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nuovo gioco!!

Post n°13 pubblicato il 20 Marzo 2008 da polvez

ciao!! gioca anche tu!

come sapete la maggior parte dei personaggi della lista amici è solo così, per un click, ora ho cambiato filosofia, rimarranno le persone + care e + simpatiche, avendo non poche persone ed essendo a lavoro, non potevo certo stilare una lista.. quindi sarai proprio tu a decidere se rimanere o no!

commenta qui sotto e decidi chi eliminare!

per farlo devi prima essere iscritto/a alla mia lista amici

OVVIO SI FA PER SCHERZARE!! chi viene eliminato, poi può , se vuole tornare nella lista...

la decisione avverrà ormai martedì 25!

ciaoo!!

 
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Post n°12 pubblicato il 17 Marzo 2008 da polvez

SAN PATRICK!

Sia la strada al tuo fianco, il vento sempre alle tue spalle, che il sole splenda caldo sul tuo viso, e la pioggia cada dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo, Iddio ti protegga nella palma della mano
(San Patrizio, Benedizione del viaggiatore irlandese)


San Patrizio (Old Kilpatrick in Dumbarton, Scozia 387 – Saul contea di Down, Irlanda del Nord 17 marzo 493) è stato un missionario cristiano di origine scozzese.

Assieme a San Columba di Iona e a Santa Brigida d'Irlanda è il santo patrono dell'Irlanda.

Nato con il nome di Maewyin Succat, si imporrà più tardi il nome latino di Patrizio. Era figlio di Calphurnius e Conchessa, i quali erano appartenenti ad una famiglia nobile romana.

Viene festeggiato da tutta la comunità irlandese del mondo il 17 marzo, data della sua morte.


Biografia Rapito quando aveva 16 anni da pirati irlandesi, fu venduto come schiavo al re del North Dal Riada, nell'odierna Irlanda del Nord. Qui imparò la lingua gaelica e la religione celtica. Dopo sei anni fuggì dalla corte del re per tornare alla sua famiglia. Ritornò nella Chiesa, come già suo padre e suo nonno prima di lui, divenendo prima diacono. Recatosi in Gallia, Saint Germain d'Auxerre lo consacrò vescovo.

Successivamente gli fu affidata da papa Celestino I l'evangelizzazione delle isole britanniche e specialmente dell'Irlanda. Nel 431-432 iniziò il suo apostolato in terre irlandesi, all'epoca quasi interamente pagane. A lui si deve la fioritura del Cristianesimo in Irlanda, seppur in forma sincretica con il Paganesimo celtico.

Nacque infatti la corrente separata del Cristianesimo celtico, in seguito limitato e riassimilato dalla Chiesa cattolica. Infatti, per conservare le radici e le tradizioni storiche del popolo irlandese, nonché per un suo attaccamento alla religione celtica, Patrizio favorì la combinazione di molti elementi cristiani e pagani. Per esempio introdusse il simbolo della croce solare sulla croce latina, facendo diventare la croce celtica il simbolo del Cristianesimo celtico.

All'età di oltre cinquant'anni intraprese un lungo pellegrinaggio fino a Roma. Al ritorno si stabilì nell'Irlanda del Nord fino al termine dei suoi giorni. Fonti storiche accertano la sua morte a Downpatrick, in Irlanda, ma alcuni studiosi suppongono che la sua morte possa essere avvenuta in Inghilterra o in Galles.


Leggende su San Patrizio Secondo la tradizione irlandese, in Irlanda non ci sarebbero più serpenti da quando San Patrizio li cacciò in mare.

Questa leggenda è connessa a quella della montagna sacra irlandese, Croagh Patrick, sulla quale il santo avrebbe trascorso quaranta giorni, gettando alla fine una campana dalla sommità del monte nell'attuale Baia di Clew per scacciare i serpenti e le impurità, formando le isole che la contraddistinguono.

Celeberrima è poi la leggenda del pozzo di San Patrizio, il pozzo senza fondo, da cui si aprivano le celestiali porte del Purgatorio.

Da notare la presenza della leggendaria figura di San Patrizio anche nell'emblema nazionale irlandese, il trifoglio (shamrock). Grazie ad un trifoglio, si racconta infatti, San Patrizio avrebbe spiegato agli irlandesi il concetto cristiano della Trinità, sfogliando le piccole foglie del trifoglio legate ad un unico stelo.


 
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Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 26 Febbraio 2008 da polvez

TREVISO CITTA' APERTA! 

L’immagine di Treviso è profondamente

cambiata negli ultimi anni: la città

ospitale e gentile del passato sembra,

da tempo, solo un ricordo. Ora appare

rancorosa e chiusa, al pari di altri

luoghi della sua provincia. La responsabilità

di questo mutamento di percezione

è innanzitutto del ceto politico

locale, che governa altresì molti centri

della Marca. Un ceto che ha preso in

ostaggio il "marchio" trevigiano; così

come ha fatto con le tradizioni popolari

e religiose, distorcendone significato

e messaggio. Un ceto che, attraverso

clamorose prese di posizione, ha forgiato

all’esterno un’immagine negativa

della città, e alimentato all’interno

contrapposizioni durissime con chi

non si allinea o dissente politicamente.

Un ceto, non meno parte della "casta"

politica di altri, che alla parola

"comune", contrappone una visione

proprietaria della città, sintetizzata da

espressioni come: i "miei" cittadini, la

"mia" polizia locale. Dimentico che le

istituzioni hanno come esclusivi "proprietari"

i cittadini e non viceversa.

Nel mirino di questa claustrofobica

concezione del mondo sono finiti di

volta in volta gli immigrati e i loro figli,

i musulmani, i preti dissenzienti, gli intellettuali,

le donne, i comitati dei cittadini,

i partigiani, gli omosessuali, gli

"sbandati"; ma anche cani, alberi,

panchine, lanterne, biciclette. Un consigliere

comunale trevigiano

poi a ravvedersi

metodi da SS contro gli immigrati,

gli stessi che con il loro lavoro contribuiscono

a tenere in piedi il sistema

produttivo e badano ai nostri anziani.

Le posizioni di sindaci, ex-sindaci e

prosindaci, sono troppo note per dare

loro ulteriore spazio. Ma non si tratta

solo delle posizioni di questo o quell’esponente

istituzionale, peraltro destinati

a passare. Si tratta di una cultura

politica che, purtroppo, va oltre le sorti

di questo o quel personaggio e alla

quale bisogna porre un argine prima

che la società trevigiana scivoli verso

derive che potrebbero avere approdi

incontrollati, in particolare tra i più

giovani. Una cultura politica che si nutre

di parole durissime, minimizzate irresponsabilmente

da qualcuno come

"posizioni folcloristiche". Parole, invece,

tanto più gravi perché pronunciate

da esponenti istituzionali, ai quali dovrebbe

essere chiesto, per la carica

che rivestono, un senso di responsabilità

maggiore degli altri.

Parole che generano profondo imbarazzo.

E’ noto, purtroppo, a chi

viaggia per l’Italia e nel mondo, per

motivi professionali, di studio o per tu

trevisocittaperta.net

(costretto) ha persino invocatowww.| info@trevisocittaperta.net 1

rismo, come Treviso sia oggi riconosciuta,

e bollata dall’esterno, come

una sorta di culla dell’inciviltà, a prescindere

dal suo decoro esteriore. Nelle

presentazioni di circostanza dire

che si è di Treviso, o di qualche centro

della Marca divenuto noto alle cronache

nazionali sull’onda di dichiarazioni

o provvedimenti che mai si sarebbe

messo in conto di ascoltare o vedere,

è ormai accompagnato da un’immediata

presa distanze da chi governa

localmente. Una sensazione spiacevole,

mai provata in passato. "Treviso?,

no grazie" sta diventando un infelice

ma diffuso slogan. Un marchio negativo

potenzialmente dannoso, nel tempo,

persino per il turismo e l’economia.

Pensare che nell’era della comunicazione

globale "detti e fatti" trevigiani

restino all’interno della Marca o delle

Mura è pura illusione. Ne parlano le

tv, grandi giornali nazionali e internazionali

come l’International Herald Tribune

o Le Monde. Persino Al Jazeera

ha puntato i suoi fari su Treviso. Siti e

blog in Internet sono pieni di commenti

negativi. Nella frequentatissima You-

Tube si possono vedere, sotto forma di

ridicoleggiante rap, video che non mostrano

certo il volto migliore della trevigianità.

Nelle biblioteche delle università

europee sono ormai diffusi articoli

e saggi nei quali città e provincia

appaiono luoghi in cui prosperano razzismo

e xenofobia.

Sappiamo che Treviso e la Marca

non sono solo questo. La società trevigiana

è caratterizzata dalla generosità,

che si esprime nelle mille iniziative

di volontariato, cattolico e laico, nella

rete di cooperative sociali. Una realtà

che ha dato vita a un tessuto produttivo

operoso, che ha buone scuole,

strutture sportive senza eguali, fondazioni

culturali di tutto rispetto, che ha

prodotto energie artistiche ed intellettuali

che ci sono invidiate altrove,

ostracizzate e spesso costrette all’esilio

culturale. Larga parte di questa società

non discrimina le persone in

base alla religione, alla sessualità, al

colore della pelle. Non pensa che impedire

alle persone di pregare sia una

conquista di civiltà. Non si riconosce

in battaglie ideologiche che inneggiano

a contrapposizioni frontali. Non

esulta per la tristemente nota

longa

patrimonio collettivo sia oscurato da

una nuova fama che non piace a noi

come a molti?

E’ tempo che quanti non si riconoscono

in questa pessima immagine

facciano sapere, con ogni mezzo, che

non condividono affatto questa triste

rappresentazione della trevigianità.

Ombra. E’ giusto che questo positivo

www.trevisocittaperta.net

| info@trevisocittaperta.net 2

 
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finalmente.....

Post n°9 pubblicato il 15 Febbraio 2008 da polvez

è san Faustinoooo!!!

 
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