Creato da: oceanobloo il 14/04/2006
non c'è stoltezza maggiore di una saggezza inopportuna

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Post N° 23

Post n°23 pubblicato il 07 Luglio 2006 da oceanobloo



Brevetto per il maiale?


FTAOnline

06 luglio 2006

Un maiale col numero di brevetto non s'è mai visto ma alcuni già se
l’immaginano


Vogliono privatizzare la porchetta. Un maiale col numero di brevetto non s'è
mai visto ma i vertici della Monsanto già se l'immaginano: a febbraio del 2005
hanno inoltrato alla Wipo (la World inctelletual property organisation) due
domande per brevettare il suino, che non è esattamente un'invenzione
industriale. E la Wipo, a sua volta, le ha inoltrate in ben 160 paesi, tra i
quali non compare l'Italia, ma questo non varia l'eclatanza del fatto. Tra i
requisiti previsti dalla legge sui brevetti, al suino gliene mancherebbero
parecchi: non è propriamente figlio della tecnica, non rappresenta una nuova
specie vegetale (grugnisce), né, tantomeno, possiamo considerarlo una novità: lo
alleviamo da migliaia di anni. Ma intorno alla sua carne girano 38 milardi di
dollari ogni anno. Quindi la Monsanto tira dritto e Greenpeace, che ne ha
scoperto il tentativo, assicura che non si tratta di una buona notizia.


Il problema è etico, visto che parliamo di brevettare essere viventi. E anche
economico, poiché, se il brevetto fosse consentito,devasterebbe letteralmente
l'economia sui cui fanno affidamento migliaia di allevatori in tutto il mondo.
Alcuni tipi di maiali, la loro discendenza, e l'uso delle informazioni genetiche
per allevarli potrebbero essere interamente posseduti da Monsanto ; qualunque
riproduzione, anche involontaria, o qualunque infrazione del loro brevetto,
comporterebbe delle royalty (o la galera) per il trasgressore. Se le politiche
commerciali della multinazionale fossero quelle che conosciamo, ci troveremmo
presto intere zone del mondo colonizzate da una famiglia di suini debole,
esposta a malattie di ogni tipo e costosa come l'oro. La politica della Monsanto
in termini di brevetti è cosa nota da tempo. La denuncia dell'ennesimo atto di
bio-pirateria arriva da Nuova Dheli: "Abbiamo scoperto che la Monsanto ha
presentato una domanda per brevettare maiali con determinate caratteristiche e
alcuni metodi di allevamento", ha dichiarato Eric Gall, durante una conferenza
sulla biodiversità e, appunto, sulla biopirateria. L'intento è chiaro: "Stanno
cercando ancora una volta di controllare il cibo".


In questo modo, non solo si mette a repentaglio la sicurezza alimentare
globale, ma si danneggia l'economia di milioni di famiglie di contadini, che
quando tutto va bene sono taglieggiati dalle royalty, quando qualcosa va storto,
è la rovina. Talvolta l'arroganza della multinazionale sembra superare la
barriera della decenza, cercando di brevettare alcuni aspetti dell'agricoltura e
dell'allevamento su cui non ha alcun diritto: nel 2003 aveva brevettato il mais
messicano e nel 2004 il Nap Hal, cioè il frumento indiano. "Un vero e proprio
furto ai danni degli indiani," dice Federica Ferrario di Greenpeace, "nel
brevetto non c'era nulla di nuovo rispetto al frumento che gli indiani usano da
centinaia di anni e che ha fatto la fortuna del loro pane chapati". Per la
cronaca, entrambi i brevetti sono stati revocati in seguito alla battaglia
legale condotta da Greenpeace. La guerra per la proprietà intellettuale non
riguarda solo il software. Si combatte giorno per giorno nelle aule di
giustizia, nei parlamenti e negli organismi internazionali come il WIPO. Queste
organizzazioni, costituite in maniera non elettiva, lobbizzate e lottizzate
dalle multinazionali, rappresentano paradossalmente l'ultimo baluardo
(assediato), in questa fase, nostro e di chi ci difende. Arriverà la scritta
"Patented" anche sulla mortadella?

 
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