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Post n°67 pubblicato il 26 Settembre 2008 da verdepalude
Lo so che questo blog si sta trasformando in una specie di elenco di necrologi. Però ci sono delle vite che mi colpiscono. Mi danno la sensazione di non essere passate invano. Pochi giorni fa è morto Giorgio Bettinelli . Forse a molti il suo nome non dirà niente, ma se qualcuno di voi conosce un pò il mondo delle vespe (lo scooter, non l’imenottero), saprà che Giorgio è stato il più grande vespista di tutti i tempi. In sella alla sua vespa ha girato tutto il mondo. E uso la parola “mondo”, non tanto per dire. La sua avventura inizia un giorno, quando monta in sella a una vespa PX 125 bianca a Roma e parte. Quando si ferma, 24.000 km dopo, è a Saigon. Ma è solo l’inizio. Subito dopo si fa altri 36.000 km dall’Alaska alla Terra del Fuoco. Poi va da Melbourne a Città del Capo (52.000 km). Poi semplicemente viaggia attraverso il mondo senza fermarsi per 150.000 km. Dal Cile alla Tasmania, attraverso Americhe, Siberia, Europa, Africa, Asia e Oceania. Di passaggio da Katmandu, conosce una ragazza cinese, la monta sulla sella della sua vespa e la porta in Italia, dove la sposa. Si trasferisce in Cina, dove passa gli ultimi anni a viaggiare in lungo e largo alla scoperta dell’Impero di Mezzo. Ed è proprio in Cina che qualche giorno fa è morto, a 53 anni. Nel corso della sua avventura ha imparato sei lingue (inglese, indonesiano, spagnolo, portoghese, russo, francese). Ha scritto vari libri, è stato intervistato un numero incredibile di volte (pare che qualcuno abbia contato 634 interviste) ed è andato in onda su Cnn, Discovery Channel e su una marea di televisioni nazionali e locali in 134 paesi di cinque continenti.
Mi piace salutarlo con sue parole, riprese da uno dei tanti blog che lo hanno celebrato in questi giorni. Rimango altre quattro ore in sella, e guido finché il sole è già quasi al tramonto, secondo una sana abitudine che da tempo ero costretto a perdere, prima di fermarmi in un villaggio qualsiasi per passare la notte. E’ una delle sensazioni che ho sempre amato di più, e che così spesso mi ha dato l'illusione di essere libero e padrone della mia vita: quel grappolo di minuti dalla consistenza indefinibile, quando non è ancora buio e non è più giorno, e tu entri in un posto che non hai mai sentito nominare, con la consapevolezza che domani sarai già lontano, e che per altri mesi, per altri anni, per altri grappoli di minuti della stessa intensità continuerai ad allontanarti, assecondando il dipanarsi di una matassa il cui filo ti si srotola tra le mani senza farsi accorgere, e finisce dall'altra parte del mondo.
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