Creato da l.UomoDellaSabbia il 05/10/2005
l'Uomo della Sabbia così ti chiamavo tu eri l'Uomo della Sabbia tu hai fatto il castello un castello bellissimo crollato spazzato via no non ancora perduto niente è ancora perduto

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Post N° 21

Post n°21 pubblicato il 13 Novembre 2005 da l.UomoDellaSabbia

Una piazza di una città qualunque, un sabato pomeriggio, che ormai si è già risolto a diventare sera.
Nel brusio del passeggio, note e timbriche di una tromba e una fisarmonica, che tracciando frasi in tempi dispari parlano di campi lontani, di nebbie e venti e soli diversi. A spargere quell’allegria zingaresca folle e stordente come quelle scale che mozzano il fiato e danno le vertigini, col loro ritmo sincopato e travolgente. Un po’ balcanico, un po’ klezmer.
E l’aria della città che si fa meno triste e scontata; o forse di più, nel contrasto tra il grigiore del nostro autunno, e gli odori pungenti e i sapori forti che le note evocano e fanno aleggiare per la piazza.

Li cerco, li trovo. Suonano magistralmente, con quella fluidità che solo la costante e gioiosa confidenza con lo strumento ti può dare, quando lo strumento è addirittura più di una parte di te: è la tua voce, i tuoi pensieri, il tuo modo di vedere le cose.
Sono qui a cercar probabilmente un modo meno provvisorio di tirare a campare, e parlano tra loro con quel tono deciso, sempre sopra le righe, che hanno gli uomini dell’est. Rumeni probabilmente, o forse moldavi, a sentire la parlata.
Arrivati qui chissà come, chissà per quanto, che certo un po’ zingari lo sono. Chissà se hanno una moglie da qualche parte, e dei figli: forse no, perché quando sei musico, sei troppo impegnato a raccontare agli altri la loro anima per poterti permettere il lusso di preoccuparti della tua.
Un sorriso, e una moneta dati fugacemente, e un cenno di risposta, a ricambiare. Un cenno prezioso, perché sempre gentile e sincero, e perché venuto da lontano, a raccontar modi d’essere che abbiam perduto, o forse non abbiamo nemmeno mai posseduto. Modi d’essere in cui il fantastico è una struttura del quotidiano, e nei quali uno strumento musicale riempie la vita più delle mille altre cose che non hai e non potrai mai avere.
E finisce che quello strumento diventa la sola ricchezza che puoi spendere, per cercare qualcosa di migliore; che, certo, non troverai qui.

Qui, in un posto dove la ricchezza che doni, pure racchiusa in poche note intrecciate di una tromba e una fisarmonica, vale più di tutti i beni in bella mostra in tutte le vetrine di tutta questa città.
E davvero chiederesti loro, voi che regalate felicità, cosa volete in cambio di migliore?


« E poi se la gente sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare.
Finì con i campi alle ortiche
finì con un flauto spezzato
e un ridere rauco e ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto. »

 
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Commenti al Post:
isotropico
isotropico il 14/11/05 alle 01:26 via WEB
Come mi piace ascoltare i suonatori in centro a Padova, specie in questa stagione di freddo e di grigio. Mi piace molto la musica dell'Est europeo: e poi loro hanno un entusiasmo, un rapporto fisico con lo strumento che hanno in mano, che noi possiamo solo invidiargli. Che bella canzone quella di De André.
(Rispondi)
 
 
isotropico
isotropico il 14/11/05 alle 20:08 via WEB
(E poi quella foto è stata scattata in Piazza Cavour a Padova.)
(Rispondi)
 
lorteyuw
lorteyuw il 24/03/09 alle 20:46 via WEB
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