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La Leggenda del Dragone

 

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CAPITOLO XLIX

Post n°53 pubblicato il 10 Dicembre 2008 da Tyki_Mikk
 

Il giovane stregone non riuscì a capire per quale motivo non fosse più in grado di muovere la propria mano destra. Sconvolgendo tutti, era stato Vash a bloccarla, e nonostante non potesse muovere né braccia, né gambe. Quando anche il guerriero mago si accorse di come aveva fatto, non poté fare a meno di gridare per la sorpresa, e forse pure per lo spavento. Il suo polso era infatti avvolto da quello che gli era sembrato il corpo di un grosso serpente, ma che in realtà si rivelava essere una lunga e sottile coda squamosa.
<<Non morirò qui!!>>
Il cacciatore lo stava fissando dritto negli occhi, aveva assunto un'aria terribilmente minacciosa e selvaggiamente indomita. Digrignava i denti, esponendo dei canini di dimensioni straordinarie. La sua coda si strinse come una morsa attorno al polso, iniziando a stritolarglielo. Questa volta le grida di sofferenza del mago Deathforce fecero rabbrividire i presenti. Sopraffatto dal dolore, l'uomo cadde in ginocchio. Allora la coda cambiò obiettivo e gli si avvolse rapidamente attorno al collo.
<<Sarete voi a morire!!>>
Vedendo il compagno soffocare, uno dei lanceri Deathforce si precipitò verso Vash con la punta dell'arma protesa a colpire. Ma non fu abbastanza veloce, perché si udì con agghiacciante chiarezza il suono del collo dello stregone che si spezzava. Il suo corpo cadde a terra come un fantoccio inanimato, mentre tutti osservavano la scena trattenendo il fiato per lo stupore.
<<Devo liberarmi!!>>
Ripresosi, il lancere scattò nuovamente alla carica, ma senza sforzarsi troppo il cacciatore si liberò dal sortilegio che lo immobilizzava. Non fu chiaro come ci fosse riuscito, poiché un incantesimo di quel tipo non svaniva subito, nemmeno dopo la morte di chi lo aveva evocato. Quando il guerriero lo raggiunse, Vash lo anticipò e lo colpì con le mani artigliate, dilaniandone l'addome dal basso verso l'alto. L'attacco sventrò con violenza inaudita l'avversario, che si accasciò senza vita proprio sopra il cadavere del compagno. Le altre persone presenti nella stanza erano praticamente paralizzate dall'orrore.
"Avevo sentito dire da alcuni allievi che tu eri un mostro..." sussurrò Erwin con voce irreale, un atteggiamento assente: "Credevo che fosse un modo per dire che eri particolarmente in gamba, o che avessi dei comportamenti bizzarri... Di certo non immaginavo minimamente qualcosa di simile!"
L'ex allievo ora lo puntava con lo sguardo, fisso e deciso. Il Maestro dovette lasciar andare Sarah per impugnare le sue armi e prepararsi al nuovo scontro.
Ma sorprendentemente Vash piombò invece sul Capitano di Feor spostandosi a una velocità assolutamente inumana. L'ultimo Guerriero Deathforce gli si oppose con intenzione di difendere Kaejis, tenendo la sua lancia in posizione di difesa. Gli artigli del cacciatore, simili a coltelli, ne spezzarono però in due il manico di metallo con incredibile facilità e si piantarono quindi nel suo collo, affondando in profondità, sino alle dita. Con un movimento istantaneo Vash sollevò quindi il braccio verso l'alto e la testa del lancere si staccò dal resto del corpo. Mentre il sangue schizzava su di lei, Kaejis guardava la scena impietrita. Era rimasta semplicemente sconvolta. Gli occhi di lui, che per un lungo istante rimasero fissi sui suoi, le apparvero come quelli di una belva, anzi di un mostro.
"Allora, vogliamo finire il nostro duello?!" richiamò Erwin l'attenzione del cacciatore: "Vorresti farmi credere che adesso sei più forte di com'eri poco fa?! Allora fammi vedere..."
Finalmente aveva recuperato il sangue freddo e si preparava a fare sul serio. Un guerriero della sua esperienza non si meravigliava più di nulla, non arretrava mai ed era pronto ad affrontare ogni situazione. Se non fosse intervenuto, probabilmente il Capitano di Feor non avrebbe avuto scampo. Il giovane, che nonostante un aspetto poco umano sembrava aver ritrovato di colpo la sua proverbiale impassibilità, ritornò con calma sui suoi passi e raccolse da terra il proprio spadone.
Senza concedergli altro tempo, il Maestro lo attaccò e le loro spade ripresero a incrociarsi con sempre maggiore frequenza. Questa volta Vash teneva decisamente testa al suo ex insegnante, pur usando lo spadone esclusivamente con la sola mano destra. I suoi colpi ora parevano terribilmente forti e violenti, ma l'uomo che aveva di fronte rispondeva con altrettanta energia. O almeno così poteva sembrare in un primo momento.
Quando Erwin iniziò a vacillare, Kaejis, rendendosene conto, decise di intervenire. Ma dovette desistere dopo una frustata intimidatoria del cacciatore con la lunga e sottile coda a punta di freccia. L'aveva evitata appena in tempo. Il capitano di Feor non rinunciò, ma appena decise di riprovare, un colpo a tradimento lo fece crollare al suolo privo di sensi.
"Stanne fuori, Kaejis!" le disse Ander: "Questo è un duello, nessuno ha il diritto di intromettersi!"
Le lame delle spade dei duellanti intanto provocavano scintille a ogni loro impatto, rovinandosi a vicenda a causa della potenza dei fendenti. Il Maestro Deathforce notò con un po' d'incredulità che anche il suo scudo d'acciaio era vicino al suo limite. Il suo corpo accusava la stanchezza e la fatica di quel prolungato duello, eppure il suo avversario non mostrava il minimo cedimento. Era una furia, istinto puro.
"Questo è il modo di combattere!" sorrise compiaciuto Erwin: "Forse sono stato troppo precipitoso a giudicarti..."
Il suo ex allievo lo incalzava senza tregua. Appena lui cercava di allontanarsi di un paio di passi per rifiatare, Vash gli era subito addosso con attacchi che parevano sempre più forti. In realtà era lui a essere sempre più debole. Non gli era mai successo di arrivare completamente stremato alla fine di un combattimento. Ma c'era una prima volta per ogni cosa.
All'ennesimo affondo del cacciatore, lo scudo si frantumò e il Maestro fu costretto a liberarsene.
"Peccato, ci ero molto affezionato!" dichiarò ansimante: "Adesso ne ho abbastanza... facciamola finita!"
Impugnando la sua lunga spada con due mani, Erwin partì al contrattacco, talmente rapido da cogliere di sorpresa Vash e ferirlo al braccio sinistro con un taglio piuttosto profondo. Il suo sangue schizzò sul pavimento della stanza, ma il cacciatore non fiatò nemmeno. Fu invece pronto a controbattere e ricominciò così il fragore delle spade che si incrociavano.
Fortemente impressionate, Sarah e Diana osservavano il confronto a distanza, senza sapere come comportarsi. Avrebbero dovuto aiutare Vash, o starne alla larga?
Erwin affondò ancora una volta, sfiorando lo zigomo destro del cacciatore. Un rivolo rosso gli scese sul viso. Era riuscito a spostare la testa un attimo prima che venisse colpita in pieno.
"La tua fortuna dovrà finire prima o poi!" imprecò l'altro a modo suo: "Che ti prende? Hai perso la lingua o sei fuori di te?"
Ma l'altro non fiatava. Si limitava a fissarlo con quegli occhi, letteralmente iniettati di sangue.
Al terzo tentativo il Maestro Deathforce mirò al cuore. Ma grazie a dei riflessi straordinari, questa volta Vash reagì intercettando l'arma con un violento pugno e mandandola così completamente a vuoto. Quindi approfittando della mancanza di guardia del suo avversario, affondò a sua volta lo spadone nel corpo dell'altro. Dal ventre la lama penetrò in profondità salendo verso l'alto.
"Notevole..." sussurrò mentre la voce veniva soffocata dal sangue: "Non mi apettavo una reazione del genere!"
L'impugnatura dell'arma gli scivolò dalle mani, le forze iniziarono ad abbandonarlo. Sconfitto, si accasciò in ginocchio.
"Maes...tro..." parlò con qualche difficoltà Vash: "Io... non sono... inferiore a Jax!"
Dopo aver lottato con grinta, forza e velocità superbe, adesso il suo giovane allievo era immobile come una statua, ritto sopra di lui.
"Ah... credevo avessi perduto il lume della ragione!" sorrise debolmete Erwin: "Se è così... allora devi affrontarlo... e batterlo!"
Erwin Roddenbath crollò a terra per non rialzarsi più. Aveva terminato il suo ultimo combattimento. E aveva lottato con onore. Anche allora il cacciatore rimase fermo a guardarlo, lo sguardo fisso e inespressivo. I suoi compagni non riuscivano ancora a comprendere veramente tutto l'accaduto e attendevano incerti e preoccupati la sua prossima reazione.
"Vash?" si fece coraggio Ander.
Non sapeva se fosse una buona idea distrarlo in quel momento, ma non avevano tempo per prendersela comoda. C'era ancora una missione da compiere e quello non era certamente il luogo adatto per fermarsi.
Il cacciatore, che era rivolto di spalle, mosse appena la testa.
"E' andato..." sussurrò mestamente.
"Mi dispiace." rispose l'amico gravemente: "Non è facile... Erwin è stato molto importante per te... ma dopotutto sono convinto che questa fosse la fine che desiderava."
"Mi stavo riferendo allo spadone."
"Come?" si sorprese il cavaliere.
"Ha raggiunto il suo limite." spiegò Vash con voce bassa, inespressiva, vuota di ogni emozione: "Potrebbe spezzarsi da un momento all'altro."
Ander posò lo sguardo sulla lama dello spadone, completamente rovinata dai terribili colpi di quel duello. Non riusciva nemmeno a immaginare il cacciatore privo di quell'arma. Fornitagli tre anni prima dalla Deathforce stessa, da allora non se n'era mai separato.
Quando egli finalmente si voltò, fissò l'amico con i soliti occhi argentei. Non c'era su di lui più traccia dei strani disegni, tatuaggi o altro. Persino la coda era svanita sotto il lungo mantello invernale, come se non fosse mai esistita e fosse stata solo frutto della loro immaginazione.
Sarah e Diana tirarono un sospiro di sollievo. Fino a quel momento la loro tensione era giunta a livelli insopportabili.

"Perché non hai finito Kaejis?" domandò Vash con spietata freddezza: "Sarebbe stato un fastidioso ostacolo in meno."
"Stai dicendo sul serio?" lo guardò Ander incredulo e dopo qualche esitazione rispose: "Non ci sono riuscito... ma sappi che non ho rimpianti!"
L'altro non ribatté. Era già abbastanza contrariato per come si stavano mettendo le cose. Ogni uomo presente all'interno del palazzo era ormai sulle loro tracce e senza che fossero riusciti a combinare ancora nulla.
Mentre fuggivano passando da una stanza all'altra, il cacciatore provava a riflettere su dove potesse essere tenuta prigioniera la principessa di Northland. La realtà era molto diversa da come era stata prevista. Non c'era alcuna traccia dell'ostaggio e più cercavano, più Vash si convinceva che non lo avrebbero trovato. Il terzo piano del palazzo era pressoché deserto. Si udivano solo le grida e i passi dei feoriani che sopraggiungevano per catturarli.
"E' inutile insistere, qui non c'è!" fece fermare i compagni: "Dovremmo scendere..."
"E come pensi di fare, ora?" lo interrogò il cavaliere: "Ci sono soldati ovunque, tutte le scale saranno sicuramente presidiate!"
Naturalmente era vero e Vash non ne dubitò. Si massagiò pensieroso il braccio sinistro ferito, cui Sarah aveva avuto solo il tempo di limitare l'emorragia.
"Seguitemi!"
Il cacciatore li guidò all'interno dell'ultima stanza in cui erano stati. Si fece dare la sacca da Diana ed estrasse da essa la corda che portavano con sé.
"Copritevi per bene, per un po' sentirete freddo."
Con queste parole Vash si diresse alla finestra e l'apri senza esitazioni. Subito il gelo invase la stanza, penetrando inesorabile nelle loro ossa.
"Che stai facendo?!" si preoccupò Diana, nonostante tendesse ad appoggiarlo in ogni sua decisione.
"Scendiamo al piano inferiore." spiegò lui assicurando un'estremità della corda su una sporgenza della ringhiera esterna.
Fatto ciò, vi si aggrappò e iniziò a scendere lungo la corda. Con notevole destrezza si ritrovò in un attimo sul piccolo balcone del piano inferiore. Quindi fece cenno ai compagni di raggiungerlo. Sarah era spaventata solo all'idea, ma avrebbe fatto qualunque cosa per sfuggire a quel freddo e senza pensarci troppo, si ritrovò sul balcone quasi senza accorgersene. Prima che si calasse anche l'ultimo, cioè Ander, Vash sfondò la finestra che aveva di fronte con una violenta spallata. I vetri finirono in frantumi con inevitabile fragore.
"Presto, allontaniamoci, prima che le guardie ci siano addosso!" ordinò il cacciatore.
E di nuovo si mossero con rapidità e silenzio tra i corridoi e le stanze del palazzo. Ma ai feoriani non era sfuggito quel rumore e si misero subito alla loro ricerca anche nel secondo piano. Erano in gran numero e gli ambienti troppo spaziosi, perché i quattro intrusi non venissero infine avvistati e tallonati. Vash e gli altri iniziarono a correre con l'intento di seminare gli inseguitori quel che bastava per riuscire a nascondersi e rifiatare. Ma si dimostrò essere un'impresa davvero ardua, e alla fine di un ennesimo corridoio si ritrovarono in un vicolo cieco.
"Oh, magnifico!" esclamò Ander con sarcasmo: "Mi spieghi allora a cosa ci servisse la mappa?"
"Come credi che avessi il tempo di consultarla?" si stizzì Vash: "E poi è inutile se non sappiamo dove andare!"
"Cosa facciamo, cosa facciamo?!!" chiese Diana ansimante e nervosa.
I passi dei feoriani le ricordarono che da un momento all'altro sarebbero stati scovati e raggiunti.
"Ragazze, nascondetevi all'interno di quella stanza!" decise in fretta il cacciatore: "Barricatevi se sarà necessario, ma aspettate lì finché non torneremo a riprendervi!"
Aveva indicato la porta alla loro sinistra. Sarah e Diana si affrettarono a obbedire e richiusero la porta dietro di sé appena prima che i soldati si presentassero all'altra estremità del corridoio. Scorgendo i due giovani, avanzarono compatti verso di loro.
"E ora?" domandò Ander sconsolato.
"Ho un'idea..." rispose Vash: "Vieni!"
I due giovani si rifugiarono nella stanza alla loro destra, che stava esattamente di fronte a quella delle ragazze. Una volta entrati, Ander ne serrò l'entrata meglio che poté, trascinandovi davanti anche i mobili più vicini.
"Ma cosa avevi in mente?! Siamo come topi in trappola!" protestò a quel punto.
I feoriani si erano raccolti dall'altro parte della porta e iniziarono a colpirla con forza per sfondarla. Il cavaliere poté udire le loro minacce, imprecazioni e grida di battaglia. Ben presto dovettero aver trovato qualcosa da usare come ariete, perché i colpi si fecero più violenti e la barricata stava per cedere.
"Allora?!" si spazientì: "Qual è il tuo piano geniale?! Come ci tiriamo fuori da questa situazione?!"
Ma Vash rimase in silenzio.
"Mi stai ascoltando?!"
Quando si voltò verso di lui, Ander si accorse che il compagno rimaneva immobile e muto. Aveva chiuso gli occhi nel tentativo di raggiungere un altissimo livello di concentrazione. Poi iniziò a recitare una formula.
"Veni mihi maioris status vis magica..." sussurrò sommessamente: "Invoco te, elementum rubrum!"
"Ah... a quanto pare hai deciso di fare sul serio!" reagì l'altro intimorito: "Avresti potuto dirmelo!"
Ander si spostò subito dallo spazio che stava tra il cacciatore e la porta. Proprio allora questa cedette e i feoriani si riversarono nella stanza.
"Focus: Sphaera Ignis!!"
Vash protese entrambe le mani davanti a sé. Esse formarono dal nulla una palla di fuoco che iniziò a ingrandirsi smisuratamente. Superati i cinque piedi di diametro, fu lanciata dal cacciatore in direzione dei nemici e dell'entrata della stanza.
La devastazione che ne seguì fu terribile. Molti dei nemici furono investiti dalla palla di fuoco, al contatto con essa la parete della stanza esplose in grossi detriti. Oltre a questi davanti ai due ragazzi restavano solo corpi carbonizzati. Altri soldati erano seriamente ustionati e si disperavano tra grida strazianti, mentre venivano divorati senza pietà dalle fiamme.
"Via libera!"
Vash balzò oltre ai resti che aveva creato e raggiunse ancora una volta il corridoio. Qui era atteso da altri uomini, che si disposero in semicerchio attorno a lui. Erano ancora troppi per poterli affrontare all'arma bianca e il cacciatore strinse i pugni frustrato. Dietro a lui sopraggiungeva finalmente Ander.
"Fulmen: Catena Fulgurum!"
Tenendo l'alabarda sopra di sé, il cavaliere iniziò a farla ruotare sempre più velocemente. Da essa iniziarono a sprigionarsi delle saette che colpirono in ogni direzione e con forza devastante. I nemici colpiti rimasero folgorati, gli altri cercarono di darsi alla fuga. Ma quel potente attacco non diede scampo a nessuno dei presenti.
"Niente male, davvero!" si congratulò Vash sorpreso.
"Non sei l'unico qui che è in grado di usare una magia di livello superiore!" sorrise Ander compiaciuto di sé.
In due avevano sbaragliato i loro inseguitori e per il momento potevano proseguire. Ma non avevano tempo da perdere, poiché i nemici presenti nel palazzo erano ancora numerosissimi e il loro obiettivo sembrava più che mai introvabile.

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