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Allora è possibile... 45% di rinnovabile

Post n°91 pubblicato il 10 Giugno 2008 da verdilecco
 

Nella piana di Amaraleja, nel Portogallo sud-orientale, a un tiro di schioppo dalla cittadina di Moura, i muri bianchi non sono più il bersaglio preferito dei raggi solari. Una sequenza di torri che reggono grandi pannelli fotovoltaici, ognuno dei quali potrebbe ospitare in superficie un appartamento di 140 metri quadri, si alza con petulante regolarità dalla terra rossa e si ripete, postazione dopo postazione, per 2.500 volte. Il risultato è il più grande impianto di energia solare fotovoltaica del mondo, che la spagnola Acciona sta completando in questo fazzoletto di Europa con un investimento di 240 milioni di euro. Il collegamento con la rete elettrica portoghese è previsto per l'autunno. L'impianto avrà una capacità di 46 MWp, e produrrà 90 milioni di chilowatt-ora all'anno, in pratica i consumo di 30mila abitazioni portoghesi, nonché il 30% di quanto il Portogallo vuole raggiungere in termini di solare fotovoltaico.Le enigmatiche superfici di silicio che fissano il sole sembrano un messaggio lanciato dalla Terra verso mondi lontani. Ma a scendere dal cielo in elicottero, in una chiara giornata di inizio estate, è stato il segretario americano all'Energia, Samuel Bodman, che non poteva, in un'epoca di quotazioni stellari del petrolio, non mettere piede nel sito di Amaraleja, ormai considerato un benchmark mondiale delle energie rinnovabili. Anche se l'interesse di Bodman, in tema di efficienza energetica, va soprattutto a un altro dei fiori all'occhiello del Portogallo: «Anche l'America – dice Bodman – ha lavorato duro sulle energie rinnovabili. Questo è il futuro dell'energia. Offriremo al Portogallo di lavorare insieme, in particolare nelle energie prodotte dalle onde, un aspetto nel quale credo che Lisbona primeggi nel mondo. Siamo molto interessati a questo, e proporremo ai nostri laboratori delle energie rinnovabili una visita degli impianti portoghesi».Progetti pilotaL'interesse di Bodman va alla trasformazione del moto ondoso in energia elettrica. Un progetto-pilota che il Portogallo, primo Paese a tentare di sfruttare commercialmente questa tecnologia, sta portando avanti al largo delle coste settentrionali con l'aiuto di investitori privati, tra i quali la spagnola Endesa (si veda anche Il Sole 24 Ore dell'1 giugno). Altri investitori privati intanto partecipano a Mendoiro (nell'Alto Minho) al progetto VentoMinho, per ora il più grande parco eolico europeo su terraferma, con 120 torri. Al capitale di VentoMinho partecipano la francese Edf, la spagnola Endesa e la portoghese Edp. L'energia viene portata a Braga, e da lì immessa in rete. Se si aggiunge l'investimento in 18 impianti idroelettrici, con bacini da riempire di notte grazie all'energia prodotta dalle turbine eoliche, l'obiettivo portoghese, che prevede di generare il 45% del consumo totale di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2010, e quindi in anticipo rispetto ai traguardi europei, appare in una luce di tutto sommato realistica ambizione. E l'Italia, che di fronte al nuovo shock petrolifero vuole tornare sulla strada del nucleare abbandonata nel secolo scorso, è un esempio che a Lisbona non suscita particolari emozioni. «Il nucleare non è una priorità – taglia corto il ministro dell'Economia e dell'Innovazione, Manuel Pinho –. Dobbiamo ridurre la dipendenza da petrolio e gas, il costo dell'inazione è altissimo, e non possiamo aspettare il nucleare di quarta generazione. Chi si posiziona nella nuova rivoluzione industriale delle energie rinnovabili ha enormi vantaggi in termini di innovazione, investimento, nuovi posti di lavoro. La lezione che ho tratto è che queste cose possono avvenire molto più rapidamente di quanto noi immaginiamo». Incentivi ai privati Quello che il Governo portoghese sta facendo per sviluppare il settore delle energie rinnovabili è soprattutto incentivare gli investimenti privati nelle aree più povere del Paese («Nessuna politica può funzionare se non hai un forte settore privato che risponde», dice Pinho). Gare pubbliche saranno lanciate per la costruzione di nuovi impianti eolici. Il nucleare non è il diavolo, ma qualcosa che per il momento non è funzionale agli interessi portoghesi. «Il nucleare è per domani. Nel nucleare non abbiamo esperienza, e poi la tecnologia sta cambiando. Le priorità, allora, sono le energie rinnovabili e il gas» dice Joâo Manso Neto, amministratore esecutivo di Energias de Portugal (Edp). Tra le energie rinnovabili, la produzione di elettricità attraverso il moto ondoso è l'ultima frontiera. Quanto è importante per il Portogallo? «Se anni fa avessimo chiesto quale sarebbe stata l'importanza dell'eolico – si limita a rispondere Neto – nessuno avrebbe immaginato l'importanza che ha oggi». La benefica ricaduta di nuovi posti di lavoro invocata dal Governo portoghese, intanto, ha la sua icona a a Viana do Castelo, sulla costa Nord, dove la tedesca Enercon fabbrica, e spedisce in giro per il mondo, le ciclopiche pale in resina rinforzata che vengono montate sulle torri eoliche. Trecento i posti di lavoro diretti creati, e un futuro un po' più roseo in un'area duramente colpita dalla crisi dell'industria tessile.

Il sole 24 ore del 10.06.08

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