Creato da corsaramora il 24/05/2005
tutto cio' che ci accade intorno ..mie riflessioni e non...
 

Messaggi del 26/06/2005

Post N° 182

Post n°182 pubblicato il 26 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

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Dal lontano 1735…

A Napoli, dunque, negli interstizi di un tessuto urbano dove la mancata corrispondenza tra la crescita demografica e quella economica, oltre alla formazione di una sacca ingente di sottoproletariato, segnò la distorsione dello sviluppo della borghesia cittadina e l’affacciarsi, tra la plebe, di una forma di mediazione delittuosa che prese il nome di camorra.

Questo termine in spagnolo significa lite, rissa (hacer camorra: cercar lite) e molti studiosi hanno indicato gli antenati dei camorristi nelle numerose bande spagnole di criminali: i gamurri, la Guardugna, la confraternita di Monopodio, così come viene ricordata dalle opere del Cervantes. Ma pare possa derivare anche dalla corruzione di gamurra, indicante un rozzo vestiario assai simile alla chamarra degli spagnoli. Queste spiegazioni sono caratterizzate tuttavia da una valutazione storico-politica: quella di individuare nella dominazione spagnola e nella tracotanza banditesca della soldataglia spagnola l’origine di tutti i mali napoletani. Invece il termine sembra più legarsi a una attività. La parola camorra compare per la prima volta in un atto ufficiale nel 1735. Si tratta di una prammatica nella quale si autorizzavano a Napoli solo otto case da gioco. "Camorra avanti palazzo" era una di queste, aperte fin dal Seicento di fronte a palazzo reale. Mastriani fa riferimento a una origine araba, gamara, luogo dove si fanno "giochi di sorte e di rischio" e Monnier richiama la parola kumar, gioco aleatorio proibito dal Corano, produttivo di lucri fraudolenti. Arturo Labriola fa derivare camorra dalla voce mediterranea morra, nel senso di "capo della morra, colui che dirige il gioco e prende i soldi su di esso". La morra o come la chiamano a Napoli il tocco, era un gioco molto popolare in città e nelle carceri della Gran Corte della Vicaria dove, come si legge da una prammatica del 1573: "si fanno molte estorsioni dai carcerati, creandosi l’un l’altro priori in dette carceri, facendosi pagare l’olio per lampade e facendosi dare altri illeciti pagamenti, facendo essi da padroni in dette carceri".

Ma pagato l’olio per il lume della Madonna, la cui sacra immagine era ed è venerata in tutti i quartieri di Napoli, il detenuto non poteva dirsi libero dai camorristi, ai quali pagava per tutta la sua permanenza in carcere un "contributo" per ogni sua piccola e più indifferente attività. La richiesta di tangente, la richiesta di "camorra" veniva estorta anche fuori dalle anguste mura della Vicaria. I camorristi e i loro adepti la imponevano in mezzo alla strada, nelle pubbliche piazze. Pagavano la camorra il carrozziere, il barcaiolo, il facchino, il venditore ambulante, il giocatore, l’accattone.

(continua)

 
 
 

Post N° 181

Post n°181 pubblicato il 26 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

******segue dal post.180.

la sua ragion d’essere e'  nel porsi come una sorta di intermediario o mediatore del potere, un vero e proprio imprenditore che manipola e mobilita risorse ai fini del potere e del profitto personale. Una "scomoda" figura sociale, paragonabile a quella che l’on. Saredo, nell’inchiesta parlamentare sui mali di Napoli e sulla degenerazione della sua vita pubblica del 1901, definì "l’interposta persona  dall’industriale ricco, che voglia aprirsi la strada nel campo politico o amministrativo, al piccolo commerciante che debba richiedere una riduzione di imposta; dall’uomo di affari che aspiri a una concessione, all’operaio che cerchi il posto in un’officina; dal professionista desideroso di una clientela d’un istituto o d’un corpo morale, a colui che cerchi un piccolo impiego; dal provinciale che viene in Napoli per fare acquisti, a quello che deve emigrare per l’America; tutti trovano davanti a loro un’interposta persona, e quasi tutti se ne servono, sia per naturale indolenza, sia per quella perplessità che i meridionali hanno nel trattare da sé i propri affari".

Una realtà meridionale che fa da sfondo a una realtà napoletana, o meglio a una "questione di Napoli", così come emerge, soprattutto, dai lavori di F.S. Nitti. Ciò che, infatti, poteva e doveva osservarsi verso la fine del secolo scorso, era proprio il fenomeno dell’irrevocabile distaccarsi della "testa" dal suo "corpo" o, per essere più precisi, del "corpo" dalla sua sempre più superflua e ingombrante "testa". "La città di Napoli - scriveva Nitti - rappresenta ormai uno dei fenomeni caratteristici della vita italiana. I suoi abitanti, come nella parabola del grammatico Sophus, crescono di numero e si contentano di cibo sempre più scarso. Ogni giorno il consumo si assottiglia: il popolo porta sul volto le stigmate dolorose della povertà; la borghesia le porta nell’anima. Mai forse al tempo nostro una città ha rappresentato un dramma umano così spaventoso. Sotto tanta bellezza di cielo, fra tanta bellezza di vegetazione e in tanta rivalità di genti, Napoli decade ogni giorno".

(continua)....

 
 
 

Post N° 180

Post n°180 pubblicato il 26 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

La camorra potrebbe essere definita l’estorsione organizzata: essa è una società segreta popolare, cui fine e' il male". È così che Marco Monnier, da acuto storico e scrupoloso osservatore, nel 1863 all’indomani del processo unitario definì la "triste genia conosciuta dal volgo sotto il nome di camorra". Gli farà eco Pasquale Villari definendola "piaga sociale" nelle Lettere Meridionali del 1875, che segnano l’inizio della riflessione critica sulle condizioni del Mezzogiorno all’interno dello Stato italiano e la data di nascita del meridionalismo liberale.

Sintonizzarsi su queste profonde e autorevoli intuizioni è interessante per avere le prime coordinate di una ipertrofia criminale che, nel corso dei secoli, ha incancrenito una città e una regione considerata felix in età classica e divenuta infelix ai giorni nostri. L’uso privato della violenza come mezzo di controllo sociale è il tratto peculiare dei camorristi che da un lato non rispettano la legge e l’apparato governativo, dall’altro agiscono in connivenza con l’autorità ufficiale e rafforzano il proprio controllo attraverso rapporti occulti con i funzionari di governo.

È noto che nell’interregno del 1861 Liborio Romano, il prefetto di polizia del tentativo costituzionale borbonico, per garantire l’ordine pubblico nella capitale inserì nella neonata Guardia cittadina un buon numero di camorristi, i quali fecero della "onorata divisa" l’arma di una vera e propria escalation al contrabbando e di una inedita audacia nel commettere reati. Una misura giudiziaria che don Liborio difese come provvida, consigliata dall’esperienza borbonica in materia di ordine pubblico, e dalla memoria del 1799 sanfedista.

(continua)

 
 
 

Post N° 179

Post n°179 pubblicato il 26 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Il termine guappo evoca un personaggio da sempre presente nella tradizione napoletana, il cui profilo è piuttosto complesso e sfaccettato.

Un po' popolano, un po' malavitoso, spesso erroneamente identificato con il camorrista, tende comunque a sfuggire ad uno schema preciso.
 la sua connotazione più autentica: quella di "spirito libero", insofferente alle regole della legge e della criminalità organizzata; di solitario, aduso alla violenza ma dotato spesso di una sorta di proprio "codice d'onore"; di taglieggiatore ma anche di generoso protettore di artisti del cafè chantant

 
 
 

Post N° 178

Post n°178 pubblicato il 26 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Il Paradiso poteva attendere.

 
 
 

Post N° 176

Post n°176 pubblicato il 26 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

"lL'Economist  dedica una copertina  al presidete americano dal il titolo La lunga estate calda di George, e ne elenca le sconfitte: «il suo secondo mandato - scrive il settimanale britannico - non sta andando bene, il disastro visibile resta l'Iraq, la faccia della giustizia americana resta Guantanamo».

Il capitalismo realizzato non fa più simpatia? Non fa più rima con democrazia? L'impopolarità degli Stati Uniti nel mondo sta lì a dimostrarlo.

Neanche il papa benedice più la modernità e il progresso, anzi ne sancisce il fallimento e punta all'espansione e alla conquista del campo laico senza più «valori». C'è un'aria di smantellamento del mondo luccicante dei consumi e una voglia di fede. L'immaginario scientifico non è più il multiculturale cyborg, ma il mostro di Frankeinstein.

l'America collassa, nonostante i teo-con. L'ombra paurosa delle Torri ha disegnato un Medioevo prossimo venturo. Quella paura oscura e apocalittica agitata dal presidente per ottenere il secondo mandato è cresciuta, si è ingigantita, ha la faccia delle migliaia di morti squarciati della bombe di Baghdad. Lo spettro dell'aggressore che ha colpito l'11 settembre 2001 è diventato l'unica proiezione immaginaria di questa parte del mondo, che ha arruolato anche gli embrioni. Dov'è l'America del sogno e della felicità? L'allegro modo di vivere degli yankees che tutti invidiavano?

Suicidio di un paese che non ha più nulla da esportare e che è stato declassato nella hit-parade planetaria. Questa è l'America di Bush. Indice di gradimento zero." 

IL MANIFESTO 

 
 
 

Post N° 175

Post n°175 pubblicato il 26 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

L'edificazione della bellissima galleria Umberto I avvenne in un contesto di ristrutturazione edilizia e bonifica territoriale resesi necessarie in seguito all'epidemia di colera del 1884: interi quartieri sovraffollati (Porto, Pendino, Mercato, Vicaria) furono sventrati, e venne nominata una commissione di professionisti cittadini, per valutare i progetti di ricostruzione.

Tra le aree interessate, rientrava quella di S.Brigida, per cui furono presentati quattro distinti progetti; risultò vincitore quello dell'ingegnere Emanuele Rocco, che prevedeva, nell'area risultante dalle demolizioni degli edifici fatiscenti preesistenti, l'edificazione di quattro ampi edifici, collegati e impreziositi da una grande galleria in ferro e vetro larga 15 metri, progettata dall'ingegner Paolo Boubée. Le vetrate, con una superficie di 1076 metri quadrati, formano quattro bracci, che si intersecano in corrispondenza di una ampia cupola. Dei quattro ingressi alla galleria, il più valorizzato è quello che fronteggia il Teatro San Carlo, con un porticato leggermente arcuato, che forma un piccolo slargo, e una facciata enfatizzata con statue di marmo e nicchie.

La galleria venne inaugurata ufficialmente il 10 novembre 1892 dal sindaco Nicola Amore, e divenne tra fine '800 e inizio '900 il centro artistico e mondano della città (vi si trovava il celebre salone Margherita, che ospitò i maggiori artisti del varietà). Dopo una fase di decadenza nel periodo tra le due guerre, oggi è un ampio ed elegante salotto cittadino, con bei negozi, ritrovi ed uffici: sicuramente uno dei principali gioielli della città, che completa una zona già ricca di monumenti, strade e piazze importanti.

 
 
 

Post N° 174

Post n°174 pubblicato il 26 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Per una scodella d’acqua,

 

rendi un pasto abbondante;

 

per un saluto gentile,

 

prostrati a terra con zelo;

 

per un semplice soldo,

 

ripaga con oro;

 

se ti salvano la vita,

 

non risparmiare la tua.

 

 

 

Così parole e azione del saggio riverisci;

 

per ogni piccolo servizio,

 

dà un compenso dieci volte maggiore:

 

 

 

Chi è davvero nobile,

 

conosce tutti come uno solo

 

e rende con gioia bene per male”.

 

(M.K.Gandhi, L’Arte di Vivere, p.90).

 

 
 
 

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