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AMORE

Il mare spesso parla con parole lontane, dice cose che nessuno sa. Soltanto quelli che conoscono l'amore possono apprendere la lezione delle onde, che hanno il movimento del cuore.
~ da Una rosa nel mare ~

 

POESIA D'AMORE

In questo momento vorrei averti al mio fianco per poterti dire tante parole, e tante frasi mai dette, perchè vorrei farti capire l'immensità dell'amore che provo per te, e che inesorabilmente ignori, facendomi soffrire. mi si riempie la testa di tanti dubbi, tante paure, tante domande a cui so che non mi verrà mai data risposta ma che continueranno a divagare nella mia testa tormentando i miei pensieri. Noi ci conosciamo appena, ma il mio amore per te è immenso, anche se tu lo ignori, e fai finta che non ci sia nulla; ma quando i nostri sguardi si incrociano sento il fuoco nel mio cuore, confusione nella mia mente, non ho più il controllo dei miei gesti, delle mie azioni, e non riesco a dire neanche una parola. passerei ore ed ore a guardartu negli occhi, perdendomi nel tuo sguardo, e potrei capire tante cose, potrei capire che sei un sogno irraggiungibile, oppure il contrario;spero che tra noi in futuro nasca qualcosa, ma se così non fosse lo accetterei comunque, perchè: "certi sogni sono irraggiungibili come le stelle, ma è bello alzare gli occhi e vedere che sono sempre là

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Post N° 583

Post n°583 pubblicato il 05 Gennaio 2007 da venboo

Per l’Epifania, in Veneto, c’era l’evento della “pinza”, il dolce che si preparava in ogni famiglia.

La Preparazione della Pinza

Per una famiglia di 32 persone, di cui 12 adulti; dosi e procedimento erano i seguenti. S’iniziava alla 7 del mattino, preparando una polenta tenera con 5 Kg. di farina di mais cotta in acqua, sale, ½ kg di semi di finocchio, e lasciata bollire per 10/15 minuti. Versata “saltada” la polenta su un tagliere “tajer” , di 1,5 m. di diametro, la si stendeva e lasciava raffreddare. Quindi vi si spargevano sopra 5 Kg d’uvetta “ueta”; 1,5 Kg. di zucchero; 2 kg di fichi secchi a pezzetti; 5-6 “naranze” arancie, buccia grattugiata e succo; un bicchiere di grappa; una scodella di strutto e si aggiustava il sale. Quindi s’amalgamava tutto a mano, aggiungendo farina di frumento “ fin che tira”, quanto basta. L’impasto veniva lavorato per circa ½ ora; l’intera preparazione occupava 3-4 donne, per 2 ore e ½ . Poi si lasciava riposare l’impasto per almeno un’ora, coperto da una tovaglia. 

La cottura


Quando la povertà era maggiore, ogni famiglia cuoceva la “pinza” sul proprio “fogher”, caminetto. Rese roventi le pietre del piano di cottura “straporto”, si toglievano poi le braci e la fuliggine, e vi si appoggiavano le pinze: pezze d’impasto di circa 50x50 cm., alte 5-6 cm. Le pinze venivano coperte con coperchi di lamiera, su cui si ammassavano un po’ di braci. La cottura richiedeva circa un’ora e mezza.

Migliorata un poco la situazione economica, alcune famiglie si costruirono un forno esterno, con piano e volta in pietra, e una porta in ferro o ghisa, sulla bocca. Di forni ce n’era uno per ogni 5-6 famiglie; e ci si doveva accordare per i turni di cottura. Ogni famiglia, arrivava al forno con un carretto carico di legna, pioppo e tralci di vite, trinato da buoi o dal cavallo. Sopra la legna, entro grandi ceste da pane e avvolto in tovaglie, c’era l’impasto per la pinza. L’impasto veniva diviso in pezzi presso la famiglia ospitante, e poi cotto nel forno. L’uso del forno era gratuito.
Nella suddivisione di ogni cosa, non solo della pinza, si contava una parte per l’adulto e ½ per i bambini; i più piccoli però, fino ai 3-4 anni, non avevano una loro parte; la madre dava loro bocconi della sua. Così, se padre e madre avevano una pinza ciascuno, ai bambini ne spettava ½. Il piccolo tesoro della famiglia veniva riposto entro un canovaccio, e conservato tra la finestra e il balcone, in camera dei genitori. La pinza durava per circa 15 giorni. 

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IL PIù BELLO

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.


 

Quando al mattino il sole si leva ditro le montagne fa nascere nei nostri cuori un grande senso di libertà
che ci accompagna per tutto il giorno. Quando fra le gole profonde delle montagne sibila il vento
ci ispira un sentimento di liberazione che ci fa sognare lidi lontani.
Quando l'acqua dei ruscelli scorre veloce dopo le grandi piogge ci indica il sentiero della vita
e le nuvole bianche nel cielo sono le nostre speranze che si muovono verso il futuro.
Quando l'uomo saprà capire tutte queste cose allora avrà raggiunto la felicità.

~ da Cielociaro ~

 

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