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foglio elettronico di cose assolutamente inutili

 

 

Scrivere

Post n°132 pubblicato il 21 Marzo 2020 da ventus68

Scrivere ancora, ma di cosa, come il tempo sia passato e la scrittura, pietrificata, su questo blog, come le lettere di Platone, rimanga ferma a cantare una canzone ormai priva di senso?

eppure gli anni sono passati su chi scrive, di cose ne sono accadute, tante. e...non saprei e forse non vorrei neanche riferirvele.

andare avanti sì, ma dove? e soprattutto perché?

ci proverò..finche un definitivo silenzio non calerà comunque su tutto e su tutti.

 
 
 

Uno che ne avesse di cose da scrivere....

Post n°131 pubblicato il 27 Maggio 2014 da ventus68

Potrebbe parlare di elezioni, di Grillo, di Renzi, etc., specialmente io che vivo a Firenze. Ma onestamente non ho molto da dire o forse ne avrei troppe da dire, che in fondo è la stessa cosa. Ricordo invece che la scuola sta finendo, che molte promesse rimangono ancora promesse, che gli edifici scolastici, anche qui a firenze, sono vecchi, spesso inadeguati alla sicurezza dei ragazzi e, en passant, di noi insegnanti. Non voglio ottanta euro, oddio se me li danno li prendo, ma non è questo che chiediamo noi insegnanti o non solo, chiediamo di poter fare al meglio il nostro lavoro, chiediamo che la nostra professione sia infine valorizzata per quel che è, parlo di noi insegnanti delle Medie (io sono vecchio e uso ancora questo termine obsoleto). Insegnare anche solo la grammatica italiana non è un lavoro banale, la grammatica è l'anticamera del pensiero, una mente ordinata è una mente che padroneggia la sua lingua. quanti dittatori, quante storture di pensiero si sarebbero potute evitare con una conoscenza meno empirica della grammatica?, chi sa, ai posteri l'ardua sentenza.

 
 
 

Eric Hebborn chi era costui?

Post n°130 pubblicato il 06 Gennaio 2012 da ventus68

Eric Hebborn chi era costui? Un falsario, un artista, un inglese alquanto originale? Un uomo, sicuramente che sapeva troppe cose e che, per questo, venne ucciso a Roma, nel 1996. Vedete il falsario è un po’ come il prete, cosa succederebbe se un prete si mettesse a scrivere, in un libro, tutto quanto appreso in confessione? Anche chi compra da un falsario, leggi mercanti d’arte, ha questa pretesa: tutto deve essere fatto sub sigillo confessionis. Immaginate cosa si direbbe di un mercante d’arte che, puta caso, ma per pura ipotesi, avesse immesso nel mercato centinaia di disegni antichi, ben sapendo che questi disegni erano diventati antichi soltanto dopo che, alcuni fogli di carta antica, erano passati per le mani di un eccentrico artista inglese di nome Eric Hebborn? Ma esiste anche un altro fatto, chi va a comprare opere d’arte in una casa d’asta e non dal rigattiere pretende un maggiore controllo sugli oggetti, da parte di esperti, galleristi e chi volete voi. Insomma se compro un disegno antico da Mario il merciaio per cento euro e poi scopro che era una patacca me la prendo in tasca e sto zitto. Mario il merciaio, potrebbe obiettarmi, che lui fa il robivecchi e che sa una sega, da dove viene la roba che svuota nelle soffitte ed è anche per questo che la rivende a prezzi, diciamo, competitivi. Ma se io vado ad una casa d’aste, mi compro il catalogo, esamino i disegni che sono stati già esaminati da esperti e storici d’arte e ne compro uno, magari per trentamila euro e poi scopro che fa il paio con quello di Mario il merciaio, capirete, che il discorso cambia. L’esperto che mi ha assicurato che il Pontormo che ho comprato era autentico magari s’è sbagliato, ma per sbagliarsi ha preso qualche migliaio d’euro, la casa d’aste che lo paga, in teoria, dovrebbe anche controllare che il Pontormo che vende, provenga da una fonte sicura (una collezione seria e non dalla bottega di un noto falsario di disegni) e che, perciò,  è mio interessa andare da Christie piuttosto che, appunto, da Mario il merciaio. Tutto questo mondo, non certo limpido, non certo onesto, non certo trasparente e non certo molte altre cose, Hebborn stava mettendo in crisi, scrivendo libri su libri sul suo mestiere di falsario. Quante teste, in quanti musei sarebbero potute saltare, quante case d’aste che si rivolgevano, da anni, direttamentead un falsario, per farsi preparare “disegni decorativi” avrebbero rischiato di chiudere? Io ancora oggi mi stupisco dell’ingenuità di Hebborn, come non mi stupisco affatto che il caso sia stato derubricato, dalla polizia italiana come incidente. In fondo era morto solo: a) un falsario geniale b) un inglese omosessuale ed alcolizzato.

Ma ovviamente nessuno di noi crede, sinceramente, che Hebborn sia inciampato, caduto e morto così. A meno che inciampare non sia una bella metafora per dire i mille segreti che Hebborn si è portato nella tomba. Comunque a memoria di un galantuomo, ovvero Hebborn, va ricordato che l’unico a non essersi arricchito nella grande industria falsi Hebborn, sembrerà strano, ma è proprio Hebborn. In lui vi era il gusto inglese della sfida, e della fame certo, ma non dell’avidità. E questo lo portò, purtroppo (per lui), ad intensificare la sua opera di falsario negli anni, portando alla realizzazione di qualche migliaio di disegni falsi (a tutt’oggi solo poche decine sono stati “smascherati”). Rimase celebre la battuta di Zeri, famoso critico d’arte a proposito di un disegno antico: “se non è un Hebborn, è certamente autentico!”

Già ma che fine hanno fatto i migliaia di disegni di Hebborn non smascherati? Qualcuno si è mai preoccupato di identificarli? E se no, perché? Ve lo dico io il perché. Il corpus di disegni di un autore antico non muta nei secoli o, meglio, muta sì, diminuendo costantemente: incendi, furti o anche semplice usura. Noi possediamo all’incirca un decimo dei disegni creati da Leonardo. Di Michelangelo ancora meno, perché li distruggeva lui stesso una volta finita l’opera. Capirete che per chi vende oggetti antichi questo è un grosso limite. Dico resuscitare Raffaello per fargli accrescere di qualche decina di disegni il suo repertorio, oltretutto raccolto in gran parte nei musei. E a questo servono i falsari, servono e sono utilissimi al mercato dell’arte. Ora, qualcuno, potrebbe chiedersi perché Hebborn falsificasse disegni e non quadri. Qualcuno che non bazzica le botteghe di antiquari. Falsificare un quadro antico è difficilissimo. Occorre trovare tele antiche, colori antichi, invecchiare il materiale, le colle, insomma per fare un singolo quadro antico, ci vogliono anni. Un disegno antico basta un foglio antico e un gessetto. E se il foglio è antico è assai difficile stabilire, con certezza, tramite analisi chimiche che il disegno sia falso. Non è impossibile ma molto più difficile che con un quadro. Ora questo credo che vi spieghi perché le maggiori case d’aste italiane e non trattino, preferibilmente, disegni antichi. Personalmente sono in grado di falsificare, senza grandi problemi un Corot, non lo faccio, ma saprei come fare. Ho decine di disegni “antichi” su carta moderna, ovviamente, per evitare tentazioni a chi se ne impossessasse. Ma dicevo, non è così complicato, conoscendo i principi basilari del disegno, falsificare qualche autore minore del passato. Un pezzo di carta antico, un gessetto e, soprattutto, un po’ di manualità artistica ed il gioco è fatto. Se, personalmente, avessi tempo e voglia di falsificare, che so, un quadro del Seicento dovrei trovare: a) legno del Seicento, tela del Seicento, usare solo colle e gessi naturali, fare in modo che l’imprimitura, se non c’è, si amalgami al materiale antico, fare in modo che il dipinto nuovo su materiale antico sia compatibile e mille altre cose.

È ovvio che qualsiasi falsario preferirà, se cerca solo soldi facili, al contrario di Hebborn, falsificare un Guttuso o un Dalì. Va detto, come chiusura, a lode di Hebborn che lui rifiutò sempre questa facile scorciatoia, ritenendola indegna del suo talento. Quindi attenzione quando comprate. Comprate solo cose che vi piacciono, non date retta agli esperti delle gallerie, dato che persino illustri professori si possono sbagliare, vedi caso crocefisso di Michelangelo comprato non mi ricordo se Uffizi o Accademia.

Investite, magari in un brutto quadro del Seicento, sicuramente, anche ammesso che sia un falso ha, almeno richiesto molto più lavoro ed impegno di un disegno antico falso. Per farne uno scadente credo che una serata basti. Certo potremmo anche chiederci chi ha ucciso Eric Hebborn? Ma la lista dei sospettati è così vasta che non basterebbe un suo illustre compaesano tale signor Holmes, per venirne a capo. E poi in Italia, i delitti, certi delitti, rimangono, in eterno, insoluti. Certo se qualche magistrato….ma siamo in Italia, lasciamo perdere. Un bel paese, ma anche molto pericoloso, a volte.

http://www.youtube.com/watch?v=YETIRK_BNic

 
 
 

Messaggio d'augurio di fine anno del Cancelliere tedesco ai piccoli italiani manciaspaghetti

Post n°129 pubblicato il 04 Gennaio 2012 da ventus68

 

Caro mafiosetto mangia spaghetti e suona mandolino, noi tedeschi stufati te mantenere a manciare pizza e lasagna e sempre kantare o sole mio e kanzone napoletana, anke se sei di Trieste e non fare un kaiser. Noi occi okkupare…ehm okkuparci di tuo futuro per bene di krande Germania. Tu per storia e tradizioni fare fame no problema. Noi tedeski piace troppo pizza spaghetto lasagna vino brunello per poterci rinunciare, quindi da occi anke tu piccolo mafioso sei suddito di krande Reich ehm Cermania. È krande onore per te mafioso mangia spaghetto. Tu pakando tasse farai in modo che noi potere fenire in tuo bel paese a manciare tante pizze e tu potere noi kuardare e se fai bravo anke piccolo ossetto e pikkola mancetta se tu suona bene funiculì funiculà skappare. Noi tedeschi molto sentimentale e romantiko piacere molto kolore locale, tu che suona mandolino, pachi tasse, se ti ammali krepi in mezzo strada con tante urla caratteristiche, tipo mamma mia…ah italiano sempre mamma ah ah ah!

Dicefo noi folere bene a foi piccole bestie inferiori, siete simpatici, basta ke non pretendiate di okkuparvi di kose ke voi esseri inferiore non kapire come politica economia, tu pensa solo a sonare mandolino e pakare molte tasse, federe prezzi aumentare e se sei brafo anke piccolo euro per Natale te skappare. Per kosa stupida di trattati noi non potere mandare nostre panzerdivisionen, mandato herr Monti ke ti spellerà vifo per konto nostro. Tu kontento pikkolo mafiosetto italiano co baffi neri e ke kanta funikulì funikulà? È un po’ come repubblica sociale di Salò, con beneamato altro krande italiano mussolini, solo ke monti non mettere divise, lui solo sa mettere tasse per far andare afanti krande Cermania.

Certo piccolo inconveniente ora c’è, anche piccolo francese mangiarane, Sarkozy volere okkupare vostro paese di mafiosi, ma solo per poco. Noi fare presto fuori lui ed entrare ancke a Parigi, e manciare e bere anke buon vino francese e formaggi. Ma non essere celoso, pikkolo nero e baffuto mafioso, noi sempre te folere molto bene, kuasi tu fossi bestia. Pensiamo anzi di proporre ai verdi e a ekologisti tedeschi inserire te specie protetta. Basta non fare troppi figli e mangiare poke pizze. Un karo saluto a te miserabile essere da Krande Cermania e da quarto Reich heil…ehm ciao.

 
 
 

Ortografia e politica

Post n°128 pubblicato il 01 Gennaio 2012 da ventus68

Ultimamente lo scontro politico si è spostato su un argomento che, apparentemente, è tutto tranne che politico: l’ortografia. Come tutti sappiamo la parola ortografia deriva dal greco e significa “giusta” ma in senso letterale sarebbe meglio dire retta, scrittura, vedi piano ortogonale, ovvero angolo retto, diritto.Da tutto questo potremmo, a torto, dedurre che i greci erano fissati, dico i greci antichi, con l’ortografia. In verità dell’ortografia ai greci antichi non è mai importata una emerita sega. Scusate il lieve toscanismo. Scrivevano, infatti, su papiro, tutte lettere maiuscole, attaccate l’una all’altra, senza neanche preoccuparsi dell’inizio o della fine delle parole. Facciamo un esempio: FACCIAMOUNESEMPIO. Ecco come un greco antico avrebbe scritto un blog. Ora questo ha un motivo preciso: per i greci la scrittura era un mero e semplice promemoria. Qualcosa che doveva aiutare la memoria e si dava per scontato che, nell’esempio di poco fa, qualsiasi persona non del tutto rimbambita avrebbe decifrato, facilmente, quel FACCIAMOUNESEMPIO in: facciamo un esempio. Le minuscole, nascono, soltanto col medioevo, ma l’ortografia dovrà aspettare ancora un bel po’. La moderna ortografia, tanto per intenderci e per andare di corsa, nasce solo con la fine del Settecento e l’Ottocento, quando la diffusione di giornali stampati impone un canone comune a tutti. Leopardi scrive ancora sgrammaticato, impipandosene di molte nostre convenzioni ortografiche, seguendo l’esempio di gente come Petrarca, Boccaccio e quant’altri. Detto questo, qualcuno potrebbe dire, e allora Saviano che si rifà a Pirandello o Landolfi ha torto o ragione? Ha torto ed ha ragione. Ha torto perché ignora, pare, che la questione dell’ortografia, risolta a partire da Manzoni, contrappose fino all’Ottocento toscanisti e anti-toscanisti. In parole povere chi, come Bembo, voleva che solo le parole toscane avessero diritto di accoglienza nei nostri vocabolari e chi, invece, come Castiglione, ma anche Leopardi, preferivano un italiano colto, dotto, internazionale (per modo di dire: dalla Sicilia al Piemonte, insomma). È quindi ovvio che, negli autori passati, io trovo qualsiasi esempio mi convenga, per giustificare un mio errore. Leopardi, per esempio, scrive il zappatore, ma qualsiasi scolaro delle medie sa che si dovrebbe scrivere, al limite, lo zappatore. E allora lo scolaro che, come Saviano, allegasse l’esempio leopardiano per prendere sei avrebbe ragione? E’ certamente una questione di stile: io posso, tranquillamente, usare una grafia arcaica e scrivere, se sono uno scrittore, conciosiacosaché, come Della Casa, ma se attuo questi stilemi, come Landolfi, lo devo fare sempre e consapevolmente. Noto tra parentesi che il mio correttore ortografico mi segna in rosso, come errore, conciosiacosaché, nonostante sia usato da alcuni dei più importanti scrittori italiani del Seicento. Il mio correttore ortografico, suppongo, non ha quindi mai letto Della Casa o Dante, il Convivio. Lo sbaglio di Saviano, che scrive in un italiano moderno standard e non certo in landolfese è quello di aver usato esempi antichi per errori moderni, come appunto un moderno scolaro che pretendesse di farci passare il zappatore perché usato da Leopardi. No, noi non scriviamo come Leopardi, come Dante e come Landolfi, a meno di precise scelte stilistiche. È un po’ come se io giocando a scacchi, ad un certo punto, vista qualche difficoltà, cambiassi regole del gioco e introducessi quelle della dama. Non vale Saviano. A me mi (e lo uso consapevolmente) frega una sega che tu scriva qual è o qual’è. Ma se ti sfugge un accento non tirare in ballo Pirandello o Landolfi che avevano standard di scrittura diversi dai tuoi. Dì semplicemente che hai sbagliato, che ti è scappato un apostrofo di troppo. Certo per uno che, di lavoro, fa lo scrittore, non è il massimo: è come un cameriere che scoreggiasse ad un ricevimento (anche il verbo scoreggiare non risulta al mio correttore ortografico), ma sono cose che capitano.Tu Saviano devi solo accettare di non essere il Papa, D’Annunzio e Landolfi e, quindi, di non essere infallibile

 
 
 
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