TREVISO CITTA' APERTA!
L’immagine di Treviso è profondamente
cambiata negli ultimi anni: la città
ospitale e gentile del passato sembra,
da tempo, solo un ricordo. Ora appare
rancorosa e chiusa, al pari di altri
luoghi della sua provincia. La responsabilità
di questo mutamento di percezione
è innanzitutto del ceto politico
locale, che governa altresì molti centri
della Marca. Un ceto che ha preso in
ostaggio il "marchio" trevigiano; così
come ha fatto con le tradizioni popolari
e religiose, distorcendone significato
e messaggio. Un ceto che, attraverso
clamorose prese di posizione, ha forgiato
all’esterno un’immagine negativa
della città, e alimentato all’interno
contrapposizioni durissime con chi
non si allinea o dissente politicamente.
Un ceto, non meno parte della "casta"
politica di altri, che alla parola
"comune", contrappone una visione
proprietaria della città, sintetizzata da
espressioni come: i "miei" cittadini, la
"mia" polizia locale. Dimentico che le
istituzioni hanno come esclusivi "proprietari"
i cittadini e non viceversa.
Nel mirino di questa claustrofobica
concezione del mondo sono finiti di
volta in volta gli immigrati e i loro figli,
i musulmani, i preti dissenzienti, gli intellettuali,
le donne, i comitati dei cittadini,
i partigiani, gli omosessuali, gli
"sbandati"; ma anche cani, alberi,
panchine, lanterne, biciclette. Un consigliere
comunale trevigiano
poi a ravvedersi
metodi da SS contro gli immigrati,
gli stessi che con il loro lavoro contribuiscono
a tenere in piedi il sistema
produttivo e badano ai nostri anziani.
Le posizioni di sindaci, ex-sindaci e
prosindaci, sono troppo note per dare
loro ulteriore spazio. Ma non si tratta
solo delle posizioni di questo o quell’esponente
istituzionale, peraltro destinati
a passare. Si tratta di una cultura
politica che, purtroppo, va oltre le sorti
di questo o quel personaggio e alla
quale bisogna porre un argine prima
che la società trevigiana scivoli verso
derive che potrebbero avere approdi
incontrollati, in particolare tra i più
giovani. Una cultura politica che si nutre
di parole durissime, minimizzate irresponsabilmente
da qualcuno come
"posizioni folcloristiche". Parole, invece,
tanto più gravi perché pronunciate
da esponenti istituzionali, ai quali dovrebbe
essere chiesto, per la carica
che rivestono, un senso di responsabilità
maggiore degli altri.
Parole che generano profondo imbarazzo.
E’ noto, purtroppo, a chi
viaggia per l’Italia e nel mondo, per
motivi professionali, di studio o per tu
trevisocittaperta.net
www.| info@trevisocittaperta.net 1rismo, come Treviso sia oggi riconosciuta,
e bollata dall’esterno, come
una sorta di culla dell’inciviltà, a prescindere
dal suo decoro esteriore. Nelle
presentazioni di circostanza dire
che si è di Treviso, o di qualche centro
della Marca divenuto noto alle cronache
nazionali sull’onda di dichiarazioni
o provvedimenti che mai si sarebbe
messo in conto di ascoltare o vedere,
è ormai accompagnato da un’immediata
presa distanze da chi governa
localmente. Una sensazione spiacevole,
mai provata in passato. "Treviso?,
no grazie" sta diventando un infelice
ma diffuso slogan. Un marchio negativo
potenzialmente dannoso, nel tempo,
persino per il turismo e l’economia.
Pensare che nell’era della comunicazione
globale "detti e fatti" trevigiani
restino all’interno della Marca o delle
Mura è pura illusione. Ne parlano le
tv, grandi giornali nazionali e internazionali
come l’International Herald Tribune
o Le Monde. Persino Al Jazeera
ha puntato i suoi fari su Treviso. Siti e
blog in Internet sono pieni di commenti
negativi. Nella frequentatissima You-
Tube si possono vedere, sotto forma di
ridicoleggiante rap, video che non mostrano
certo il volto migliore della trevigianità.
Nelle biblioteche delle università
europee sono ormai diffusi articoli
e saggi nei quali città e provincia
appaiono luoghi in cui prosperano razzismo
e xenofobia.
Sappiamo che Treviso e la Marca
non sono solo questo. La società trevigiana
è caratterizzata dalla generosità,
che si esprime nelle mille iniziative
di volontariato, cattolico e laico, nella
rete di cooperative sociali. Una realtà
che ha dato vita a un tessuto produttivo
operoso, che ha buone scuole,
strutture sportive senza eguali, fondazioni
culturali di tutto rispetto, che ha
prodotto energie artistiche ed intellettuali
che ci sono invidiate altrove,
ostracizzate e spesso costrette all’esilio
culturale. Larga parte di questa società
non discrimina le persone in
base alla religione, alla sessualità, al
colore della pelle. Non pensa che impedire
alle persone di pregare sia una
conquista di civiltà. Non si riconosce
in battaglie ideologiche che inneggiano
a contrapposizioni frontali. Non
esulta per la tristemente nota
longa
patrimonio collettivo sia oscurato da
una nuova fama che non piace a noi
come a molti?
E’ tempo che quanti non si riconoscono
in questa pessima immagine
facciano sapere, con ogni mezzo, che
non condividono affatto questa triste
rappresentazione della trevigianità.
Ombra. E’ giusto che questo positivowww.trevisocittaperta.net
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Inviato da: piumadi1angelo
il 02/06/2009 alle 23:40
Inviato da: Corazon2dgl
il 13/11/2008 alle 14:34
Inviato da: Corazon2dgl
il 01/09/2008 alle 19:41
Inviato da: tt.sul.mio.i.pod
il 24/08/2008 alle 17:40
Inviato da: piumadi1angelo
il 04/08/2008 alle 17:00