Quando t'accorgi che non sai più sorridere e senti il gelo che ti stringe il cuore. Quando i muri della stanza accolgono il tuo sguardo vuoto, e te lo restituiscono spento più che mai, mentre cerchi di raffigurarti un volto. Un volto che sia luminoso e bello come il sole, con occhi sognanti e pieni di desiderio. Allora, solo allora, cogli il senso della vera disperazione e dell'unica tragedia che possono uccidere la tua anima: la solitudine d'amore.
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Immagino di essere la sola creatura vivente sulla terra insieme a te. Sento la tua coinvolgente passione, ma una divinità frena il tuo slancio. Vorrei che quella divinità fosse annientata, purché, stretto tra le tue braccia, io possa precipitare di abisso in abisso, insieme ai rottami di Dio e del mondo.
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Perché influenzare un individuo vuol dire trasfondergli la propria anima. Egli non pensa pensieri naturalmente suoi, e non arde delle proprie naturali passioni. Le sue virtù non sono una realtà, e i suoi peccati, ammesso che i peccati esistano, sono presi a prestito. Diventa l'eco della musica di qualcun altro, l'attore di una parte che non fu scritta per lui. Lo scopo della vita è lo sviluppo del proprio io. Il completo sviluppo di se stessi – ecco la ragione d'essere di ognuno di noi. Gli uomini oggi hanno paura di se stessi. Hanno dimenticato i doveri più sacri; quelli che si hanno verso di sé. Sono caritatevoli. Nutrono chi ha fame, e vestono chi è nudo. Ma il loro spirito è affamato e ignudo. La nostra razza non ha più coraggio. Forse in fondo non ne ha mai avuto. Il terrore della società, che è la base della morale; il terrore di Dio, che è il segreto della religione: questi sono i sentimenti che ci dominano. Eppure io credo che se un uomo dovesse vivere la vita pienamente e completamente, desse forma a ogni sentimento, espressione a ogni pensiero, realtà a ogni sogno, credo che il mondo si rinsanguerebbe di un così puro fiotto di gioia, che dimenticheremmo tutte le malattie del medievalesimo, e torneremmo all'ideale ellenico – e forse a qualche cosa di migliore e di più ricco dell'ideale ellenico. Ma anche il più coraggioso di noi ha paura di se stesso. Le automutilazioni del selvaggio si ritrovano tragicamente nella autorepressione che martirizza la nostra vita. Siamo puniti per quello che rifiutiamo a noi stessi. Ogni impulso che tentiamo di soffocare, germoglia nella mente, e ci intossica. Il corpo pecca una volta, ed il peccato è finito, perché l'azione è un modo di purificazione. Non rimane che il ricordo del piacere, o la voluttà di un rimpianto. L'unico modo di liberarsi da una tentazione è cederle. Resistete, e vedrete la vostra anima intristire nel desiderio di ciò che s'è inibito, di ciò che le sue leggi mostruose hanno reso mostruoso e illegale. Dicono che i grandi eventi dell'umanità si svolgono nello spirito. Ed è nello spirito, solo nello spirito, che si commettono i grandi peccati dell'umanità. Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray |
Molto affollato, stasera, il bar del porto. Non avevo mai visto tanta gente ai tavoli e tutti a bere come spugne. Come se volessero annegare nell'alcol le loro preoccupazioni: la mancanza del posto di lavoro, le liti in famiglia, gli amori finiti, i tradimenti, le speranze disilluse, la scarsa comunicativa con i figli, l'ora di religione, la bancarotta che imperversa, il papa che non si fa i cazzi suoi, quel minchione di Bersani, Berlusconi imperatore, Saviano santo subito. A contare i boccali di birra e vino, che la ragazza e Stella s'affrettavano a portare, ho dedotto che i cattivi pensieri sanno nuotare benissimo. Visi stanchi, tirati, rugosi e in ogni ruga la marcata firma della sofferenza. Occhi persi nel vuoto, sorrisi, artefatti, consapevolezza che, usciti da quel luogo, ognuno, ritornando a casa, s'accompagnerà alla propria solitudine , rimarrà solo sulla strada della vita. E mi viene in mente un pensiero di Bukowski: "Sulla via dell'inferno c'è sempre tanta gente, ma è comunque una via che si percorre in solitudine." Ma "in taberna" non ci si andava per lasciare alle spalle, almeno per qualche ora, guai e pensieri tristi?
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L'assurdo è la lucida ragione
che constata i suoi limiti.
(A. Camus)
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il 23/09/2020 alle 09:53
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