Creato da lavocecelata il 28/06/2007
nel confessionale delle nuvole

 

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regolare i tonfi del cuore

Post n°26 pubblicato il 24 Marzo 2014 da lavocecelata

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Era una di quelle giornate un po' cosi, di quelle che anche il pensiero da' fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce e decisi quindi di dargli una svolta. M'illuminai una Lucky  Schifo moderna, tabacco omogeneizzato e filtro obbligatorio, indeciso se spuntarlo via, ma il ricordo del sapore senza - puro fieno umido che nemmeno la Capriola se lo sarebbe fumato oltre che non mangiarlo - lasciò che tutte le papille gustative se n'andassero a masticare amaro di rimpianti senza filtro e noia ed a godermi, al più, le spire di fumo blu elettrizzato che escono dal tizzone acceso sulla punta, quel blu che chissà come resta dentro i polmoni dopo che l'hai inalato e che ne esce grigio comune come tutti i fumi. Conosco bene il fumo ed i suoi derivati ma in quelle giornate un po' così, dove non c'è più lavoro non c'è più decoro, dove non soffia la benchè minima refola di vento rinnovatore, anche una spiralina di fumo aiuta, con un po' di buona volontà, la segui mentre se ne sale in aria, dritta e decisa nei primi trenta centimetri per poi espandersi  e trasformarsi in una nuvoletta rotonda, un fumetto insomma, dove puoi scriverci tutto quel che ti pare, gulp sob pfui, oppure ho voglia di lavorare, o anche ho voglia di volare, ma in questo caso dovresti essere un mistico, forse un aviatore, di sicuro un sognatore e poi andarti ad inventare qualche sogno, cercarlo in giro se ne sei a corto oppure se li hai finiti tutti. Sono accessibili in tutte le parti della città, i sogni, e di luoghi per inventarne non ne mancano: basta seguire una donna. Le donne sono maestre di sogni, specialmente quelle che in casa camminano a piedi scalzi, quindi si sia eroici, si sia anche un po' sfacciati, si segua una donna perchè anche quando lei non lo sa di sognare e dice che non lo fa, non lo può bloccare, non lo può recintare: è immersa nel sogno.
Seguivo il filo dei miei pensieri
il corso della vita
la strada e la corrente
le mani in tasca
planavo dolcemente sui marciapiedi
schivando un flusso
evitando un riflusso.
Di tanto in tanto, in uno di quei visi femminili pensierosi, imbronciati  o stanchi, m'inventavo lo sbocciare d'un sorriso, la nascita d'una lacrima o l'accenno dolce d'un bacio. Quando la pressione della folla lo permetteva, mi piaceva seguire una chioma promettente, perchè pare che i sogni a volte restino impigliati tra i capelli ed a volte basta quello per far diventare un uomo qualcuno. Mantenendomi nella sua scia, confesso che m'inventavo anche di un certo movimento di gambe e ventre attraverso il portamento, le spalle, la schiena e la sua fine, l'inizio di quelle rotondità più profonde del mare, là dove puoi affogare con tutti i tuoi sogni e ritrovare terra o cadere preda di visioni e sentirti un uomo ricco anche se sei senza un quattrino.
Ora mi si dirà cosa abbia questo a che fare coi sogni. Forse niente o forse tutto, ma guardare una donna come si muove la dice lunga sui suoi sogni e sui tuoi, sulla sua vita e sulla tua, e poi, in fondo, tutto questo é solo il mezzo per arrivare a vederne il viso, la sua immagine vestita, scalfirne l'apparente fermezza, stanchezza, noia, preoccupazione, carpirne un battito di ciglia, sollevare un lembo di sipario ed infilarci dentro, anche solo per un attimo, per spiare cosa succede dietro, trovare un pezzo di specchio così da potersi guardare e cercare di stare al mondo senza che qualcuno, un primo venuto, si fermi e ti chieda: scusa, ma te sei l'imitazione di cosa?
Sssh..non svegliarmi, che sto sognando, hai visto i suoi occhi? Per un attimo, per un solo piccolissimo attimo, quella donna è stata mia.

 
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