A VOLTE LE PAROLE NON BASTANO. E ALLORA SERVONO I COLORI. E LE FORME. E LE NOTE. E LE EMOZIONI.
Questo blog non ha alcuna pretesa di essere serio, ma semplicemente un raccoglitore di tutto un po'.
Tra verità, dubbi e incertezze, tra sogni e realtà, tra voli di penna e note prese al volo, guardando questo gioco immenso,
perdersi nello spazio senza tempo, con uno sguardo romantico, ironico e..
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Come le persone ti trattano
è il loro Karma,
come reagisci è il tuo
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OLTRE
Non fermarti vai oltre,
attraversami guardando
e guardami
attraversando uno spirito
che sa di rare melodie
e poi vai ancora oltre.
Non curarti dell'evidenza,
sorvola il miraggio,
cacciatore di eteree visioni,
afferra con la mente l'invisibile,
custodiscilo
come dono segreto concesso a pochi,
perché solo pochi meritano,
solo pochi. sanno cercare
solo pochi hanno occhi per vedere,
oltre
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RECIPROCITÀ
Ci sono cataloghi di cataloghi.
Poesie su poesie.
Ci sono drammi su attori
recitati da attori.
Lettere in risposta a lettere.
Parole che spiegano parole.
Cervelli impegnati
a studiare il cervello.
Ci sono tristezze
contagiose come il riso.
Carte nate da carte macerate.
Sguardi veduti.
Casi declinati da casi.
Fiumi grandi per il copioso
contributo di piccoli.
Foreste infestate da foreste.
Macchine destinate
a produrre macchine.
Sogni che all’improvviso
ci destano dai sogni.
Una salute di ferro necessaria
a riacquistare la salute.
Scale che portano giù
come portano su.
Occhiali per cercare occhiali.
L’inspirazione e
l’espirazione del respiro.
E ci sia anche,
almeno di tanto in tanto,
l’odio dell’odio.
Perché alla fin fine
c’è l’ignoranza dell’ignoranza.
E mani ingaggiate
per lavarsene le mani.
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LA DONNA CHE VORREI ESSERE
La donna che vorrei essere
indossa verità anche se rischia
di restare nuda in pieno inverno.
La donna che vorrei essere
ha dismesso il camice da infermiera,
l'aureola di santa, il potere di seduttrice.
La donna che vorrei essere
si specchia nelle altre donne,
dialoga con loro, le cerca.
La donna che vorrei essere
non compiace né compete con gli uomini,
non li domina, non li sminuisce,
si fa rispettare, non ama il carnefice.
La donna che vorrei essere
è una madre che non possiede, che non proietta,
e anche senza bambini è ugualmente gravida,
partorisce doni, non li tiene per sé.
La donna che vorrei essere
accoglie la diversità,
non forza nulla, lascia che la vita sia.
La donna che vorrei essere
ha il coraggio di lottare per sé stessa
e di arrendersi a sé stessa.
La donna che vorrei essere
carezza la paura,
la trasforma in possibilità.
Il mondo che vorrei
accoglierebbe questa donna
senza voti né premi, lascerebbe che fluisse
come un piccolo guizzo di fiume.
Il mondo che vorrei
ripudia ogni categoria.
La donna che sono ama essere donna,
ma desidera ancor più essere una persona.
La donna che sono intanto si allena in stile libero.
E se quel mondo sarà, è pronta a tuffarsi.
« Il tesoro |
Post n°869 pubblicato il 28 Luglio 2019 da vanda.gv
Se doveste dire quando si diventa adulti oggi, cosa rispondereste? Ho provato a porre questa domanda a tutte le persone che da un anno a questa parte ho incontrato durante i corsi e seminari che ho tenuto. Centinaia di persone che hanno tentato di dare la loro risposta. Dopo un silenzio iniziale di riflessione che ha contraddistinto tutti i gruppi, le risposte che giungevano erano sempre le stesse: quando si va a vivere da soli, quando ci si sposa, quando si fanno i figli, quando si trova un lavoro. Tutte risposte che riflettono una rappresentazione sociale, che rimandano ad una visione di un mondo adulto fatto di responsabilità e autonomia. Un mondo di persone che lavorano, che non chiedono la paghetta a mamma e papà, che si fanno le lavatrici da sole, che hanno la capacità di spendere perché guadagnano. Un perfetto ritratto della società consumistica in cui siamo immersi e di cui troppo spesso ci dimentichiamo di esserne parte. Ma questa è solo la punta dell’iceberg, è una lettura superficiale e parziale di cosa significhi essere adulti. Essere adulti è ben altra cosa. Io ritengo che adulto è colui che ha preso in carico il bambino che è stato, ne è diventato il padre e la madre. Adulto è colui che ha preso in carico il bambino che è stato, ne è diventato il padre e la madre. Adulto è colui che smette di cercare i propri genitori ovunque, e ciò che loro non hanno saputo o potuto dare. Adulto è colui che non crea transfert costanti, vivendo in un perpetuo e doloroso gioco di ruolo in cui cerca di portare dentro gli altri, a volte trascinandoli per i capelli. Responsabile è chi prende la propria vita in carico, senza più attribuire colpe alla crisi, al governo ladro, al sindaco che scalda la poltrona, alla società malata, ai piccioni che portano le malattie e all’insegnante delle elementari che era frustrata e le puzzava il fiato. Chi da bambino è stato umiliato, chi ha pensato di non esser stato amato abbastanza, chi ha vissuto l’abbandono e ne rivive costantemente la paura, chi ha incontrato la rabbia e la violenza, chi si è sentito eccessivamente responsabilizzato, chi ha urlato senza voce, chi la voce ce l’aveva ma non c’era nessuno con orecchie per sentire, chi ha atteso invano mani, chi le mani le ha temute. Per tutti questi “chi”, se non c’è stato un momento di profonda rielaborazione, se non si è avuto ancora il coraggio di accettare il dolore vissuto, se non si è pronti per dire addio a quel bambino, allora “l’adultità” è un’illusione. L’odio potrebbe scoppiare ciclicamente o attendere a lungo per una sola e violenta detonazione, altri preferiscono implodere, mutilando anima e corpo, pur di non vedere. Ciò che rimane dopo che il dolore è uscito è amore, empatia, accettazione e leggerezza. Non si giunge alla felicità attraverso la menzogna. . Emily Mignanelli (l'autore ha chiesto di pubblicare interamente il suo brano che si trova qui https://hundredsofbuddhas.com/2019/06/27/state-alla-larga-dai-bambini-feriti-travestiti-da-adulti/ ) |
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