Ho sognato immense distese di campi dorati, d'orzo e di grano, e tu ne porti ancora il profumo...
Mi ricorderai quando il vento d’ovest si muove
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Quante volte mi sono indugiato a immaginare il nostro appuntamento! Ricordo che ho esercitato le mie braccia per sapere come avrei avvolto i tuoi fianchi. Ho immaginato i miei occhi che si calavano nei tuoi, allenandosi a salire dalla terra alla montagna. E la tua bocca stupenda che avrebbe raccolto i miei baci, a placare una sete antica e bruciante. Tutto il resto del corpo era come paralizzato, tranne l'orecchio, pronto a sentire i tuoi passi in lontananza e ad ascoltare il sangue accelerare nelle vene, quando il mio cuore avrebbe esclamato: eccola!
Accosto la fronte alla tua, si toccano, dico: “è una frontiera”. Fronte a fronte: frontiera, mio scherzo desolato, ci sorridi. Col naso ci riprovo, tocco il naso, per una tenerezza da canile: “e questa è una nasiera” , dico per risentire casomai un secondo sorriso, che non c'è. Poi tu metti la mano sulla mia ed io resto indietro di un respiro. “E questa è una maniera”, mi dici. “Di lasciarsi?” , ti chiedo “Sì, così”.
Erri De Luca
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Guardo l'ultimo sole di questa giornata che s'acquieta nel mare e copre, con il silenzio, pensieri nascosti che la mente si diverte a sbirciare nell'anima, da un lembo scostato da mani fatte di parole dolci come il miele, di sogno condiviso. Ho tra le mani un libro di poesie e vi leggo con occhi incantati e avidi: cerco altri sogni da condividere, profumi di viole, terra umida di bosco, azzurro che, attraverso gli occhi, mi prenda alla gola, odori della notte, cose semplici, da tenere a mente, per le risposte alle domande di domani. Prima o poi, lo so questo, arriverò in un porto, ma da naufrago. E continuo a percorrere la mia strada, incrociando uomini che non sanno, o fanno finta di non sapere, che potrebbero essere me ed io loro. Ci sono momenti in cui ti abbandoni al pensiero, come in un abbraccio, di voler vivere una vita diversa, discorde, nei modi e nei fatti, dalla tua; di mettere da parte quella pacatezza che, agli occhi degli altri, può apparire impaccio o timidezza. E c'è, pure, una forma di infelicità che è legata al nostro passato, a ciò che abbiamo fatto passare senza dargli valore, che avevamo sotto mano e non abbiamo saputo goderne. Vieni, dolce Vania, smettiamo di filosofare e andiamo al bar del porto a bere un bel whisky. Intanto, dedico a te questi versi e a me la canzone: stasera, voglio diventare come Steve McQueen. (Vander) Un gesto di zafferano appoggi appena sulle labbra, un'attitudine senza redenzione. Mentre un urlo sale dal profondo scuotendo la terra cava, canaglia come diavolo o divorzio. E' l'anima. Non so bene spiegarti ma se guardi per terra vedrai queste vene muoversi come radici, qui dove le lettere si sciolgono per disegnare il limite del bosco, lì dove abbandonammo l'anima al silenzio. Alberto Pellegatta
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Depressione, (s.f.) In psichiatria: deviazione del tono dell’umore, avvilimento, prostrazione ovvero agitazione. Le prime due manifestazioni colpiscono più frequentemente le donne. Ad esempio, per una battuta di caccia all’uomo risoltasi nel nulla, oppure nel vedere la propria immagine nello specchio senza apprezzabili risultati , nonostante il secchio di prodotti di bellezza usati senza risparmio giorno e notte, o ancora, nel sapere la propria migliore amica, ancorché più sgraziata, corteggiatissima. L’agitazione, invece, pare colpisca di più l’uomo. Come avvenne quando quel santo e onest’uomo dell’abate Du Parquet, fece una visita di cortesia a Donna Agata Nadine, signora d’Esclaponville, nota bacchettona e presidentessa dell'associazione “contrite e scalze”. Egli,invitato dalla stessa nella sua tenuta di campagna per ammirare una rarissima collezione di farfalle del Venezuela, s’accorse che, sul comodino, la signora teneva seminascosto, sotto il libro Le confessioni di S.Agostino, una copia del famoso libro “La filosofia nel boudoir” , del marchese de Sade. Lo “sturbo” fu tale che ci volle tutta la maestria del cerusico di casa per farlo rinvenire. Il giorno dopo non si parlava d'altro e la cosa giunse anche alle orecchie del barone Alfred Marie de Sauvignon, che tutti sapevano avere un debole per la signora d'Esclaponville. Il pover'uomo cadde in una profonda depressione e per la vergogna scappò dalle sue terre trovando rifugio a Parigi, ove, tuttora, lo si può vedere cantare e suonare l'organetto sugli scalini di Notre Dame de Paris. Lauren Schaunard** “Le confessioni di Belfagòr Arcidiavolo”. Lauren Schaunard è un mio pseudonimo che ho dovuto usare per sfuggire al riconoscimento di amici e di Donna Agata.
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Sono in questo infinito senza solitudine un animale di luce incalzato dai suoi errori e dal suo fogliame: ampia è la selva: i miei simili qui pullulano, retrocedono o trafficano, mentre io mi ritiro accompagnato dalla scorta che il tempo determina: onde del mare, stelle della notte. E' poco, è ampio, è scarso ed è tutto. Tanto i miei occhi han visto altri occhi e la mia bocca tanto fu baciata, tanto ho inghiottito il fumo di quei treni scomparsi: le vecchie stazioni spietate la polvere d'incessanti librerie, che l'uomo io, il mortale, s'è stancato d'occhi, di baci, di fumo, di strade, di libri più compatti della terra. Oggi nel fondo del bosco perduto ode il rumore del nemico e fugge non dagli altri ma da se stesso, dalla conversazione interminabile, dal coro che cantava con noi e dal significato della vita. Perché una volta, perché una voce, perché una una sillaba o il trascorrere di un silenzio o il suono insepolto dell'onda mi lasciano faccia a faccia alla verità, e non c'è null'altro da decifrare, null'altro da dire: questo era tutto: si son chiuse le porte della selva, circola il sole aprendo il fogliame, sale la luna come frutto bianco e l'uomo si rassegna al suo destino.
Pablo Neruda
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L'assurdo è la lucida ragione
che constata i suoi limiti.
(A. Camus)
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