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Forze di vita e forze di morteCi sono momenti in cui ci sembra che tutte le luci si spengano. Ci assale una cupa disperazione, si spegne l'entusiasmo e la voglia di vivere. La cosa strana è che persone diverse, di fronte a situazioni negative simili, reagiscono in modo opposto; c'è chi si chiude in se stesso, cessa di reagire e trovare soluzioni positive, si chiude nella disperazione, e c'è chi trae proprio dalla difficoltà la forza di opporsi o di trovare ragioni positive per vivere. Freud per spiegare questi aspetti misteriosi dell'esistenza ipotizza la presenza di due "forze" fondamentali: eros e thànatos, amore e morte. L'equilibrio dei due porte all'equilibrio della vita. Jung, mi sembra con più profondità, afferma l'esistenza di due principi, anima e animus, il principio positivo della vita e il principio negativo che uccide la positività dell'esistenza. Ma non ci interessano qui le spiegazioni psicabalitiche. Ciò che conta è l'esperienza che tutti sperimentiamo: ci sono momenti negativi, frutto di atteggiamenti interiori complessi, che ci impediscono di vivere; contrapposti ad atteggiamenti positivi che - lo avvertiamo chiaramente quando li proviamo - ci permettono di superare le difficoltà o almeno di vivere serenamente malgrado le difficoltà. Quasi sempre il prevalere dell'uno o dell'altro di questi atteggiamenti è frutto del caso. Nessuno ci ha educato a sviluppare le forze positive e a ridurre quelle negative: abbiamo imparato da soli. La nostra capacità di affrontare la vita nasce purtroppo da una combinazione casulae di più elementi § il nostro bagaglio genetico, che ci predispone ad atteggiamenti diversi, creando un'indole di fondo che non può essere modificata. Non va confusa con il carattere, che è modificabile. E' piuttosto la base oscura - neuronale, ormonale, addirittura metabolica - che condiziona la costruzione della nostra personalità; § l'educazione che riceviamo dalla nsotra famiglia, sopratutto nella prima infanzia; § gli avvenimenti che viviamo: quelli comportano piacere o dolore, che si depositano profondamente nel nostro inconscio; § la seconda educazione, che ci guida (o ci dovrebbe guidare) a reagire in modo approppriato: ci viene dalla scuola, dal gruppo degli amici, sopratutto dalla "cultura" in cui viviamo. Il risultato è normalmente una ridotta capacità di affrontare positivamente la vita. Il guaio è che molti pensano che non vi è nulla da fare: "sono fatto così", "capitano tutte a me", "se non mi fosse accaduto quel fatto (quella disgrazia, quell'incontro...) la mia vita sarebbe diversa", e così via... Non è vero. Si può imparare a vivere positivamente: sempre. Con maggiore o minore fatica, più lentamente o più rapidamente a seconda del punto di partenza. Ma, se si ha la voglia e il coraggio di percorrere l'itinerai di autoeducazione che è il pensiero positivo, si giunge sempre ad un aumento delle forze di vita contro le forze negative che ci fanno fuggire dalla vita. "Pensiero positivo" è un modo di vivere, ma è anche una tecnica complessa, che si è evoluta in anni di pratica e di riflessione da parte di pensatori diversi, con risultati estremamente positivi, anche se talvolta si è manifestata con semplicismi ingenui ed evoluzioni verso misticismi discutibili. I prossimi scritti non saranno un manuale del pensiero positivo ma solo una piccola traccia, poco più di un cartello stradale che indica una direzione da percorrere. Ma può bastare per cominciare a lavorare su se stessi, a modificare atteggiamenti di fondo, a minimizzare le forze negative. E' un invito a fare i primi passi. (continua) |
Inviato da: Strallegra
il 08/06/2010 alle 17:41
Inviato da: Strallegra
il 03/06/2010 alle 16:46
Inviato da: Hollysol
il 04/05/2010 alle 20:37
Inviato da: blop
il 03/05/2010 alle 23:21
Inviato da: Hollysol
il 03/05/2010 alle 23:17