Post n°20 pubblicato il 05 Giugno 2010 da blop
La persona che pensa positivo perciò riscopre l'utopia. Quando desideriamo in mondo dove ogni persona abbia la possibilità di vivere una vita umana, goda dei diritti fondamentali - il lavoro, la famiglia, la casa, abbia la possibilità di vivere secondo la sua coscienza, non sia indiscriminata per la razza o per il suo modo di pensare, sia libera da ogni forma di violenza - noi immaginiamo un'utopia; un mondo che sarebbe giusto esistesse, ma non esiste nè oggi nè nell'immediato domani. Ma non è una fantasia impossibile. Nel nostro mondo ci sono tutte le possibilità per realizzare questa utopia, tutte le risorse, tutte le idee. L'utopia non è un mondo impossibile, ma una possibilità reale non attuata per la pigrizia, l'egoismo, le passioni degli uomini. C'è una forte differenza tra i sogni di cui parlavamo prima e l'utopia. I sogni mi fanno fuggire dal presente, l'utopia mi impegna a cambiare il presente perchè la speranza si trasformi in realtà. I sogni mi frustrano, mi tolgono energia perchè creano in me delusione ogni volta che torno alla realtà. L'utopia, proprio perchè so che non appartiene al domani che vedrò, ma solo al domani dell'umanità, non delude; mi impegna solo a costruire il pezzo di presente in cui sono collocato per fare la mia parte di lavoro nella storia. |
Post n°19 pubblicato il 06 Maggio 2010 da blop
Passiamo tanto tempo a sognare, non solo di notte ma anche di giorno ad occhi aperti. Sognare è molto importante per la nostra serenità psichica. Provabilmente il sonno non è indispensabile al nostro equilibrio biologico, c'è chi riesce a vivere anche senza dormire, ma è fondamentale per il nostro equilibrio interiore. Il sogno ci aiuta a fuggire dalla banalità quotidiana, ci apre a possibilità di cambiamento e ci permette di vedere le possibilità nuove che la vita ci offre. Senza sogni la noia della vita e la prigione del quotidiano ci sommergerebbero. Ma ci sono sogni e sogni. Ci sono quelli che ci stimolano a fare, cambiare vita, ad impegnarci nel presente per costruire un futuro diverso. E ci sono i sogni di evasione, quelli che facciamo per fuggire dagli impegni gravosi, per non misurarci con le difficoltà della vita, per scappare dalla realtà. I primi ci caricano d'energia, i secondi sono i sogni dei perdenti, di chi, invece di vivere la vita reale, si riduce a vivere nei fantasmi delle sue immaginazioni. In fondo questi sogni evasivi non sono diversi da qualsiasi tossicodipendenza, che è, poi, solo un modo diverso di rifugiarsi in realtà inesistenti. Non posso rifugiarmi nel futuro. Il futuro non c'è. Posso solo agire concretamente nel presente per costruirlo a partire dalla realtà che mi è data: con le sue possibilità e con i suoi limiti. L'unico futuro che esiste è la possibilità che è già presente come un seme di questo momento. Non tutti i semi nasceranno, ma posso comunque lavorare il terreno e gettarli affidandoli alla concreta storia di uomini che sto vivendo , perchè le possibilità diventino realtà. E', in fondo, la forte differenza fra desiderio e speranza. Desiderio (de sideribus = dalle stelle) è attendere che qualche forza misteriosa o qualche destino benevolo faccia il prodigio di regalarmi ciò che non ho. Speranza è scoprire le possibilità che sono già nel mio presente e impegnarmi per metterle a frutto. Questo mi aiuta a non giocarmi mai del tutto nei sogni e nei progetti. Non tutti i semi nasceranno, non tutti quelli che nasceranno diventeranno alberi e porteranno frutti. Non rimarrò deluso se rafforzerò dentro di me l'attitudine a continuare a seminare. Se invece ogni volta che un progetto fallisce lascio prevalere dentro di me lo sconforto, mi chiudo nel lamento, la mia vita diventerà costellata di buchi neri che divorano le mie energie, mi chiudono nel pessimismo. Nessun seminatore getterebbe mai le sementi se pensasse a tutti i grani che non nascono, a quelli divorati dagli uccelli, seccati dal sole. La vita non è bella quando va tutto bene ma quando abbiamo il coraggio di superare la morte dei nostri sogni per ricominciare a far spazio a nuove possibilità. Pensiero positivo non è allora non sognare, ma è costruire futuri ancorati nel presente. Non è lanciare palloncini nel cielo, ma scalare montagne solidamente saldate alla terra.
(continua) |
Post n°18 pubblicato il 30 Aprile 2010 da blop
Gli esseri umani si dividono normalmente in conservatori e progressisti, cioè in persone preoccupate di conservare i valori del passato o protese verso le novità e il cambiamento. Sono due posizioni legittime e complementari: il mondo ha bisogno di entrambe. Ma sia che siamo conservatori sia che siamo progressisti dobbiamo trarre frutto dal passato per guardare in avanti liberandoci da tutto ciò che c'imprigiona all'indietro. Dobbiamo ripeterci spesso che l'unica vita reale è il presente: è qui che dobbiamo scegliere, impegnarci, vivere. Perchè sia possibile occorre che: § ci liberiamo dei rimpianti mantenendo con dolcezza il ricordo, ma senza tentare di fuggire dall'impegno presente negli eventi fortunati del passato e senza rimpiangere le occasioni perdute. Una delle trappole in cui possiamo cadere è quella del "se"..."se fossi più ricco"..."se fossi più carina"..."se non avessi la malattia"..."se avessi avuto genitori migliori"... "se avessi avuto più coraggio quella volta"...Con i "se" ci vincoliamo ad un passato che non c'è più e che non è modificabile, e perdiamo le possibilità reali del presente; § impariamo ad accettare i nostri limiti: dobbiamo sviluppare un senso umile della realtà umana, nostra e degli altri. Accettare cioè che non ci siano superuomini, che ogni persona riuscirà prima o poi a deluderci. Non perchè sia particolarmente cattiva ma solo perchè siamo tutti portatori di limiti, persone che arrancano nella vita con fatica tra errori, compromessi, maschere; capaci di gesti eroici e meschini, esaltanti e deludenti. Se non ci attendiamo troppo dagli altri, non li collochiamo su un piedistallo e non ci deluderanno in modo traumatico. Nascerà dentro di noi uno sguardo sereno sugli uomini e sulla storia, capace di indignarsi per il male e le ingiustizie, ma di capire chi sbaglia. Riusciremo così anche a non deprimerci eccessivamente per i nostri fallimenti, ad imparare a sorridere su noi stessi perchè anche noi facciamo parte di un'umanità che sbaglia e faticosamente si corregge; § impariamo a perdonare. Il perdono vero non può sorgere nè dalla piccola dimensione del torto subito nè dai meriti della persona che dovremmo perdonare nè dalla richiesta di scusa o dalle riparazioni che riusciamo ad ottenere. Il perdono nasce da noi: dall'essere riusciti a liberarci dalla meschinità del rancore, dal nostro orgoglio ferito, dal gusto della vendetta. In fondo se stiamo male perchè qualcuno ci ha fatto un torto in passato, il problema non sta nel torto subito; sta in noi, che non sappiamo liberarci di un sentimento inutile e dannoso a noi stessi. Invece di concentrare il nostro pensiero nell'alimentare il rancore verso l'altro, occorre dedicarlo a cambiare la nostra interiorità; girare gli occhi dall'attenzione ad un atto passato, fuori di noi, al lavoro più utile di risanare le ferite interiori. Un metodo valido e pratico è augurare ogni giorno il bene, la gioia e salute alle persone che ci hanno fatto del male; ogni giorno e concretamente, con nome e cognome. Un piccolo esercizio che può sembrare banale, ma riesce lentamente a sgrovigliare i nodi d'ostilità e di rifiuto che ci portiamo dentro.
(continua) |
Post n°17 pubblicato il 24 Aprile 2010 da blop
...ad ognuno di noi il destino, o il cielo, o la cultura, o l'educazione, o qualsiasi altra divinità o forma di vita interiore, ha impresso nella mente diverse intrepretazioni su come vivere sensazioni, sentimenti, affetti, dolori, arrabbiature, momenti, gioie, disperazioni, sorrisi e pianti. La felicità consiste nel modificare mensilmente tali interpretazioni.
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Post n°16 pubblicato il 19 Aprile 2010 da blop
Ma l'emozione che ci imprigiona più negativamente nel passato è il rancore. Quando qualcuno ci fa un torto, distrugge i nostri sogni, ci toglie cose a cui avevamo diritto, disturba in maniera immotivata la nostra gioia, la ferita è coaì profonda che continua a sanguinare a lungo. Scatta una rabbia talvolta sepolta così profondamente nell'inconscio da essere appena avvertita nella sfera della coscienza. Il rancore, che è l'aspetto attivo dell'incapacità di perdonare, è una delle forze negative più potenti, capace da sola di disperdere energie, di creare disturbi psichici, di provocare addirittura malattie fisiche. Imparare a perdonare è la premessa indispensabile a qualsiasi cammino verso il pensiero positivo e non si tratta solo di perdonare gli altri: può essere talvolta più difficile perdonare se stessi, accettare d'essere limitati e fallibili.
(continua) |
Inviato da: Strallegra
il 08/06/2010 alle 17:41
Inviato da: Strallegra
il 03/06/2010 alle 16:46
Inviato da: Hollysol
il 04/05/2010 alle 20:37
Inviato da: blop
il 03/05/2010 alle 23:21
Inviato da: Hollysol
il 03/05/2010 alle 23:17