Creato da tidicochisono il 07/04/2005
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Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 11 Maggio 2005 da tidicochisono

Prima di proseguire, voglio spiegare il motivo per cui non ho più aggiornato il blog.

 

Non è così facile andare avanti …perché ad ogni pagina in più, i ricordi diventano più dolorosi. Pensavo sarebbe più facile, del resto nessuno mi conosce, nessuno sa chi sono…ma non è così. Ad ogni parola, lettera in più, riaffiorano ricordi dolorosi, sepolti nei meandri più remoti della mia anima…e mi fanno male, di nuovo!

 

“…L’Albania, come anche il mio paese, stava tentando di uscire da una situazione terribile in quegli anni…la miseria faceva da padrona. Le strade erano bruttissime, piene di fossi, che facevano sobbalzare spesso il camion dove viaggiavamo.

 

No ricordo precisamente il percorso che abbiamo fatto ma ricordo che il viaggio durò parecchio . Sapevo che dovevamo andare in un paese vicino al mare, Vlore, o come la chiamano qua, Valona. Lì poi, avremo dovuto aspettare il nostro turno per poter partire.

 

Ma non solo! Avremo dovuto aspettare che il mare fosse calmo, altrimenti, quel guscio d’uovo, sarebbe potuto affondare, “e il problema on sono quelle zoccole, il problema è la mia pelle” diceva uno dei scafisti(queste parole, me le tradusse tempo dopo una ragazza del mio stesso paese, ma che era da due anni che si prostituiva in Albania), additando me ed altre 6 ragazze, che molto presumibilmente, erano state rapite, vendute e maltrattate proprio come me.

 

 

 

Non sapevo di dov’erano, non potevo parlarci, ammesso che potessi capire la loro lingua. Ci tenevano in una stanza senza finestre…o forse c’era una finestra oscurata da una tenda di plastica. Dormivamo per terra, una vicino all’altra, ma nessuna apriva bocca, nessuna voleva rischiare di prendersi altre botte per un’ inutile chiacchierata.

 

Sono stata lì dentro 5 giorni, durante i quali, solo una volta avevo visto il mio “padrone”.

 

Ciò mi preoccupava!Strano!In Grecia, ero felice di non vederlo. Anzi, pregavo per non vederlo!

 

Invece lì no! Lì preferivo vederlo, anche lui, il mio aguzzino, perché in fondo, era l’unica persona che conoscevo…in fondo era il mio “padrone”, e avrebbe dovuto prendersi cura di me, non fosse altro che per il fatto di avermi pagato 2000 dollari. Ero la sua merce, e non aveva interesse che io “perissi”.

 

Ma come ogni merce, dopo scoprì di essere stata riceduta ad un nuovo, “miglior offerente”…ma questa volta, ad un’albanese!

 

Il sesto giorno, o meglio, la sera del sesto giorno, siamo partiti.

 

Ci hanno stipato sotto la coperta minuscola del gommone (erano si o no4-5 metri quadri)  a noi 6 più 5 nuove ragazze che non avevo visto prima, …tutte con un futuro da “pulitrice di teste di pesce” (era questa la definizione che usavano tra di loro i miei nuovi padroni)

 

Complessivamente, su quel gommone, eravamo una trentina…tutti disperati.

Si, eravamo tutti disperati! E forse, i nostri papponi erano ancora più disperati di noi…almeno per noi ci poteva essere una possibilità di redenzione…ma per loro no…la loro anima, ora era i proprietà altrui, del Diavolo.

 

Il viaggio durò circa due ore e mezzo, più una mezz’oretta da fermi in mezzo al mare, per non farci vedere dalle motovedette di guardia.

 

E’ strano, ma proprio nei momenti più difficili, più disperati, torna il coraggio…Così, lì dentro, sotto quella coperta e con un caldo asfissiante, cominciammo a parlare. Non c’importava più del divieto di parlare, non c’importava più di nulla…del resto, potevamo morire da un momento all’altro.

 

Così, scopri che altre tre ragazze erano mie connazionali, mentre due erano rumene, e le altre 5 albanesi. Una di queste ultime, in un inglese strampalato, ci disse che era la terza volta che viaggiava in gommone verso l’Italia. Era già stata lì, aveva già “lavorato” lì, e poi, l’avevano presa i carabinieri (“che sono cattivissimi”-disse) e l’avevano rispedita a casa, per due volte.

Ma il suo “amore” (il concetto “amore” aveva molti significati, a quanto pareva) ogni volta che lei era stata espulsa, aveva subito preso l’aereo e l’aveva raggiunta…subito! Certo, perché - disse - non può stare senza di me in Italia!

 

Ad un certo punto, venne giù uno dei scafisti  e gridando ci spingeva su, verso la strettissima uscita. Dovevamo scendere….o meglio, buttarci in acqua, subito!

Eravamo arrivati in Italia!.....

 
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