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PAGHINO I RICCHI LA CRISI

Post n°17 pubblicato il 28 Maggio 2009 da SIAMOVIVI_VENETO

La gravissima, drammatica crisi che ha investito il mondo, i cui effetti nefasti sono appena all’inizio ma che alla fine provocherà guasti devastanti e lascerà sul terreno milioni di “morti” e “feriti”, merita qualche ulteriore riflessione.

La crisi non è arrivata all’improvviso, bensì rappresenta la logica conclusione di un processo di accumulazione e distribuzione della ricchezza distorto e discriminatorio, a tutto vantaggio dei ceti benestanti e a danno dei lavoratori. Altri illustri economisti di ogni parte del globo hanno lanciato a varie riprese, negli ultimi anni, segnali allarmanti.

 

Berlusconi e Tremonti continuano ad affermare che il nostro Paese sta meglio degli altri e che uscirà per primo dalla fase critica. Una simile bufala supera tutte le grandi falsità dette finora messe assieme. Il nostro Paese sta peggio di tutti. Era in una condizione di deriva prima dell’arrivo della crisi e ha il debito pubblico più alto di qualsiasi altro paese industrializzato o capitalisticamente avanzato. Un debito pubblico di proporzioni indescrivibili, che ci soffoca e opprime, ci toglie il respiro oltre che i pochi spiccioli che abbiamo in tasca. Una taglia di 70 miliardi di euro, pagati come interessi sui titoli di stato, è la cifra che annualmente manca per quadrare i conti. Intanto la Banca d’Italia ci informa che la ricchezza complessiva posseduta dalle famiglie italiane è pari a 8.512 mld di euro, di cui 5.570 riferita a beni reali (immobili e assimilati) e 2.942 che costituiscono la sola ricchezza finanziaria, al netto dei debiti.

Ma questa ricchezza è posseduta per metà dal 10%

 delle famiglie, e per l’altra metà dal restante 90%.

 Quindi la ricchezza di quel 10% di famiglie ammonta a 1.471 mld di euro

Nelle condizioni fortemente critiche e disastrate in cui versa il nostro Paese, che accoppia ad una crisi congiunturale provocata dai sub-prime americani una ben più gravosa crisi strutturale, sia a livello di apparato industriale, che di attrezzature della p.a., e con un debito pubblico asfissiante e soffocante, si rende indispensabile e doveroso nei confronti del popolo italiano che, al posto delle barzellette del premier che non è proprio il caso, si adottino contestualmente due poderosi provvedimenti :

-   il primo è quello di gravare con una aliquota intorno al 10% quella ricchezza detenuta dal 10% delle famiglie, realizzando così, anche rateizzato nell’arco di 5 anni, un gettito che è vicino, euro più euro meno, a 147 mld; di questi una trentina circa da destinare subito alla crisi congiunturale ed il resto al pagamento degli interessi per i prossimi 5-6 anni;

-    il secondo provvedimento: approfittando del bassissimo livello dei tassi di interesse, intorno all’1-1,5%, occorrerebbe varare un provvedimento che va sotto il nome di manovra di finanza straordinaria, adottata decine di volte nel secolo scorso, e che consiste nel congelamento dei tassi di interesse intorno all’1,5-2% sui titoli pubblici inseriti nei portafogli di quel 10% di famiglie, nonché su quelli detenuti da banche, assicurazioni, enti vari che hanno lucrato finora tassi da nababbi.

Solo tamponando la crisi congiunturale e risanando la piaga del debito pubblico, il Paese potrà riuscire a riveder le stelle.

 
 
 
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