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Quella volta al Distretto Nord

Post n°5 pubblicato il 07 Novembre 2006 da rdevil0

“Quella volta al distretto Nord”
di Riccardo Pastorello

Il bastardo sedeva arrogante sulla seggiola della sala degli interrogatori mentre il detective leccava sfacciatamente una Marlboro per indurre il sospettato a chiedergliene una.
Il suo collega Jack Darmon si gustava la scena da dietro lo specchio invisibile.
Jack e Steve Stanson si conoscevano sin dai tempi della scuola addestramento reclute e dopo 12 anni di vita passati insieme sulle strade di Chicago si consideravano culo e camicia e i migliori cazzuti poliziotti del distretto nord.
Il sospettato, un certo Jason Pardy, 45 anni bianco, con il viso illuminato da una lampada da quattro soldi dell’Ikea aveva il ghigno contorto in una smorfia che tradiva il suo desiderio disperato di una paglia.
Con il grosso culo incastrato nella sedia con i braccioli, sottratta alla sala briefing, e i gomiti appoggiati al tavolo rettangolare di formica gialla tutto chiazzato di bruciature di sigaretta il sospettato voleva sembrare un duro ma aveva piuttosto l’aria di un pugile suonato, un peso massimo per l’esattezza dati i suoi 110 chili e un torace da armadio ambulante.
Dopo averla tutta sbiascicata di saliva nel corso dei dieci minuti in cui, girandogli continuamente intorno aveva incalzato Jason di domande, finalmente il detective Stanson si accese la sua sigaretta.
“Ora ci divertiamo” pensò Jack da dietro lo specchio.
Stanson prese la lampada e gliela sparò a 20 centimetri dalla faccia, si abbassò all’altezza degli occhi di Jason e guardandolo fisso estrasse una seconda sigaretta dal pacchetto e facendo il gesto di avvicinargliela alla bocca gli disse : “ Te lo chiedo per l’ultima volta…Se mi dici come sono andate le cose ti passi un bella nottata in gattabuia con tutte le sigarette che vuoi e magari ti procuro anche due caccole di fumo di quello buono. Poi ti svegli, andiamo dal giudice che ti fissa la cauzione, la fai pagare a quello stronzo di tuo fratello e se siamo fortunati alle 11 di domani mattina sei fuori. Altrimenti, se mi fai incazzare ti lascio qui tutta la notte nella sala degli interrogatori in compagnia del mio compare Jack che ti assicuro è un tipo piuttosto incazzoso e a volte gli scappa di usare le mani, mica come me..”.
Jason, ormai alla seconda ora di interrogatorio, aveva già cominciato a perdere la spocchia e a quel punto cominciò a piagnucolare: “Dammi questa cazzo di sigaretta, ok ti racconto tutto ma mi devi credere non sono stato io… però ero presente e ho visto tutta la scena…e toglimi la luce dagli occhi.”
Stanson rimise la lampada da scrivania sullo schedario accanto alla porta della saletta e rivolto allo specchio fece l’occhiolino sapendo che Jack dall’altra parte avrebbe inteso che l’usignolo aveva cominciato a cantare e non ci sarebbe stato bisogno del suo intervento per spaventarlo ulteriormente.
Guardando verso lo specchio solo per una frazione di secondo a Stanson parve di intravedere la faccia di Jack al di la del vetro, ma pensò di essersela immaginata.
Jack in effetti si rilassò e da seduto allungò i piedi sulla scrivania di fronte allo specchio invisibile che dava sulla saletta degli interrogatori. Da quella posizione si poteva vedere nella saletta senza essere visti e attraverso l’interfono si poteva sentire tutto.
Era contento di essersi risparmiato quella scocciatura, a lui non piaceva mai fare la parte del poliziotto stronzo ma quella sera aveva perso a pari e dispari con Steve e quindi sarebbe toccato a lui recitare quella parte.
C’è una sola cosa che può far rompere una amicizia ultradecennale e ipercameratesca fra due uomini come quella che legava Steve e Jack, e quella cosa aveva appena varcato la soglia della stanza dove si trovava Jack: il suo nome era Veronica e il genere era “appariscente” per usare un eufemismo.
Veronica era quel genere di donna che non si accontenta di essere al centro dell’attenzione del gruppo di uomini che frequenta, ma li vuole dominare e manipolare a suo piacimento per soddisfare la sua smisurata vanità ed il suo infinito egocentrismo.
Era entrata in polizia nove mesi prima, era ambiziosa e fin dai primi giorni aveva fatto il filo a Steve ritenendo che una relazione con il detective più brillante e rispettato del dipartimento potesse aiutarla nei suoi primi passi in quell’ambiente estremamente maschilista.
Non era particolarmente intelligente ma era furba e con l’esperienza aveva capito che era molto più efficace adoperare con gli uomini di certi ambienti la seduzione del corpo che quella del cervello.
Da lei nessuno si sarebbe aspettato un trattato di criminologia o una analisi del profilo psicologico di un assassino, ma molti si sarebbero stupiti se un giorno si fosse presentata negli uffici del dipartimento senza la sua divisa ritoccata ovvero gonna accorciata sopra il ginocchio, camicetta sempre scollata e calze velate, al limite del regolamento, con tacchi di 10 cm.; per non parlare di come si conciava quando era destinata alle missioni in borghese.
Steve ovviamente non si era fatto pregare ed erano finiti presto per andare a letto insieme pur mantenendo entrambi, sul lavoro e in ufficio, alla presenza dei colleghi, un atteggiamento discreto e distaccato l’uno nei confronti dell’altra.
Comunque Steve non era uno stupido e aveva compreso con che genere di donna si era messo.
Ben lungi da lui quindi l’idea di innamorarsi seriamente di Veronica. Lui la considerava come uno splendido trofeo da esibire nei confronti degli altri maschi ed un accessorio che contribuiva ad accrescere la sua aurea di supermaschio agli occhi del genere femminile. Inoltre era un piacevolissimo trastullo nelle rare pause del lavoro.
Il punto era che Steve era un ottimo detective, forse il migliore, ma non era ambizioso. Jack, invece, lo era eccome.
Da quando era entrato in polizia non aveva smesso di studiare e di prendere diplomi per migliorare il suo curriculum ed al dipartimento si diceva che fosse in lizza per la prossima nomina a tenente.
Veronica con il suo senso pratico ed il fiuto per il cavallo vincente, al momento in cui era entrata nella stanza dove c’era Jack, era già una settimana che faceva la gatta morta con lui.
Gli si avvicinò con camminata lenta e ondulata, prese una sedia e si sedette il più vicino possibile a Jack.
- “Complimenti ragazzi” - disse: -“sembra che il porco che avete incastrato abbia deciso di spifferare il nome del pesce grosso. Un’altra tacca sul Vostro numeroso elenco di casi risolti brillantemente”.
- “Che c’è, Veronica, sei gelosa dei tuoi colleghi?” – ribattè Jack.
- “Di voi due non potrei mai essere gelosa. E poi siamo una squadra, no? Devi riconoscere che il lavoro d’ufficio che ho svolto su questo caso vi ha dato un mano notevole, sopratutto la ricerca su internet dei siti illegali di scommesse clandestine” – rispose Veronica.
- “Senti, Jack”- lei aggiunse – “questa mattina mi sono slisciata un po il capo ed alla fine mi ha confidato che la tua nomina a tenente è cosa quasi fatta. Sarò anche l’ultima arrivata, ma quando ho saputo che avevano pensato a te per la nomina mi sono data da fare per tessere le tue lodi ed un po di influenza credo di essere riuscita ad esercitarla”.
- “Ah si? E come?” - Fece lui sarcastico.
- “Uomo di poca fede” – e così dicendo allungò la mano sinistra sul cavallo dei calzoni di Jack, attese una attimo per percepire la sua reazione e quando fu certa si
tolse le scarpe, si alzò e salì a cavalcioni sulle gambe di Jack e cominciò a sbaciucchiarlo sul collo e poi piano piano più su fino alla bocca.
Jack all’inizio rimase passivo e poi pensò “al Diavolo..” e cominciò a partecipare realizzando che avrebbe potuto finalmente soddisfare le fantasie erotiche che si era fatto su di lei, oltre che procurarsi una occasione per sbarazzarsi di una presenza ingombrante al dipartimento.
Lui non la voleva in “squadra” come diceva lei e non aveva mai gradito la sua relazione con Steve.
Anche se a livello di attrazione fisica a Jack Veronica faceva girare la testa, la considerava una donna pericolosa dalla quale potevano scaturire guai e casini a non finire.
Le nuove tecnologie a volte possono giocare brutti scherzi e quella sera fu una di queste.
Siccome una settimana prima la lampada al neon della sala degli interrogatori aveva cominciato a ronzare e a diventare intermittente prima di spegnersi definitivamente , venne fatta immediata richiesta all’Ufficio Economato e Manutenzioni per provvedere alla sua sostituzione.
Con i tempi biblici con i quali intervenivano quelli della manutenzione si decise di provvedere temporaneamente.
Fu così che Steve si recò all’Ikea per comprare una di quelle lampade snodabili da scrivania e due cuscini rossi che si intonavano alla grande con il divano del soggiorno nel suo bilocale da scapolo di fronte al parco del centro; il tutto in un unico conto spese a carico del dipartimento, ovviamente.
La lampada in questione era l’ultimo modello in termini di tecnologia dell’illuminazione, il commesso che gliela descrisse la definì “a cristalli alogeni di quarzo anodizzato”.
In effetti faceva una bella luce bianca, ma naturale, simile a quella di una bella mattina di maggio con cielo azzurro poche nuvole e uno scarso grado di umidità.
Il punto però era un altro: quei particolari cristalli utilizzati in questa modernissima lampada ancora poco diffusa, dopo due ore di funzionamento si surriscaldavano e cominciavano ad emettere dei raggi ultravioletti che indirizzandosi verso il finto specchio della sala degli interrogatori ne vanificavano la sua preminente caratteristica, ovvero quella di sembrare un semplice specchio agli occhi di chi guardava dall’interno.
Quando a Steve parve poco prima di vedere il viso del suo compare Jack guardando il finto specchio in realtà ciò non era stato frutto della sua immaginazione ma l’effetto della lampada dell’ Ikea che cominciava a surriscaldarsi.
Passati altri dieci minuti Steve, ancora nella saletta degli interrogatori in compagnia di Jason, che ora stava cantando a macchinetta, casualmente rivolse di nuovo lo sguardo allo specchio e la sua faccia si contorse immediatamente in una espressione prima di stupore inebetito e poi di rabbia incredula.
Invece della sua faccia riflessa vide Jack e Veronica contorcersi selvaggiamente l’una sull’altro ignari di tutto.
Steve, accecato dalla rabbia, si alzò prese la sedia su cui stava seduto e la lanciò con tutta la sua forza contro lo specchio mandandolo in frantumi, si tolse la sigaretta di bocca e la spense sulla mano di Jason che nel frattempo aveva cominciato a ridere sbattendo le sue manone sul tavolo di formica.
Jason urlò inveendo per il dolore contro il detective che ormai era già uscito dalla saletta per precipitarsi come una furia nella sala attigua dove Veronica e Jack stavano appena cominciando a realizzare ciò che era successo.
Il risultato fu una mandibola slogata per Jack, la rottura dell’osso scafoide della mano destra per Steve, in seguito all’impatto del suo pugno sulla faccia del compare, ed una ferita a labbro inferiore per Veronica dovuta ad un manrovescio ben assestato.
Da quel momento e per i sei mesi successivi i due amiconi Steve Stanson e Jack Darmon non si rivolsero la parola fino al giorno in cui Jack rimase ferito ad una spalla in una sparatoria nel tentativo di sventare una rapina.
Quando Steve andò a trovare l’amico in ospedale decise di perdonarlo e i due convennero che per una come Veronica non valeva la pena rompere una amicizia.
Veronica dal canto suo in un primo momento cercò di fare la vittima col capitano ma quando si rese conto che il vecchio non se la sarebbe bevuta chiese il trasferimento.
Due anni dopo nel corso di un processo nel quale venne chiamata a testimoniare per conto dell’accusa ebbe modo di fare la conoscenza del giovane e rampante procuratore distrettuale John Daly. Dopo solo un mese di frequentazione lui le chiese di sposarlo e lei accetto nonostante non si potesse definirlo proprio un bell’uomo. Finanziato e portato avanti dalla lobby delle armi, venne candidato alla presidenza dal partito repubblicano alle presidenziali del 2016, dopo otto anni di governo dei democratici e dopo che la lobby del petrolio rinunciò a presentare un suo candidato, avendo già fatto eleggere in precedenza due loro presidenti.
Contro tutte le previsioni e con sorpresa generale di tutti, dai media agli osservatori politici internazionali, vinse le elezioni con uno scarto minimo di voti ( i più maligni riferirono che vinse con uno scarto ancora inferiore a quello che permise a Bush junior di prevalere sul candidato democratico dopo la presidenza di Bill Clinton) e divenne così il presidente più giovane della storia degli Stati Uniti d’America.
Veronica diventò invece la First Lady più giovane che avesse mai ospitato la Casa Bianca, anche se a vederla in quel contesto e col suo nuovo look da signora perbene dell’alta borghesia americana dimostrava più della sua età. Naturalmente aveva avuto un ruolo determinante nella rapida ascesa del marito grazie soprattutto al suo talento naturale per le pubbliche relazioni ed anche alla Casa bianca fu in grado di dire la sua su determinate scelte.
Una di queste scelte, peraltro molto discussa e osteggiata sia dai vertici della Cia che dell’FBI, fu quella di avvalersi per la sua sicurezza personale di una squadra di guardie del corpo private rigorosamente selezionate fra i migliori professionisti e assunte da lei stessa.
Memore dei bei tempi andati aveva ricontattato Steve Stanson e Jack Darmon per chiedergli se volevano dirigere la Squadra speciale per la sicurezza del Presidente e della First Lady.
I due compari che da qualche anno avevano lasciato la polizia per aprire una ben più remunerativa agenzia di investigazioni privata, lusingati ed intuendo la pubblicità e il prestigio che questo avrebbe recato alla loro attività accettarono l’incarico.
La sera della vigilia dell’attacco simultaneo dell’aviazione americana a Iran Siria e Giordania del 16 novembre 2016 i tre amici Steve Jack e Veronica cenarono insieme alla Casa Bianca e mangiarono e risero, bevvero e scherzarono rievocando le loro avventure e festeggiando senza rimpianti quella memorabile serata di sette anni prima in cui, in quella squallida sala degli interrogatori del distretto di polizia nord di Chicago, una lampada ed uno specchio cambiarono la loro vita.

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