ushuaia

idee in libertà

 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

magdalene57cicuta4marco.aliaslosciccosrobertabello26gianna.omenettocinieri.cinierisignora_sklerotica_2Carmela_Mastropaolopalupeppepariro2010unapartedite5strong_passionflussilavorokykky2001
 

ULTIMI COMMENTI

Ciao bello mio, auguri di un buon anno ....
Inviato da: nagual_juan
il 01/01/2011 alle 02:07
 
Ciao, cicù. Ho trovato il tempo di leggere questo racconto:...
Inviato da: goetterbote
il 01/12/2009 alle 18:47
 
....bè..dai!...un ...
Inviato da: venuss99
il 28/11/2009 alle 13:33
 
Buongiorno Cicuta.... spero che sia solo voglia di...
Inviato da: chimicamd
il 28/11/2009 alle 07:38
 
....forse erano immagini...
Inviato da: venuss99
il 12/11/2009 alle 14:47
 
 

TAG

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
Citazioni nei Blog Amici: 6
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« passaportilibera! »

a day in my life

Post n°48 pubblicato il 02 Luglio 2008 da cicuta4
 
Foto di cicuta4

è un pò che non ci sentiamo, e ci sarà modo e tempo (forse) di parlarne, di analizzare fino in fondo la grettezza e la meschinità dell'animo umano.
stasera voglio solo raccogliere le carezze dello sciamano (non quello folle che fa parte - senza saperlo peraltro - dei miei blog amici, no, intendo lo sciamano vero) e del buon mozzo (facce sognà - seee, 'na parola...). raccolgo i silenzi di chi mi ha fatto capire di esserci venendomi a trovare, e le 'sbottate' di chi è venuto a prendermi per mano in pvt. facendomi ricordare che i pvt non sono solo il miglior sentiero praticato dai vigliacchi.
bene, non perdiamoci in convenevoli, cominciamo.
facciamo che torniamo piccoli.
compitino (si chiamava così da me, non so da voi): "racconta la tua giornata di oggi".
svolgimento...
come ogni benedetta mattina, la puttana si sveglia esattamente alle 6.45. otto minuti dopo, ci tiene a farmi sapere che il mio sonno è finito. poi me lo ridice alle 7.01, e alle 7.09.
prima che riparli (alle 7.17) mi alzo e vado a mettere la caffettiera (preparata ieri sera, insieme alla tazzina - se prende solo il caffè - o alla tazza - se prende anche il latte -, al cucchiaino, alla zuccheriera, il tutto sulla meravigliosa tovaglietta in plastica ikea) sul fuoco... se è la caffettiera piccola resto, due minuti ed è pronto... se è quella più grande torno a letto. ma tanto non c'è scampo: tutte le sante mattine il caffè sversa sul fornello...
fatta questa operazione mi rimetto comunque a letto. alle 7.25 la malefica parla di nuovo. alle 7.33 con una carezza dico alla mia marinaia che è ora, e con un cazzotto spengo quella bestia che starnazza dalle 6.45: era scontato che parlavo della sveglia, no?...
... un pò loffio come inizio, capisco... è che devo parlare di persone, gente che vedo per la strada, gente che vedo sulla mia strada, che osservo in silenzio cercando di capire senza essere invadente. e non è facile raccontare quello che vedo...
in un giorno della mia vita, oggi, si comincia dal fruttivendolo.
quando la marinaia esce vado a comprare latte e banane per il mio frullato mattutino.
da un pò di tempo (ed è successo anche stamattina) sotto casa incontro un amico, collega di lavoro, che porta la figlia all'asilo. ogni volta mi stupisco di dover constatare quanto è bello e fresco, quanta gioia di vivere mi ispira, bello lui, bella la moglie, meravigliosa la piccola. e quegli occhi, i suoi occhi, ridono, ridono sempre. non che non lo veda mai incazzato, perplesso, polemico... ma quegli occhi raccontano della serenità del mondo...
sono arrivato dal fruttivendolo, sto frenando il mio motorozzo e vedo un altro amico, e questo mi racconta un'altra storia. la storia di tre anni di medie insieme, e poi puff!, spariti l'uno per l'altro, e l'assurdo è che da almeno vent'anni abitiamo così vicini che quasi potremmo salutarci affacciandoci alla finestra... "come stai, lavori sempre lì, abiti là, sei sposato, son sposato, tre figli, no, nessuno, capelli pochi, capelli grigi, ah-ah, ciao, ci si rivede - forse tra vent'anni?"...
forse tra vent'anni ti rivedrò, o tu rivedrai me, come sto osservando questo vecchietto nel negozio. anche lui ha la mia stessa missione stamattina, due banane in mano e una terza sulla bilancia (ma se è riuscito a pesare le prime due perchè deve chiedere aiuto alla signora per la terza?...)... "1 euro e 26", dice lei (potenza della magia, le mie banane, tra qualche secondo, costeranno la stessa cifra al centesimo), lui si guarda la mano, ha 1 euro e 23, guarda lei (tra tutti e due credo che abbiano una conoscenza molto approfondita della seconda guerra mondiale, e che abbiano mancato non di molto la prima), fa il gesto di frugarsi le tasche, lei gli dice che va bene così, lui va via col suo piccolo trofeo...
... che sicuramente avrà apprezzato più di me, a giudicare di come tratto 'sta banana a casa. via la buccia, zac-zac le fettine nel frullatore, zucchero, latte, caffè, swissshhhh, beviamo, via, togli i bermuda e la maglietta, metti le scarpe, pantaloni, camicia bianca, cravatta azzurra, giacca (cazzo, ho lasciato l'altra a casa, con questa faccio la sauna), chiavi, casco, borsa, giù di nuovo al motorozzo, cazzo, sono le nove e già sono mollo di sudore, via, via, mi asciugo col vento sul motore...
la mia benzinaia - sì, il fatto che sia simpatica la rende mia - ha un bel faccione allegro. pure lei ride sempre, e mi viene il dubbio (dubbio? è una certezza da anni) che le persone mi piacciono solo se ridono tanto. lei ride, il figlio (bellino, di quelli 'sganaway' come li chiama la mia marinaia) mi fa ogni volta mezzo sorriso, ma si capisce che vuole poca acqua nel vino... però è gentile, stamattina, riusciamo a fare anche mezza battuta, stamattina ha capito che stasera dovrò fare il compitino, mi fa contento...
arrivo dove devo arrivare. potenza degli status simbol, i miei colleghi di londra lavorano con i parrucconi, quelli di milano - se sono bravi e capaci e c'hanno il nomone - con vestiti dai.. diciamo tremila in su?; quelli di new york girano con la cravatta da cinquemila dollari... oddio, anche dove sto io girano vestiti dai mille in su, ma nella scala gerarchica se li mettono i top (due-tre), i quasi-top (sette-otto) e i molto-scarsi (un paio di centinaia)... gli altri, quelli molto bravi ma non top, girano in jeans e giacca e cravatta... esatto, in mona la modestia, io mi vesto così...
incontro francesco. bravo ragazzo, testa geniale, sinceramente sprecato per questo letamaio che frequentiamo. siamo lì che aspettiamo di essere smistati come su una catena di montaggio, lui da una parte io dall'altra, e parliamo del più (sotto forma delle curve delle nostre colleghe) e del meno (rappresentato, per lo più, dal nostro inutile presidente), e dell'idea che abbiamo da un paio di anni di prenderci una mattina libera, acchiappare la r4 scassata di un altro nostro amico ed andarcene ai lidi di dante, alla mitica bassona, luogo di natura e naturisti. a un tratto non ne posso più... "francè, è strano perchè non ti succede mai, ma stamattina hai un alito a dir poco imbarazzante" e, mentre mette mano alle liquerizie, "non te la prendi vero? voglio dire, meglio che te lo dico io piuttosto che vedere la gente che ti gira largo", "no no, per carità, cioè, non è che adesso pretendi pure che ti dico grazie", "oddio, se proprio vuoi"...
(parentesi: lo risentirò nel pomeriggio, un paio di settimane fa gli ho chiesto di farmi un fax per una cosa che mi sta seguendo lui, il fax gliel'ho scritto io, doveva solo spedirlo, gli mando un sms per chiedergli se ha avuto risposta, mi richiama dicendo "normalmente quando succede ignoro il messaggio, ma mi sembrava brutto non rispondere a un amico, insomma, non l'ho spedito, anzi, non sono neanche sicuro di avere più la lettera che mi hai dato", e tutto questo mentre siamo stesi a terra dalle risate).
si è fatta ora di pranzo, le grettezze del pubblico, affievolite da quell'allegria che c'ha la gente che il ciel l'aiuta, stanno per lasciare il posto alla inquietante (in questi giorni di caldo) solitudine del loculo dove consumo la parte privata del mio lavoro.
stasera corro, dunque si mangia (teoria tutta stramba secondo cui, quasi sempre, si può saltare il pranzo). entro in questa rosticceria/gastronomia, fanno i primi molto buoni. lui è un tipetto strano, quando parla non si capisce se è di ascoli, di trapani o di aosta. è la seconda volta che vengo e già si prende delle licenze modello barista/cliente fisso. glielo concedo giusto perchè mi sta tirando fuori una pasta al forno da urlo. lei è più strana ancora, non pesa, stazza, e ha una profonda cicatrice, no, non è una cicatrice, è come se le sia caduta dell'acqua bollente sul viso... in tutto questo ha degli occhi meravigliosi, e in quegli occhi ci leggi solo bontà.
mi prendo la mia pasta e vado in questa sorta di veranda. come sempre, ho apparecchiato da certosino, tovaglietta di carta, bicchiere di plastica, forchetta di plastica, bottiglietta di coca-cola. il tavolaccio è grande, ma ho chiesto lo stesso il permesso al ragazzo che sta già mangiando. mentre mi siedo è pure gentile "buon appetito", "grazie, anche a te", e poi ci mettiamo lì, in silenzio, a mangiare. timido lui e timido io, e poi è come sul treno, mica che devo parlarti solo perchè siamo nello stesso scompartimento, no?
mangio svogliato, la pasta è buona ma è davvero caldo, anche se prima di venire qua son passato da casa e giacca e cravatta hanno lasciato il posto ad una maglietta di cotone. penso al ragazzo che ho di fronte a me, mi chiedo da dove viene, forse senegal, e mi accorgo dolorosamente - con una punta di rimprovero verso me stesso - che anche lui, come il vecchietto di stamattina, tratta il cibo meglio di quanto stia facendo io... ha finito, si alza e mi saluta, come faccio con tutti gli auguro una buona giornata, ma ci metto più partecipazione perchè così spero di rifarmi del cazziatone che mi sono appena fatto.
a un altro tavolo ci sono due... operai, muratori? non so, ma uno c'ha una macchia di calce sul ginocchio, fumano una sigaretta, uno ha bevuto una bottiglia intera di acqua e l'altro una birra da tre quarti, anche loro parlano dei casi (dei 'loro' casi) della vita, son tranquilli, si voltano un attimo a guardare questa mamma con bambino, un pò attempata ma molto avvenente, due labbra che promettono chissà quali faville, lei si guarda intorno, vede loro e vede me, e va via... le dedico la stessa attenzione che ho dedicato al pasto, praticamente zero... eppure avevo fame. eppure meritava una seconda occhiata.
non voglio darmi un secondo cazziatone, mi dico che fa caldo.
alla posta e poi in ufficio. svuota la borsa, raccogli le idee. un amico mi chiama, mi racconta della sua nuova conquista. niente di nuovo, nei suoi ultimi tre anni di matrimonio è più o meno la ventesima volta che lo sento mettere bandierine su nuove atlete. nel senso di ginnaste.
scartoffie, un tipo geniale che dovrebbe venire e mi chiama per dirmi che è appena uscito dall'ospedale con un quasi coccolone ("no, ma domani vengo, eh?" "sì leo, vaja con dios"), una tipa insulsa che mi ha fatto fare un mazzo così e adesso vorrebbe fare non uno ma trecento passi indietro ("e no, cazzo" non lo dico ma lo penso "hai voluto la bicicletta") e un collega/amico che parla di millini (non c'è bisogno di spiegare cosa sono, no?) come un bambino potrebbe parlare di figurine dei pokemòn... salvo che per beccarlo tocca fare la prevendita come alla finale degli europei (a proposito, que viva espana!...).
la giornata finisce al sottopassaggio che segna l'arrivo della mia corsa serale. in tre secondi batto la mano al muro, mi tolgo le cuffiette, allento l'orologio e... spavento due vecchiette... "oh, màdàna, l'è tutt moll!" "à sò mort!... signore, state parlando con un fantasma...". ridiamo, perchè gente allegra il ciel l'aiuta, e chi non ride fa la fine di quel frate (non mi ricordo il nome) nel nome della rosa...
giusto per essere un pò orgogliosi: arrivo, squagliato, le scale di casa sono dei macigni, mi infilo sotto la doccia senza essere sicuro del fatto che la finirò... venti minuti dopo il polso è tornato sui 55/58 battiti... apperò, il cicutino...

postilla. mentre mangiavo pensavo a tutte le persone con cui ero in contatto - visivo, mentale, fisico - in quel momento. mi è sembrato naturale fare il mio compitino, questo compitino, e dargli quel titolo.
titolo che mi riporta alla mente due capolavori, l'uno musicale "a day in the life" dei beatles, e l'altro umano prima ancora che letterario "a day in my life" di bobby sands. mi rendo conto che l'accostamento è del tutto ardito e indegno... la foto sopra e la canzone qua sotto rappresentano un timido tentativo di fare ammenda...

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

INFO


Un blog di: cicuta4
Data di creazione: 24/10/2007
 

... SEGNALEREI...

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963