« stand by | inu mo arukeba bô ni ataru » |
Finalmente ho recuperato la mia fida Kamera ed eccomi a voi per parlare ancora della Sicilia, che con l'arrivo della bella stagione propone feste, fiere ed eventi, come Taormina Arte ad esempio, degne di tutto rispetto, e quale migliore occasione per riprendere a "rubar attimi al tempo"...
La festa "do pisci a mmari".
Ogni anno, ad Acitrezza, antico villaggio dei Malavoglia, teatro del romanzo verghiano, durante le celebrazioni del patrono, S.Giovanni Battista, si rinnova una tradizione che risale all'inaugurazione della statua lignea del Battista, sin dal 1750, nel pomeriggio del 24 di Giugno, giorno della festa di San Giovanni Battista, il paese veniva addobbato con pennoni e bandiere e illuminato con lucerne di terracotta alimentate ad olio di oliva e si mangiavano le fave nuove perché si riteneva facessero scontare loro i peccati. Alcuni raccoglievano anche l'erba puleggia, i cui vapori lenivano i dolori facciali mentre altri, specie chi aveva una malattia agli occhi, facevano il bagno il giorno di S. Giovanni Battista ritenendolo miracoloso. Le donne e i bambini, per adempiere ai voti fatti durante l'anno, indossavano, e ancora oggi lo fanno, dei capi colore rosso, e una cordicina gialla che circondava loro la vita.
Intorno al 1822, in occasione della festa, si racconta rappresentasse la "Conquista di Algeri",e cioè l'assalto di alcune fortezze turche da parte della flotta cristiana, episodio saliente dell'impresa di Carlo V nel 1541, ma le sue radici sono tanto vecchie quanto le antiche origini del paese e si perdono come sempre nei meandri del tempo, certo che inizialmente fosse un rito pagano.
La festa di San Giovanni Battista e molto sentita nei borghi marinari, tanto che i pescatori a tutt'oggi vi si rivolgono per ottenere una pesca abbondante.
Oggi si tratta di una pantomima realizzata per rallegrare i turisci e curiosi e per ricordare le tradizioni che altrimenti scomparirebbero.
Molti sono i borgi marinari che festeggiano con questo rito, il più importante ed antico è proprio quello che si svolge ad Acitrezza, mentre le foto si riferiscono al rito di San Giovanni li cuti, un antico borgo di pescatori oggi incastonato tra i palazzi della città che inesorabilmente avanza ingoiando tutto.
Tutto inizia con la calata dei pescatori verso il mare che invocano San Giovanni Battista affinché la pesca che si accingono a svolgere, possa andare bene e possa essere abbondante e senza pericoli.
Tra la folla presente nella strada, sei uomini si avviano ballando sulle note di musiche tradizionali ritmate, suonate da un corpo bandistico, ostentando calzoni corti stracciati, una maglia rossa e una fascia gialla a tracolla che rappresentano i colori simboleggianti il Santo Patrono, un cappellaccio di paglia, ed infine cinti sulla vita da un cordone che tra loro li collega.
Tra gli attori della pantomima, tre iniziano la cala della barca (che viene addobbata con fiori e nastri rossi e gialli), due prendono posto sul molo in modo da poter seguire le fasi della pesca. U “rais”, che sta sul molo, è colui che grida e dirige la pesca, urlando tradizionali frasi in dialetto.
"A livanti... A punenti"
Si comincia la pesca "do pisci", nella prima parte rappresentato da un esperto nuotatore che si immerge nello specchio di acqua teatro della pantomima.
Il “rais”, dall'alto di uno scoglio, avvista l’uomo-pesce e lancia segnali e urla, quindi, dopo vari tentativi, il pesce viene preso e levato a bordo, ma prontamente riesce a fuggire dalle mani dei pescatori già pronti a tagliarlo a fette.
I pescatori dunque, imprecano contro la mala sorte, ed il “rais” disperato si getta in acqua. Inizia così la vera lotta con la preda che viene nuovamente infilzata, ferita e catturata, con il mare si tinge del suo sangue rosso.
Sulla barca tengono saldamente l’uomo-pesce per le braccia e le gambe e, mentre minacciano di squartarlo con una grande mannaia, questo si agita ormai conscio del suo destino. Ma dopo essersi dimenato a lungo, riesce a scappare nuovamente gettando nello sconforto i pescatori.
Alla fine il “rais” che avvista nuovamente la preda,questa volta è un pesce vero, un tonno immerso precedentemente nelle acque del molo, che finalmente viene catturata e viene affettata.
Quando i teatranti, che sono tutti pescatori professionisti, urlano la bontà delle carni, con la gente che applaude ed il corpo bandistico che suona incessantemente a festa, per il pesce sembra davvero finita. Ma a pochi metri dall'approdo fugge definitivamente, scomparendo tra i flutti.
Gli spettatori gridano, il “rais” impreca e si rigetta in mare, ed alla fine i pescatori in preda allo sconforto capovolgono la barca che chiudono l'avvenimento ancora una volta onorato, ovvero l’ennesima rappresentazione della continua lotta dell’uomo per sopravvivere in questi luoghi.
Chiudono come sempre i fuochi d'artificio che illuminano tutta la zono antistante, mentre la banda musicale, che nel frattempo ha stazionato proprio accanto a me,non ha mai smesso di strimpellare i vari motivetti senza tempo, continua il suo lavoro per la felicità dei miei poveri timpani....
Vi lascio con un video, che non rende certamente giustizia, ma è in grado di dare un'idea dello svolgimento del rito.
-Il mare è un antico idioma che non riesco a decifrare- Jorges Luis Borges, “Navigazione, da Luna de enfrente”
Sayonara