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Breviario

Post n°115 pubblicato il 09 Gennaio 2006 da distico
Foto di distico

Ecco dunque qui, il dito a cercare il campanello da suonare, più veloce degli occhi, un colpo di tosse a raschiar la gola.

Perché sono qui?

Domanda banale, fin troppo, adesso che la situazione è palindroma: da qualsiasi parte la guardi assume sempre la stessa significazione.

Vedi, io sono un sognatore, la psicologa c’était raillée un peu de lui en disant qu’il était un rêveur car il pleurait en faisant l’amour la premiere fois avec ses copines.

Pensa che giro con attaccata alla borsa una poesia, perciò se a Roma vedi uno così, hai buone possibilità che sia io.

E accade che a volte pesino troppo e che vuoi buttarli via, i sogni intendo.

Una mia amica, psicologa anch’essa, e dalli con questi psicologi, dice che sono un uomo sui generis, strano, particolare, si chiede in maniera retorica perché ci sposa spesso se non sempre con la propria antitesi, se non fosse sposata con un mio amico direi che ci prova, ma tant’è che me ne basta averlo tradito uno di amico.

Alla fine faccio casini, costantemente, soffro, brigo, mi minaccio, mi umilio, mi scorno col vento, non a caso Don Quijote è uno dei miei eroi preferiti, insieme a Corto Maltese.

E allora non voglio più che lei sia stata l’ultima, voglio altri ricordi da ricordare.

Non Vale la pena restare ancorato a certe emozioni, proprio oggi che tutto si compra con pochi centesimi, pure l’illusione della felicità, dopotutto.

Trovo il nome, in un palazzone anonimo vicino piazza Vittorio, mi aspettava.

Ha occhi gentili e lineamenti dolci, a guardarla bene ci si potrebbe persino innamorare, tanto è carina e minuta.

Avevo sentito la sua voce per telefono, poche battute, di dove sei, dove abiti, e scemenze del genere che senz’altro sapete bene, se giocate al gioco di ruolo della seduzione, tutto con quell’accento che mi fa impazzire; sbrighiamo le formalità, un caffè, una sigaretta, si parla, on bavarde un peu, le prendo la mano, e sia.

Trenta minuti di pace e l’impressione che mi volesse pure bene, trenta minuti, poi pago e me ne vado.

 
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