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I tuoi occhi e il mare in burrasca.
Post n°13 pubblicato il 19 Novembre 2007 da fedor_2007
E mi perdo dentro ai tuoi occhi, ancora una volta. Vorrei non deviare il mio sguardo dalla loro placida profondità e continuare a perdermi in essi. Quasi cullandomi alla luce del loro scintillìo. Ma ancora una volta non sono abbastanza bravo. Ancora una volta preferisco fuggire dal loro vortice. Dalla corrente che mi assale mentre navigo nei loro abissi. Preferisco fuggire senza provare a nuotare. Senza evitare di trovare un appiglio che mi possa trarre in salvo. Senza cessare di ricorrere alla consueta, desolante fuga. Ma non sono abbastanza bravo per provare a nuotare. E allora fuggo. Trovo riparo lontano da quegli occhi. Volgo lo sguardo altrove e in quell’altrove trovo rifugio. Come un naufrago scampato per un soffio alla tempesta. E placo la fatica. Forse non ti accorgi della mia fuga spaventata. O forse sì. Forse sì. Ma riesci ad assecondare il mio bisogno di placare la fatica. Ti ascolto e ti osservo senza guardarti mentre odo il dolce suono delle tue parole. E ogni tanto torno a guardare quel mare dalla riva su cui sono approdato. Come quel naufrago che torna a guardare il mare minaccioso dall’isola su cui ha trovato la salvezza ormai quasi inattesa. Ma è una salvezza che non vivrà a lungo. Durerà solo per un pò. E’ una salvezza temporanea che si limita solo a celare un pericolo costante e pronto a riemergere. Ti ascolto e ogni tanto torno a guardarti. Poi quando tutto è passato torno a pensare al momento difficile del pericolo e del naufragio. Ed è inevitabile pensare che quel momento potrebbe tornare. Tornerà senz'altro. E mi spaventa l'idea di doverlo affrontare di nuovo. Forse se avessi tentato. Se avessi provato a nuotare in quelle acque profonde e bellissime. Forse avrei smesso di restare su quell’isola. Su quell’appiglio temporaneo. Non credo che avrei raggiunto la terraferma ma forse avrei almeno smesso di temere e di sentirmi minacciato ad ogni accenno di tempesta. Almeno avrei abbandonato quell’isola. Rifugio effimero. Ma forse quella è la mia isola. Forse il fato l’ha scelta per me quell’isola. E allora continuerò ad avere timore del temporale quando arriverà un pò di pioggia. Quando le nubi torneranno ad apparire minacciose. E continuerò a perdermi nella profondità del mare dei tuoi occhi meravigliosi. Continuerò a perdermi arrancando. Affannandomi disperatamente in cerca di un sostegno che mi riconduca sulla mia isola. Che mi riporti quasi per inerzia al mio rifugio effimero. Se solo avessi imparato a nuotare. Se solo smttessi di cercare un appiglio tra le onde. Isola isola perché non sparisci? Perché non smetti di ospitarmi fingendo di aiutarmi? Quale potere mi riporta da te contro la mia volontà? Lasciami affogare in quell’oceano placido. Ma poi non lo vedrei più. Non potrei più fare di quello sguardo la mia oasi tempestosa. Non avrei più quegli istanti di magica nostalgia. Di malinconica serenità. Il pericolo di affogare. Il pericolo di salvezza. Il pericolo di perdere il desiderio di perdermi. Il pericolo di non poter più temere quei pericoli. Affrontarli tutti. O la mia isola. Unica amara certezza.
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The sound of silence. (Simon&Garfunkel)Emozioni. (L. Battisti)Ma il cielo è sempre più blu. (R. Gaetano)Che fantastica storia è la vita. (A. Venditti)Qualcosa che non c'è. (Elisa)Homer e la macchina della verità.
Peter Griffin dal dottore.Vulvia-Guzzanti. |
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