seconda quando il Pd si presenterà agli italiani riproponendo il maggioritario a doppio turno con l'elezione diretta del Capo dello Stato».

E tornando a riflettere sul modello tedesco, precisa: «Sul sistema tedesco, allo stato attuale un accordo non c'è. Non lo vogliono Forza Italia e An, non lo vogliono i partiti minori».

Altra accusa che gli è stata mossa: aver ammainato la bandiera della laicità dello Stato. Anche su questo Veltroni smentisce. E a proposito dell'attacco più recente delle gerarchie cattoliche ai diritti riconosciuti in uno Stato laico - la legge 194 che permette e limita l'interruzione volontaria di gravidanza - precisa: «Per me la 194 è una legge importante, che va difesa. Ma non mi spaventa una discussione di merito, che tenda a rafforzare gli aspetti di prevenzione, perché l'aborto non è un diritto assoluto ma è sempre un dramma da contrastare». Del resto «la Chiesa sa bene che la laicità dello Stato è un confine che non può essere valicato». Dunque esprime l'auspicio che «anche i laici fossero più laici, che ragionassero senza dogmatismi sui temi della vita e della morte». «Noi laici - spiega - più di ogni non possiamo accettare l'idea di una società senza valori», per questo Veltroni invita a «moltiplicare le sedi di confronto e di ricerca comune» sottolineando che si tratta di una linea «nella vocazione di un grande partito come il Pd».

 
 
 
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