Un fico per ridereLa vera vocazione di ognuno è una sola, quella di arrivare a se stesso. Finisca poeta o pazzo, profeta o delinquente, non è affar suo, e in fin dei conti è indifferente. H.Hesse |
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Stimolato da Pat e dal mio post precedente, mi è venuta voglia di ricordare un dei miei cult movies degli anni ottanta: Il Grande Freddo (TheBig Chill). Uscì nel 1983, Nando Martellini aveva urlato per tre volte che eravamo campioni del mondo da circa un anno,e più o meno dallo stesso periodo, io ero iscritto alla facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali. Corso di Laurea in Chimica. La trama del film era per me accattivante: degli ex compagni di università si ritrovano, dopo 15 anni, per i funerali di uno di loro, morto suicida, senza alcun motivazione apparente. Dopo aver condiviso le speranze e i sogni dei giovani degli anni sessanta, si incontrano all'inizio del riflusso degli anni ottanta, avendo smarrito per strada i loro ideali e le loro speranze. In otto (più l’ex compagna del suicida) passano un week end in casa a parlare sé, di cosa avevano pensato di diventare e di cosa invece avevano fatto delle loro vite. E’ un film sulla differenza tra i decennio del grande sogno (i ’60) e il decennio del riflusso e del successo individuale (gli '80), sulla difficoltà di crescere ed affrontare la vita reale e di mantenere vivi gli ideali della giovinezza e soprattuttto sull'amicizia. Tutto il film è immerso nella musica calda e suggestiva di alcuni miti musicali degli anni sessanta: dai Procol Harum, Rolling Stones, The Beach Boys, The Band, Aretha Franklin ed altri . Il cast era composto da attori allora giovani e semisconosciuti, ma che avrebbero fatto una buona carriera: da Kevin Kline a Wiliam Hurt, passando da Glen Close, Jeff Godblum e Tom Berenger. Particolarmente curiosa invece la partecipazione di Kevin Kostner, che avrebbe dovuto interpretare il morto suicida (Alex) in una serie di flash back, tagliati poi i fase di montaggio, e di cui, in tutto il film, si vedono solo i polsi tagliati all’obitorio.
Ricordo che questo film, la cui videocassetta iniziò ben presto a dare segni di cedimento, fu alla base di varie discussioni notturne sull'amicizia e su quello che sarebbe stato il nostro futuro. Epica fu quella su una delle scene finali del film, in cui Meg, avvocato di successo, ma senza un compagno, chiede all’amica Sara di prestarle il marito Harold, per permetterle di avere il figlio che desiderava avere. Sara accetta, anche per perdonarsi e farsi perdonare una relazione avuta con Alex (il suicida). Dopo circa 3 ore di acceso dibattito, le ragazze arrivarono quasi alle mani urlandosi “io glielo darei“ (sottinteso il marito, of course) oppure “io no e te sei una m…”. Quando scoppiò la rissa, io stavo ormai dormendo da un po’ su un divano.
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Sono arrivata in Italia in pieno Drive-in e... beh sì... guardavo e un po' mi ha aiutato nell'apprendimento dell'Italiano. Lo so, si spiegano tante cose ;))