Creato da veuve_cliquot il 10/01/2011

La Specola

"Non mi piace la via che conduce qui e là. Non bevo alla fonte verso cui tutti s'intruppano. Detesto ciò che é comune, popolare e senza regole" Callimaco

 

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VIAGGIARE

Post n°107 pubblicato il 12 Dicembre 2011 da veuve_cliquot

Van Gogh: La scarpa

 

"Viaggiare non è arrivare,
viaggiare è inseguire lo straniamento,
uscire dall'abituale, dal mondo reale,
esporsi all'insolito, accedere a un mondo immaginativo, fantastico.
Viaggiare è offrirsi all'esperienza dello spaesamento.
Viaggiare è arrendersi all'attrazione del movimento.
Perché è il viaggio stesso la meta, basta percepirlo, sentirlo,
accoglierlo nel suo essere senza limiti, senza confini, senza tempo.
E il viaggio non è mai soltanto un esercizio di evasione,
ma è un teatro di interiorità.

Il nostro viaggio non esige che un bagaglio leggero,
ma sollecita un cuore aperto, un'anima attenta, vigile, consapevole,
per rendere possibile l'ascolto della musica del destino.

La bellezza dello spirito svanisce se non le si prestano cure e attenzioni:
cosa accade a un giardino se non riceve l'acqua e le cure necessarie?
Si secca, imbruttisce.
Per questo nel nostro viaggio,
l'unico nutrimento è l'emozione. "

 

Non so chi abbia scritto queste parole, le trovai sul dépliant che pubblicizzava una mostra sui viaggi che si è tenuta qualche anno fa al castello di Racconigi. Ma mi piacquero  molto e le ricopiai per rileggerle quando capitava.

 

 

Ma quante tipologie di viaggi esistono? Ci sono i viaggi per lavoro, per commercio, per svago, per studio, per conoscenza. Fin dalla giovinezza si siamo trovati davanti a due viaggi emblematici: il viaggio di Ulisse e quello di Enea: il primo viaggia per ritornare a casa e il secondo per rifondare una casa. Il primo vuole tornare a quel che la sua memoria gli fa ricordare, il secondo fugge per rifondare la sua memoria. Entrambi affrontano il viaggio con una consapevolezza che deriva loro dalla memoria. Vanno verso una meta, ma entrambi sanno che in quella meta sta la loro casa. Casa non solo come luogo fisico ma come luogo di memoria come ritorno a una patria interiore.

 

 

Ormai esistono ben pochi viaggiatori, intesi come coloro che affrontano il viaggio per aprire la mente alla conoscenza,  sostituiti dai turisti, coloro che cercano l’evasione e l’emozione da cogliere presto e consumare nell’immediato ma che non determina cambiamenti interiori. Attualmente i viaggi sono diventati solo un mezzo per staccare un po’, vedere cose nuove, ritornare a casa con fotografie e ricordi che nel tempo perderanno i loro colori. Ormai il viaggio ha perso quella sua connotazione di conoscenza che dovrebbe essere la prima caratteristica di esso. Quanto riusciamo a conoscere e capire di ciò che vediamo intorno quando viaggiamo? Credo ben poco, non è facile (direi anche impossibile), in pochi giorni riuscire a entrare nello spirito di un paese, nell’animo della sua gente. Ci limitiamo a guardare, guardare senza capire, guardare filtrando tutto attraverso la nostra sensibilità e cultura. Si è persa l’idea del viaggio come metafora della conoscenza di se stessi, dei propri limiti, delle proprie contraddizioni. Il viaggio è diventato semplicemente un modo per passare qualche giorno in un ambiente diverso da quello a cui siamo normalmente abituati, magari per prendere un po’ di sole in inverno. E dentro di noi continuiamo a portare le nostre abitudini, i nostri conflitti, le nostre consuetudini, quando non pretendiamo di mangiare spaghetti ai piedi dell’Himalaya!

 

 

Il viaggio non dovrebbe avere una meta ma essere un girare senza scopo se non quello di cercare di capire, svuotarci la mente degli ingombri di ogni giorno, un bagaglio leggero e un cuore aperto, come viene detto.

Come scrive Kavafis nella splendida poesia Itaca:  “Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga,fertile in avventure e in esperienze”. Perché lo scopo del viaggio dovrebbe proprio essere quello di accumulare esperienza e conoscenza, possibilità di arricchimento interiore, capacità di capire e di vedere un mondo diverso, percepire che il nostro mondo non è l’unico mondo, ma esistono altri mondi, altri modi di pensare, di vedere la vita, di viverla. Perché solo così potremo diventare più aperti verso gli altri perché solo la conoscenza e la comprensione non ci faranno apparire l’altro diverso e quindi nemico.

 

 

E questo post l’ho scritto per dirvi che farò la turista per una settimana e non la viaggiatrice, perché il tempo è, ahimè, tiranno!

 

 

 
 
 
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Perché un altro blog? Non credo che il mondo ne abbia necessità ed esso non nasce nemmeno da un mio bisogno di esprimere fatti o sensazioni personali.

Non sarà quindi né un diario personale, né una valvola di sfogo di sentimenti ed emozioni.

Scriverò di fatti, articoli di giornali, libri, frasi che mi hanno fatto pensare, ragionare, riflettere, che mi sono piaciuti o non piaciuti, che hanno risvegliato il mio senso critico e anche qualche rotellina un po' arrugginita del mio cervello.

Sarà il blog di una persona che ritiene ancora di avere un cervello pensante libero da ideologie, dottrine, fedi e prese di posizione o di campo acefale.

 

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