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(Dino Campana)
Post n°32 pubblicato il 09 Giugno 2009 da microcosmi
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Post n°31 pubblicato il 01 Giugno 2009 da microcosmi
Per evitare di essere scoperta ho scelto la latitanza. Per scoprire quel che voglio scoprire ho scelto la latitanza. E' notte. Sono seduta davanti allo schermo. C'è una e-mail per me. La apro. Dice: Libertà, solo per una notte. ....................... Libertà per una notte, dici. Solo per una notte la libertà di essere un' altra. Dici che vuoi essere trasformata. E' qui che comincia la storia, qui in queste lunghe righe di dna portatile. Qui prendiamo i tuoi cromosomi, ventitrè coppie, e modifichiamo la tua altezza, gli occhi, i denti, il sesso. Questo è un mondo inventato. Puoi essere libera solo per una notte. Spogliati. Liberati dei vestiti. Liberati del corpo. Appendili dietro la porta. Stanotte possiamo andare ben oltre il travestimento. E' solo una storia, dici. Proprio così, e anche la vita lo è: una storia inventata, un racconto dell' orrore, un giallo, la strana storia di te e me. L' alfabeto del mio dna plasma certe parole, ma non racconta la storia. Devo raccontarla io. Che cosa devo continuare a raccontare? Che c'è sempre un nuovo inizio, una fine diversa. Posso cambiare la storia. Io sono la storia.
(jeanette winterson - PowerBook -) |
Post n°30 pubblicato il 15 Aprile 2009 da microcosmi
Molte sono le cose che vorrei dire, ma non so trovare le giuste parole... Solo questo, ora, riesco a fare; un copia incolla dal sito dell' Ansa. Una madre per tutte le madri, un dolore profondo muto, antico e per sempre.
Anna una rosa tra le macerie (di Simona Tagliaventi) L'AQUILA - Anna sembra uscita da una tragedia greca. I capelli neri scomposti, il viso segnato da un dolore che sembra non potere finire, gli occhi azzurri, limpidi, a cercare qualcuno che non c'é più. Piange suo figlio rimasto sepolto sotto le macerie a piazza Pasquale Paoli all'Aquila, in un palazzo dove quasi tutti erano studenti e dove quasi nessuno si è salvato. Anna è greca, ma, anche se non parla italiano, fa capire il suo dolore con le urla, le lacrime e i gesti. Lo strazio di una madre che racconta di un figlio morto ad appena 28 anni. Getta una rosa bianca tra i detriti che il braccio della gru impietosamente solleva e poi, qualche metro più in là, accende cinque ceri rossi e sette lumini bianchi, sotto gli occhi di chi si trova a passare e non riesce a capire il perché di quel gesto, così strano, così coinvolgente. Fiammelle che si traducono in un un piccolo, grande gesto per ricordare il luogo della sua tragedia. Poi si allontana, quasi non volendo volgere le spalle a quella montagna di detriti che gli hanno portato via un figlio. Manda baci dal bordo della strada e di un marciapiede che non c'é più, grida in greco "ou pausomai eraon se", che significa "non smetterò mai di amarti". Piegata in due dal dolore, Anna si guarda intorno quasi a cercare un conforto che però nessuno le può dare. Appena si accorge poi che una folata di vento spegne uno dei ceri e qualche lumino, si gira e torna subito a riaccenderli, come se fosse uno sgarbo al figlio quello di non avere una luce che lo illumini, ora che ormai per lui è buio. Fa anche fatica ad accenderle quelle candele, ha le mani fasciate, forse anche lei ha scavato. E ora veglia chi non c'é più tra le macerie. Ma il dolore, ormai, è l'ultima cosa che la preoccupa. Prende l'accendino e, incurante del fuoco che le brucia le garze, ridà vita pazientemente a tutte le fiammelle che il vento ha spento. Accanto a lei, donna di un presepe senza vita, il marito, appoggiato ad una stampella di legno, soffre in silenzio mentre l'abbraccia, ma nulla può contro il dolore straziante di una madre a cui le ruspe stanno portando via anche l'ultima speranza di rivedere suo figlio. |
Post n°29 pubblicato il 18 Marzo 2009 da microcosmi
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Post n°28 pubblicato il 27 Febbraio 2009 da microcosmi
Cerco disperatamente nel mio cervello qualche idea da scrivere su questo foglio bianco virtuale, ma trovo il vuoto... il vuoto assoluto. Eppure non dovrebbe essere così difficile condividere pensieri, basta poggiarli qui e lasciare che chi passa li possa raccogliere o anche solo prendere in visione. Pensieri, una parte di me, idee, sentimenti, ricordi che il tempo che passa stratifica nella mente; molti son come fossili nascosti in immagini del presente, e stanno lì quasi dimenticati in attesa di un'odore, un rumore, una sola parola che li riporti a vivere. E penso, penso a come è difficile dire agli altri qualcosa che si ha dentro, esprimere pensieri e sentimenti intimi, discreti, che appartengono a me sola; penso a come è facile che la scrittura sia fraintesa, chi legge ha occhi e cuore diversi da chi scrive e filtra con la propria esperienza ogni comunicazione quasi manipolandola a proprio piacimento. Tutto è più facile a voce, si è meno nudi, meno esposti, la voce sa dire e sa nascondere, urla e sussurra, colora le parole per poi lasciarle volare via con grande leggerezza... "Verba volant, scripta manent", lo scritto rimane saldamente ancorato al foglio. Scrivere è più doloroso che parlare, spesso obbliga a mettere in gioco qualcosa di molto profondo, che vorrebbe restar tranquillamente nascosto nei sotterranei del cuore. Eppure scrivere esorcizza, scarica, allontana la tensione emotiva; è come il sangue che abbandona una ferita ancora aperta lasciando che piano piano si chiuda in una cicatrice sottile, appena visibile. Buona scrittura ! |
Inviato da: lorenzovok
il 26/07/2009 alle 22:26
Inviato da: Arvalius
il 05/06/2009 alle 10:41
Inviato da: microcosmi
il 10/05/2009 alle 23:29
Inviato da: moniquedgt
il 10/05/2009 alle 12:23
Inviato da: uuuuuaaaaaaaaaa
il 09/05/2009 alle 13:13