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Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 21 Giugno 2005 da tidicochisono

Lo spettacolo fu disgustoso: dopo averle dato i soldi (50000 lire), lui cominciò a toccarle le cosce, poi il seno; lei con movimenti rapidi gli aprì la cerniera dei pantaloni, e estrasse il suo pene eretto. Poi vi infilò un preservativo, con una rapidità straordinaria-“ altrimenti, il cliente potrebbe anche bloccarsi” -, e subito dopo, lo infilò in bocca, e cominciò a fare su e giù. Tutto meccanicamente! Tutto come da copione…sembrava quasi che ciò che faceva non era poi nulla di male…era un semplice lavoro, come preparare un pranzo, o che ne so, cucire una giacca: ogni cosa aveva una successione di gesti e di movimenti prestabilita.

 

E come da copione, lui le sali sopra e dopo un paio di minuti, lo sentì godere.

 

Avevo lo stomaco in subbuglio. Volevo vomitare, ma non potevo farlo lì, gli ordini erano stati chiari: non avrei dovuto fare nulla che il cliente non avrebbe gradito, altrimenti, lui non torna più!

 

Dopo circa tre minuti, (erano passati soltanto 10 minuti da quando eravamo salite in macchina) stavamo già di nuovo sulla strada.

 

Guardavo Sara. Lei aveva dei bellissimi capelli ricci, lunghi, due occhi profondi, neri, pieni di tristezza. Aveva anche  un bellissimo corpo- nel suo paese aveva studiato danza classica per 12 anni.

 

Mi guardò anche lei e mi disse “ Dopo le prime tre- quattro volte ti sembrerà meno  orribile”

“No-volevo dirle- non ci saranno tre-quattro volte, io scappo questa sera!” Ma non ho detto nulla.

 Mi portò con sé anche con il cliente successivo.

 

Stessa scena, stesso copione!

 

Incredibile! La gente pagava per fare una cosa del genere! Non era il sesso in sé , era il modo in cui veniva fatto. Il cliente saliva su di lei e la montava, mentre lei immobile, girava la testa di lato!

 

Poi venne il mio turno..

 

Sara ormai mi aveva mostrato tutto…ora dovevo mettere in pratica. Mi avevano dato “solo” 10  preservativi: era la prima sera, e dieci clienti sarebbero stati più che sufficienti.

 

Si ferma una macchina…ho detto la formula imparata a memoria, che non sapevo nemmeno cosa volesse dire “Bocca, figa, nuda, 50”…salgo sulla macchina.

 

Era arrivato il mio momento: dovevo scappare! Dovevo assolutamente chiedergli aiuto!

“ Help! Polizia! Aiuto!” –cominciai a dire. “Polizia, polizia, help-me!” ripetevo come un’ossessa.

Lui disse qualcosa, qualcosa che non capì ma che interpretai come un “Si, va bene”

 

Girò la macchina e si diresse da dove eravamo arrivate con Goni.

Era vero, stava succedendo a me! Quell’uomo mi stava davvero aiutando!

Stavamo sicuramente andando verso qualche commissariato di polizia. Finalmente il mio calvario sarebbe finito!

 

Ma la macchina non si fermò davanti a nessun commissariato: si fermò in un piazzale buio, dove c’era un’altra macchina che aspettava, una Bmw nera!

 

Era uno scherzo, o solo una coincidenza?

 Dalla macchina ferma però, scese Beni, che con un sorriso diabolico stampato sulle labbra, mi tirò per i capelli per farmi scendere dall’auto…poi cominciò a prendermi a calci…molti calci….talmente tanti che sono svenuta…

Quando sono rinvenuta, stavo sul sedile della Bmw. Sentivo l’odore del fumo. Beni stava fumando. Volevo alzarmi per stare seduta, ma mi resi conto che mi mancava il fiato se provavo a muovermi…avevo preso qualche calcio di troppo.

 

Ecco dove mi aveva portato la mia bella trovata! Come mi era passato per la testa l’idea di chiedere aiuto al primo cliente? Anzi, come mi era passato per la testa l’idea di voler scappare… Stupida! Ti sei solo fatta gonfiare di botte!

 

Ma non era finita!

A casa mi aspettava una “seduta” successiva!

Appena entrai, tutta dolorante, mi diede un calcio all’altezza dei reni…cadì per terra…credevo di morire per il dolore.

Poi, si sfilò la cintura, e cominciò a frustarmi…forse una decina di volte… per concludere in bellezza, mi spense la cica della sigaretta sulla spalla destra…

 

Era stata il mio “battezzo”!

Dopo seppi che questo trattamento mi sarebbe stato servito ogni volta che avrei tentato di fuggire…seppi anche che quel cliente, non era un cliente, ma un loro amico, e che questo gioco, veniva riservato a quasi tutte le ragazze, la prima volta.

 

Avevo capito la lezione: il mio futuro era la strada, Dalmine. “Non farai più una stronzata del genere!”-mi dissi. 

 
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