UOMINI PERCHE' CI UCCIDETE?

Post n°36 pubblicato il 07 Maggio 2006 da VociDiDonne
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Ci sono domande alle quali solo un uomo può rispondere, perché fanno parte di una cultura prettamente maschile e sono qui a chiedere: perché ci uccidete?

L’87 % degli omicidi commessi ai danni di una donna vengono perpetrati nell’ambiente famigliare e il 95% di essi è commesso da un marito, compagno o convivente, successivo alla decisione della donna di rompere il rapporto affettivo.

Cosa scatta in un uomo al momento dell’abbandono da parte della sua donna? Ho provato a darmi tanti risposte, pensando che quando si ama qualcuno il desiderio è di saperlo felice o con noi o senza di noi, invece scatta il desiderio di sopprimere quella persona: o mia o di nessuno.

Non credo che sia l’amore o la gelosia che porta a questi gesti estremi, ma il considerare comunque una donna non come essere umano ma come oggetto di proprietà, e come tale senza possibilità di scelta, specialmente una scelta di andare via, di chiudere un rapporto, un matrimonio…spesso una donna lascia un uomo che in realtà le ha già mentalmente lasciate da anni, ma che vuole trovarle ugualmente lì ogni sera, come il tavolo della cucina, come il divano nel salotto.

L’ultimo delitto, di cui ancora non si hanno prove certe di colpevolezza del marito, ha una caratteristica agghiacciante, alla donna è stata tagliata la testa, oltre all’orrore del gesto ci sono le motivazioni che lasciano sconcertati: Nella testa ci sono i pensieri, l’identità della persona, rimuovere quella parte del corpo corrisponde a volerla annullare totalmente.

Addirittura nella lingua italiana ci sta una parola “ uxoricidio” coniata appositamente, che significa l’uccisione di una donna da parte del marito, ma è da notare che non esiste una parola corrispondete al femminile, all’uccisione di un uomo da parte della moglie…forse perché culturalmente è meno frequente questo fenomeno e ancora una volta mi porgo una domanda alla quale non so rispondere: perché?

Se non si arriva all’eliminazione fisica, si tenta comunque di uccidere l’anima, mortificando, punendo insultando la donna che lascia, anche in chat molto spesso sono stata testimone di cosiddetti sputtanamenti o persecuzioni da parte di uomini lasciati, che hanno messo in piazza ogni cosa intima e privata, pur di raggiungere una punizione per l’abbandono e hanno continuato per mesi o per anni, esponendo ogni sera alla pubblica gogna quella donna, cercando in qualche modo di colpirla a morte nel suo intimo, distruggendo comunque il passato di un amore condiviso.

Perché per un uomo è così difficile accettare un abbandono? Perché si arriva a rovinare la propria vita, finendo anche in carcere, pur di non permettere alla propria donna una nuova vita? A tutte queste domande potete rispondere solo voi uomini, e vorrei ricordare una considerazione bella di Massimo Troisi, sulla fine di un amore: “Non potrei vivere al pensiero che da qualche parte ci sia una donna che mi odia, perché come abbiamo messo tanto amore nello stare insieme, bisognerebbe saper lasciare con amore” e lasciare è anche permettere una vita di senza di noi, oltre noi.

Attendo una risposta, se qualche uomo vorrà darmela….

sissunchi

 
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NOME DI BATTAGLIA "ROSA ROSSA"

Post n°35 pubblicato il 21 Aprile 2006 da VociDiDonne
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Non so se qualche donna partigiana ha mai avuto questo nome di battaglia, mi piace pensare di si, una delle tantissime che hanno partecipato alla RESISTENZA, forse mai giustamente ed adeguatamente riconosciuto il loro apporto.

Trentacinquemila le partigiane, inquadrate nelle formazioni combattenti; 20.000 le patriote, con funzioni di supporto; 70.000 in tutto le donne organizzate nei Gruppi di difesa; 16 le medaglie d'oro, 17 quelle d'argento; 512 le commissarie di guerra; 683 le donne fucilate o cadute in combattimento; 1750 le donne ferite; 4633 le donne arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti; 1890 le deportate in Germania. Sono questi i numeri (dati dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) della Resistenza al femminile.

Perché dico apporto non riconosciuto? Nei libri di storia si trovano dei piccoli accenni alla partecipazione delle donne alla Resistenza al  nazifascismo , nonostante non solo hanno sostituito nella vita sociale gli uomini impegnati nella lotta, ma sono state decisive alla vittoria finale e alla liberazione. Le donne stampavano giornali e manifesti di propaganda, facevano da collegamento portando informazioni, approvvigionavano viveri e vestiario, preparavano documenti falsi e luoghi di ricovero per i partigiani, ma non solo staffette,  tante tantissime hanno preso le armi e sono andate in montagna a combattere.

I dati che ho riportato sono purtroppo inattendibili, perché alla fine della guerra i criteri di riconoscimento ufficiali e di premiazioni era puramente militari: veniva riconosciuto partigiano chi aveva portato le armi per almeno tre mesi in una formazione armata regolarmente riconosciuta dal Comando Volontari della Libertà ed aveva compiuto almeno tre azioni di sabotaggio o di guerra. Tante donne non si sono riconosciute in questo e non si sono neppure presentate, altre avevano partecipato in modo diverso, non meno importante, ma non ebbero la “qualifica” di partigiane.

Eppure venivano arrestate, torturate, picchiate, stuprate,  ma non parlavano, non voglio riportare nomi di eroine, perché mi sembrerebbe di fare un torto a chi non ha avuto nessun riconoscimento, si proprio a lei a “rosa rossa” che forse ha pedalato e pedalato con la sua bicicletta, portando in fondo alla borsa messaggi importanti, oppure ha accolto in casa un partigiano ferito, Scelte sofferte, desiderio di libertà, la forza di lottare per un ideale scegliendo di non sparare, ma facendo di più, un’opera sottile e costante di sostegno e propaganda.

Resistenza nascosta, resistenza doppiamente tradita alla fine della guerra: dalle forze politiche e più dolorosamente dai loro compagni di lotta, che comunque le considerava traditrici del focolare domestico e ridimensionava il loro credo politico a un desiderio di partecipare alla lotta per amore del proprio uomo.

Ho voluto rendere un omaggio a tutte le partigiane  dimenticate, proprio in questa ricorrenza del 25 Aprile, dove si ricorderanno i grandi eroi ed eroine, dove le azioni e i luoghi celebri verranno ripercorsi nella memoria di tanti, e corone verranno deposte,  ma loro non verranno citate o ricordate eppure ci sono state tante che sono state uccise, delle spoglie "stranamente piccole, un mucchio di stracci neri sulla neve". ( L’Agnese va a morire ) .

Un grazie a te piccola grande donna , nome di battaglia : ROSA ROSSA

 

 

 
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METTI UNA MIMOSA NEL TUO BLOG!

Post n°34 pubblicato il 27 Febbraio 2006 da VociDiDonne
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La festa della Donna dell'8 Marzo è un'opportunità per noi donne, per dire ancora più forte: CI SIAMO!

Ma non siamo presenti solo nella vita di tutti giorni, siamo presenti anche nel web, con i nostri blog, con i nostri siti, con le nostre parole che parlano di vita, di sogni, di cultura, di musica.

Siamo tante...sempre di più e allora facciamoci vedere, mettiamo questo ramo di mimosa nel nostro blog o nel nostro sito, tanti rametti insieme faranno un mazzo enorme, e il la luce di questo colore giallo della mimosa illuminerà il web!

La luce di questo grande mazzo darà luce a quel buio dove spesso vogliono relegare i nostri pensieri le nostre capacità, la nostra forza e il nostro coraggio.

Incolla questo messaggio nel tuo blog, e se vuoi puoi prendere la foto pubblicata, invita donne e uomini nominandoli nel tuo messaggio, avvertili tramite messaggeria che un rametto di mimosa sta aspettando solo loro.

Questa iniziativa è aperta sia a donne che uomini, uomini che hanno capito la nostra luce, il nostro cuore, che non vogliono che le donne siano avvolte dal buio dei pregiudizi, della violenza, dell'ignoranza, a qualsiasi uomo voglia festeggiare con noi. 

(sissunchi)

                           I blog che io nomino:


julia974

Stella112

Sissyna

 
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STUPRO MENO GRAVE SE NON SEI VERGINE!

Post n°33 pubblicato il 18 Febbraio 2006 da VociDiDonne
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Cassazione: "Anche se vittima è 14enne"
Lo stupro di una minorenne è meno grave se la vittima ha già "avuto rapporti sessuali". Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, precisando che "è lecito ritenere" che siano più "lievi" i danni che la violenza sessuale provoca in chi ha già avuto rapporti con altri uomini, prima dell'incontro con il violentatore. I giudici hanno dunque accolto il ricorso di un patrigno accusato di aver stuprato la "figlia" di 14 anni.


E' questa l'opinione della Terza sezione penale della Cassazione. In sostanza i supremi giudici della Terza sezione penale della Cassazione dicono che sia di più modeste proporzioni la violenza sessuale quando a subirla è un'adolescente non più vergine. Questo perché "la sua personalità, dal punto di vista sessuale" è "molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da una ragazza della sua età".

Così, chi violenta una minorenne vissuta in un ambiente socialmente degradato e difficile, e della quale abusa essendo per di più il convivente della madre, può ottenere il riconoscimento della "attenuante" del "fatto di minore gravità" invocato in nome della perduta illibatezza della vittima.

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o credo che ci siano alcune situazioni che sono assolutamente capibili solo dalle donne, perchè sono totalmente femminili, e anche se raccontate o si cerca di capirle non è proprio possibile da parte di un uomo, come ci sono cose prettamente maschili, che prendeno la sfera personale e psicologica che una donna non può comprendere al 100%.

Credo che ognuna di noi abbia provato nella vita l'orrenda sensazione di essere palpeggiata da uno sconosciuto, o comunque toccata o sfiorata senza averne la volontà...e posso assicurarti che aldilà dello schifo si ha una profonda ribellione per la violazione del proprio corpo e per la imposizione di un qualcosa che non si vuole.

Allora ripensando a quello che ho provato, per una cosa che dal di fuori può apparire " leggera" non posso che provare un grandissimo sdegno per sentenze di questo tipo, perchè anche se mi fossi fatta tutti gli uomini di Roma, questo non renderebbe meno gravosa una violenza, un atto sessuale imposto senza la volontà.

E credo di non dire una sciocchezza, ma anche quando a volte si ha un rapporto sessuale con il proprio compagno, perchè lui insiste o per non farlo rimanere male con un rifiuto, se in quel momento non lo si desidera, poi non si sta bene, ci sente di essere state usate o comunque svuotate, pensa l'animo femminile quanto è fragile.

Questa sentenza è l'ennesima offesa alle donne, è l'ennesimo tentativo di sminuire la violenza sessuale, provo un profondo desiderio di ribellarmi a situazioni di questo tipo, che confermano le radici maschiliste della nostra cultura anche legislativa.

CONCRETAMENTE:

Un'iniziativa comune
Invia questa mail a
ufficio.stampa@giustizia.it


"Da cittadino italiano vorrei esprimere il mio dissenso contro la sentenza della cassazione che in data odierna ha stabilito la minor gravità della violenza su una donna minorenne che ha già avuto rapporti sessuali, assumendo che "è lecito ritenere" che siano più lievi i danni che la violenza sessuale provoca in chi ha già avuto rapporti, con altri uomini, rispetto a chi non ne avuti affatto.
Protesto e chiedo che venga revocata la sentenza.

nome e cognome"



QUESTA INIZIATIVA E' DI TUTTE, TUTTI

 
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Passata la legge italiana contro le mutilazioni genitali

Post n°32 pubblicato il 07 Febbraio 2006 da VociDiDonne
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Due milioni di bambine rischiano di venire mutilate ogni anno. Il Parlamento europeo ha lanciato la campagna "Stop Mgf!"

Nel mondo, secondo i dati dell'Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo (Aidos) che monitorizza l'incidenza delle mutilazioni genitali femminili sono almeno 130 milioni le donne tra 15 e i 49 anni che hanno subito questa brutale pratica mentre, ogni anno, due milioni di bambine e adolescenti rischiano di venire mutilate.

Una usanza questa diffusasi in Europa, Italia compresa, attraverso l'immigrazione ma oggi, nella nostra penisola, la mutilazione genitale femminile è vietata. La legge, approvata dal Senato il 22 dicembre 2005, tratta della normativa che, attraverso nove articoli, detta "le misure necessarie per prevenire, contrastare e reprimere le pratiche di mutilazione genitale femminile quali violazioni dei diritti fondamentali all'integrità della persona e alla salute delle donne e delle bambine".

La legge non solo vieta la mutilazione sul corpo delle donne (clitoridectomia, escissione, infibulazione e qualsiasi altra operazione che provochi effetti dello stesso genere) ma ha stanziato anche la somma 5 milioni di euro l'anno per la prevenzione della pratica e per le campagne informative di sensibilizzazione rivolte alle comunità. L'Italia, attraverso progetti di cooperazione allo sviluppo, in accordo coi quei paesi che hanno questo tipo di tradizioni, si impegna a sviluppare dei programmi e dei centri anti violenza per accogliere le donne che vogliono sottrarsi e liberare le proprie figlie o parenti in età minore da questo tipo mutilazioni.
Grazie a questa legge sono previste pene tra i 4 e i 12 anni di reclusione e l'interdizione dall'esercizio della professione per i medici che la praticano.

I paesi membri UE che hanno leggi specifiche in materia anche con il principio bell'extraterritorialità sono Austria, Belgio, Danimarca, Spagna, Svezia e Regno Unito mentre in Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Portogallo e Paesi Bassi le mutilazioni genitali femminili sono perseguibili secondo le legislazioni vigenti. Il Parlamento europeo nel frattempo, per sensibilizzare l'opinione pubblica e per ridurre sensibilmente la pratica delle mutilazioni genitali femminili, ha lanciato la campagna "Stop Mgf!" della durata di due anni.

 
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