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Opposizione agli OGM

Post n°19 pubblicato il 18 Febbraio 2008 da Vittore_Bassani
 

L'opposizione agli Ogm in agricoltura è una risposta coerente agli interessi della popolazione comunitaria come dimostra il fatto che il 67 per cento dei cittadini italiani e il 63 per cento di quelli europei che esprimono una opinione ritengono che i prodotti alimentari contenenti Organismi geneticamente Modificati (Ogm) siano meno salutari rispetto a quelli tradizionali. 
Occorre ora consolidare le scelte fatte e archiviare anche a livello nazionale le insostenibili ipotesi di coesistenza tra colture ogm e tradizionali perché, con l'eventuale diffusione delle colture ogm, si rischierebbe di provocare la contaminazione irreversibile delle produzioni tradizionali e biologiche.
Un impegno per la prossima legislatura con l’esigenza di riaprire in sede comunitaria il “dossier” della sicurezza degli alimenti per tenere conto delle recenti prese di posizioni nei confronti degli ogm in importanti paesi ma anche delle implicazioni commerciali sul tema della clonazione che potrebbero presto portare carne, latte e formaggi provenienti da animali clonati nel piatto dei cittadini europei. Un rischio inaccettabile che oltre ad un problema di scelta consapevole da parte dei consumatori e di rispetto della biodiversità pone evidenti perplessità di natura etica che occorre affrontare prima che sia troppo tardi. 

 
 
 

Lettera aperta di un responsabile della sicurezza

Post n°18 pubblicato il 11 Febbraio 2008 da Vittore_Bassani
 

Oggi Bohr mi ha notificato l'esistenza di una lettera in un sito internet gestito da Lara.
Dopo uno scambio di mail tra Bohr (che ha invitato Lara a partecipare ai nostri lavori) e Lara stessa che ha dato l'assenso alla pubblicazione riporto qua sotto la seguente 'Lettera aperta di un RSPP' affinche' possiate discuterne i contenuti.

_________________

Bene…parliamone, discutiamone insieme….

Sì..sì…ok, sono una Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, RSPP, per le aziende, una consulente per la sicurezza sul lavoro…

Avete una idea della reazione generale al conoscere di quale attività mi occupo?
Le risposte coprono principalmente 3 fronti compatti….
Il primo ci arriva di lato…”Ah..quindi sei una di quelli che vengono in azienda a rompere perchè non porto le scarpe antinfortunistica…accidenti sono cosi fastidiose, mi fanno venire dei calli…!?”.
Il secondo pone domande…”Ah…bene….Allora mi sai dire perché non posso fumare in ufficio? Dai, lo sai anche tu…lo fanno tutti!…Va bè che tanto mi hanno eletto come controllore…Che ti devo dire..mica mi posso multare da solo, no?”.
E infine il terzo, direttamente diretto….”AH…ah….beh…facciamo finta che tu non me l’abbia mai detto, ok?”

Passo il tempo a cercare di formare persone sulla sicurezza, e mi trovo davanti file di individui con anni di esperienza che proprio non riesco a convincere che l’uso di un paio di occhiali mentre si salda non è così terribile, che potrebbero evitare di togliersi da soli truccioli di ferro dagli occhi…che il carrello elevatore anche quando va piano può fare danni seri…non “Cosa vuoi che sia,si ferma persino da solo se non spingo il gas…!” Che non avrebbero le mani a copertone di auto se magari in certi lavori avessero usato un po’ di più i guanti…che sentiranno meglio il tintinnio della risata dei loro nipoti se durante il lavoro useranno le cuffie dove servono…

E certo non immaginate il tempo a discutere con preposti e datori di lavoro per risolvere problemi legati alla sicurezza della loro azienda, che costano certo, ma che costano meno delle tasse in caso di infortunio, che costano molto meno di multe e condanne…Per non parlare poi dell’elemento umano….Quanto costa un infortunio a chi si trova senza una mano, o senza un amore, un figlio, un amico?

E credete forse che i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, RLS, figure fulcro della legge, abbiano la benché minima idea dell’importanza del loro ruolo, delle possibilità che sostano nelle loro mani…

Infine, dulcisis in fundo….l’ansia di avere un ruolo importante, troppo poco considerato, e semmai solo da organi di controllo, che giungono in giusto a chiedersi il perché la sicurezza sia così svalutata in questa o quest’altra azienda…

Il post di oggi verte di un argomento pesante….Non per amarezza mia, non per scontento di un RSPP che ama il suo lavoro.

Ma perché in tv giornalisti annoiati si lustrano la bocca parlando di argomenti che non conoscono e perché ora un infortunio mortale arriva a fare squallidamente audience….

Oggi un post pesante per dirvi che la SICUREZZA non è notizia ma CONOSCENZA, che per avere sicurezza ci vuole VOLONTA’ e desiderio di MIGLIORARE, che 50 euro in meno nella cassa di una impresa spesi in una protezione anticaduta, sono 40 ANNI in PIU’ di VITA per un padre di famiglia, che chi lavora da tanti anni in un certo modo PUO’ sempre LAVORARE in un MODO MIGLIORE…..

Poiché per chi fa il mio mestiere con coscienza ogni giorno è una lotta contro l’ignoranza intesa in quanto tale, che non può essere usata come arma propria per difendersi dalle novità, ogni giorno è una partita con la vita di altri che deve essere vinta, per forza.
Poiché il singolo, per quanto motivato, non è nulla senza gli altri, perchè per fare SICUREZZA tutti, proprietari e proletari, datori di lavoro e lavoratori, tipici e atipici, consulenti e dipendenti, TUTTI, DEVONO dare una MANO e provarci, a lavorare bene, a lavorare in sicurezza….
Perchè in ITALIA ci sono ancora tante persone con la mentalità del “appena volta le spalle….faccio quello che mi pare”…. Perché l’ITALIA ha un tasso di infortuni tra i più alti in Europa…. Perché in giornate come questa gli infortuni sono di più di quelli che credete….

Perché “I MIRACOLI NON ACCADONO TUTTI I GIORNI….GLI INFORTUNI SI’…”
E perché LAVORARE non vuol dire MORIRE….Vuol dire VIVERE MEGLIO.

OGNUNO PER SE’, TUTTI PER TUTTI, LAVORATE CON CRITERIO….

Vi abbraccio forte.

Firmato:
Un RSPP che crede davvero si possa migliorare…

 
 
 

Annuario dei dati ambientali: rapporto Apat 2007

Post n°17 pubblicato il 03 Febbraio 2008 da Vittore_Bassani

In Italia una cosa è certa: si viaggia principalmente su strada. Nel 2006, rispetto al 1990, aumenta del 29% il trasporto stradale privato che arriva a costituire l’ 81,2% della domanda di trasporto passeggeri (di cui solo le autovetture il 75,3%). Vertiginosa crescita registrata nel campo del trasporto merci dal 1990 al 2005 che in quindici anni supera il 30%. In pratica la strada continua a rappresentare la forma di trasporto merci privilegiata, arrivando a costituire circa il 70% del totale.
A rivelarlo è l'annuario dei dati ambientali 2007, edito dall’APAT, che ogni anno mette a fuoco lo stato dell’ambiente nazionale.

Restano ancora troppo basse le percentuali relative alle altre forme di spostamento delle merci: quelli via mare e su rotaia segnano rispettivamente un 16,1% e 9,9%, lasciando un marginale 0,4% al mezzo di trasporto aereo. Il rimanente 4% è relativo al trasporto dei combustibili nelle condotte di distribuzione.
Gli italiani non abbandonano le auto che si confermano mezzo principale di spostamento: il Belpaese è in prima posizione tra quelli europei con il più alto numero di veicoli per abitante (compresi motocicli e vetture commerciali). A livello mondiale solo gli USA hanno un tasso di motorizzazione più elevato. E’ il secondo invece, battuto solo dal Lussemburgo, nella classifica delle nazioni con il numero più alto di autovetture circolanti in base alla popolazione residente.

Inquinamento atmosferico e acustico, consumi energetici e rifiuti si confermano ancora i mali più gravi del Paese, mentre restano per lo più stazionari i consumi di acqua, che migliora invece in termini di qualità. Situazione positiva anche per la biodiversità e in particolare per la quantità di superficie territoriale coperta da bosco che, fino al 2006, si rivela in costante aumento.
Continua a essere superato il numero di giorni/anno stabiliti dalla legge per il PM 10; nel 2006, infatti, alcune città hanno esaurito i 35 giorni consentiti già entro la prima metà di Febbraio. Il Nord in particolare non respira e si conferma come la situazione più critica del Paese.

A livello generale si alzano i volumi e aumenta l’inquinamento acustico dovuto al traffico stradale, ferroviario e aereo, mentre la tipologia di sorgente ritenuta fortemente disturbante per eccellenza dai cittadini, rimane quella relativa alle attività commerciali e di servizio. Crescono anche i consumi di energia nazionali, mentre il primato per la regione più “energivora” d’Italia, spetta alla Lombardia.

Si producono sempre più rifiuti sia per quanto riguarda la produzione totale, sia per quelli urbani e non decolla la raccolta differenziata che rimane molto diversificata passando da una macroarea geografica all’altra.
Diversa, invece, la situazione ecologica dei nostri fiumi, che rientrano nelle classi “Ottima e Buona” e non particolarmente critica quella dei nostri laghi che si guadagnano un giudizio compreso tra “Sufficiente e Ottimo”. Inoltre, grazie alle attività di forestazione e di espansione naturale del bosco, cresce il coefficiente di boscosità, anche se questo trend è stato contrastato dal numero elevato di incendi registrati nei primi otto mesi del 2007.

L’Italia, infine mantiene la leadership europea per numero di aziende biologiche e per superficie interessata, seguita dalla Germania e dalla Spagna. Consegnato, quest’anno per la prima volta, il premio per la regione con i migliori indicatori di gestione della qualità dell’aria. Ad aggiudicarsi la prima posizione, il Piemonte che, in qualità di vincitore condurrà, insieme ad APAT, ICR (Istituto Centrale del Restauro) e ARPA Piemonte, uno studio finalizzato alla verifica degli effetti dell’inquinamento atmosferico.

>> Opuscolo di sintesi [dal sito dell'Apat].

 
 
 

Le novità per registrare prodotti Dop e Igp

Post n°16 pubblicato il 30 Gennaio 2008 da Vittore_Bassani

Anche una qualità fatta per durare ha bisogno di qualche revisione. E’ quanto accade nel campo dei prodotti alimentari e agricoli registrati come “denominazione di origine protetta” (DOP) e come “indicazione geografica protetta” (IGP). Passati 14 anni dalla prima introduzione delle norme di settore, l’Unione europea semplifica e chiarisce le procedure di registrazione. Accoglie anche le richieste dell’Organizzazione mondiale del commercio per equilibrare la concorrenza, sicché i Paesi terzi non sono più tenuti al requisito della reciprocità e della equivalenza delle forme di protezione. I loro operatori possono inoltre presentare domande e opposizioni senza dover ricorrere all’intermediazione dei propri governi. Il nuovo regolamento CE 510/2006 (Gazzetta Ufficiale europea L 93 del 31.03.2006) riscrive completamente e abroga il regolamento CEE 2081/92. Il regolamento migliora innanzitutto la tutela dei consumatori europei per quanto riguarda la riconoscibilità dei prodotti. A decorrere dal 1° maggio 2009 le etichette dovranno riportare i simboli comunitari standard o le apposite diciture. I simboli e il registro dei prodotti DOP e IGP sono pubblicati in un sito internet della Commissione europea /Agricoltura. Quanto ai produttori, le richieste di registrazione sono presentate di norma dalle associazioni interessate presso le autorità nazionali. La commercializzazione dei prodotti registrati è aperta a tutti gli operatori che adottano gli appositi disciplinari, nei quali si dà conto di ogni aspetto che costituisce e rappresenta la peculiarità, l’identità e l’origine dei prodotti. In termini essenziali, quelli a denominazione di origine protetta hanno tuttavia un legame più forte ed esclusivo con l’area geografica di riferimento. Nella stessa area si svolgono infatti tutte le attività di produzione, di trasformazione e di elaborazione. Per il riconoscimento dell’indicazione geografica protetta è invece previsto che la notorietà dei prodotti sia associata ad almeno uno dei tre stadi operativi della filiera. Le norme per la registrazione tutelano i produttori e i consumatori contro il rischio di confusioni o di abusi più o meno intenzionali. Sono a questo proposito determinanti gli aspetti linguistici e giuridici che riguardano l’uso dei nomi e il loro confronto. La registrazione non è ammessa nei casi in cui il nome di un prodotto, pur essendo collegato con il nome del luogo o della regione in cui è stato inizialmente prodotto o commercializzato, corrisponde ad una denominazione divenuta generica nell’uso comunitario. Non è parimenti ammessa se il nome proposto è in conflitto con il nome di una varietà vegetale o di una razza animale, in modo tale da poter indurre in errore il consumatore sulla vera origine del prodotto. Sono infine definiti i criteri di fondo per affrontare i problemi legati alle possibili omonimie, anche parziali. Particolarmente dettagliate le norme sulla protezione. Tra queste, il divieto di usare espressioni che mirano a sfruttare, anche in modo evocativo, la reputazione di una indicazione o di una denominazione protetta (“genere”, “tipo”, “metodo”, “alla maniera”, “imitazione” e simili). Il regolamento non si applica ai prodotti del settore vitivinicolo, ad eccezione degli aceti di vino, e alle bevande spiritose. Nella Gazzetta Ufficiale europea L 93/2006 è pubblicato anche il nuovo regolamento CE 509/2006 sulle specialità tradizionali garantite dei prodotti agricoli e alimentari (STG). Una specialità tradizionale garantita non fa riferimento ad una origine ma ha per oggetto la valorizzazione di una composizione tradizionale del prodotto o un metodo di produzione tradizionale.

Chi fosse interessato alla modulistica può richiedermela con un messaggio o chiamando al 3928314728. Vit

 
 
 

Etichettatura per l'olio d'oliva

Post n°15 pubblicato il 21 Gennaio 2008 da Vittore_Bassani

Con il 17 gennaio 2008 è entrato in vigore lo storico decreto salva olio di oliva italiano per garantire la provenienza nazionale dell'extravergine in commercio ed impedire di “spacciare” come Made in Italy miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine, come è avvenuto fino ad ora senza alcuna informazione per i consumatori. Occorre attivare i controlli negli stabilimenti per assicurare che tutti gli oli etichettati, d’ora in poi, rispettino le condizioni fissate dal Decreto che prevede che sulle confezioni di vergine ed extravergine siano indicati obbligatoriamente lo Stato nel quale le olive sono state raccolte e dove si trova il frantoio in cui è stato estratto l'olio, mentre se le olive sono state prodotte in più paesi, questi andranno tutti indicati in ordine di quantità decrescente, con la possibilità di multe fino a 9.500 euro per i trasgressori di ogni singola violazione.
Di fatto, fino ad ora, quasi Ia metà dell'olio “italiano” venduto sul territorio nazionale è spremuto da olive di cui non si conosce la provenienza che, grazie al provvedimento, dovrà invece essere indicata in etichetta per fare finalmente chiarezza per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli.
E’ possibile essere sicuri di acquistare olio ottenuto esclusivamente da olive italiane scegliendo uno dei 38 extravergini a denominazione di origine (Dop) prodotti in Italia, acquistando direttamente nelle aziende agricole oppure verificando attentamente che sulle etichette ci sia scritto il luogo di origine delle olive come “da olive raccolte in Italia”, “da olive coltivate in Italia”, “da olive prodotte in Italia” o “100% olive italiane” e non solo il luogo di confezionamento dell’olio.
Se l’extravergine in vendita nei prossimi giorni non riporterà queste indicazioni significa che si tratta di olio straniero o ottenuto da miscugli di olive con origine anche diversa da quella nazionale. L’assenza di indicazioni sull’origine delle olive può invece significare due cose: o il mancato rispetto della legge o il fatto che si tratta di olio imbottigliato prima del 17 gennaio per il quale il decreto concede la possibilità di 18 mesi di tempo per la commercializzazione.
L'obbligo di indicare l'origine delle olive impiegate in etichetta previsto dal decreto è un contributo alla trasparenza se si considera che si è verificato un aumento record del 25 per cento degli arrivi di olio di oliva estero proveniente soprattutto da Spagna, Tunisia e Grecia, nei primi nove mesi del 2007, mentre la produzione nazionale è stimata in calo del 15 per cento rispetto all’anno precedente su valori di poco superiori ai 5 milioni di quintali. La norma per l'indicazione di origine in etichetta consente di verificare oltre al marchio la reale origine delle olive impiegate e quindi anche di valorizzare gli oliveti italiani che possono contare su 250 milioni di piante, molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono al paesaggio e all'ambiente. L'Italia è il secondo produttore europeo di olio di oliva, con due terzi della produzione extravergine e con 38 denominazioni (Dop/Igp) riconosciute dall'Unione Europea, che sviluppano un valore della produzione agricola di circa 2 miliardi di Euro e garantiscono un impiego di manodopera per circa 50 milioni di giornate lavorative. Dal punto di vista commerciale le importazioni di 430mila tonnellate superano nettamente le esportazioni pari a 280mila tonnellate.

 
 
 
 
 

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Un blog di: Vittore_Bassani
Data di creazione: 18/12/2007
 

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