Creato da vanille_noire il 27/06/2014

Venti da Nord Est

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Crème

Post n°46 pubblicato il 24 Giugno 2015 da vanille_noire

Le carezze non avevano bisogno di decodifica ed io avevo fatto tutto il possibile per non essere fraintesa.

Ero rimasta lì, in piedi, tra l’indefinito e l’ebete con i miei occhi stralunati, ipotizzando quell’espressione riflessa in uno specchio immaginario, ad aspettare il temporale; e dal vento che lo anticipava doveva essere solenne come giudizio divino. Era quello che ci voleva quel pomeriggio: doveva sfaldare, seppure momentaneamente, la cappa di afa che avvolgeva la campagna e assecondare il mio desiderio di correre sotto la pioggia allontanando le mie braccia dal corpo per guadagnare più superficie da offrire agli elementi, impassibile al giudizio umano.

Nonostante le buone maniere che strada facendo avevo carpito e gli insegnamenti delle persone che si erano prese cura di me, rimanevo una ex bambina nata e cresciuta in campagna, mutevole,  a volte schiva, sicuramente selvatica.

Mentre controllavo l’avanzata delle nubi, tendendo l’orecchio verso il fragore sempre più nitido dei tuoni,  non avevo trovato di meglio che affondare ripetutamente il cucchiaino nel vasetto di crema al gianduia.  Era una leccornia fatta con tutti i crismi, priva di porcherie consentite.

L’avevo pagata abbondantemente e per maggior conferma controllavo che quanto speso corrispondesse con la qualità e le percentuali degli ingredienti contenuti.

Continuavo la mia opera con zelo, incurante di chi si sarebbe dovuto servire dopo di me, stando bene attenta a lisciare con i bordi del cucchiaio le pareti ed il fondo per raccogliere il più possibile. Mi rammentavo  che ero una donna tutt’altro che golosa, che quello che stavo facendo non era segnale di mancanza di attenzioni, ma solo il sintomo di un attacco di noia.

Avevo rimosso ogni traccia di crema come un assassino che deve ripulire doviziosamente la scena del crimine. Nessuna paura di essere scoperta, per carità!, nessun problema di linea o interruzione di regime alimentare salutare, solo uno scrupolo igienico per chi fosse stato attirato dalla crème dopo di me.

Constatavo che gli anni che passavano lasciavano doni inattesi. L’abbinata sostantivo-aggettivo non è casuale. Mi vedevo cambiare, ma non ero triste o malinconica soltanto curiosa, di come sarebbe continuato il mutamento.

Riconoscevo che le spalle erano sempre larghe e forti, le gambe lunghe e veloci. Avevo pure una criniera che curavo vanitosamente.

Mi interrogavo sulla natura della corazza che talvolta indossavo, difficilmente riconducibile all’eredità dei miei avi.

 

 
 
 
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