Note a margine
A volte di vince, a volte si perde ma la lotta è sempre impari
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«Io non sono quello che tu vuoi,
io sono quello di cui tu hai bisogno»
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« E finalmente le chiami per nome | Pensa, prima di sparare, pensa » |
"Appoggiò le spalle alla porta dicendo: "con lui ci siamo lasciati"
Osservai due occhi segnati e il viso bagnato dalla pioggia
"Non so", mi disse "non so come uscirne fuori, non lo so"
La guardai, ed ebbi un momento di pena, perché sembrava smarrita,
"Io vorrei", mi disse, "vorrei che non fosse cosí, ma è proprio finita"
Disse poi, ritrovando un sorriso a stento:
"Comunque l'ho voluta, lo sai, le strade per farmi del male non le sbaglio mai"
(The King)
...
Non c'era la pioggia, lei non appoggiò le spalle a niente, era una fresca serata feriale di maggio e ci trovammo in un bar della sua città a bere un caffè assieme dopo tanti anni che non ci vedevamo.
Era da tanto tempo che non avevo più notizie di lei, pensavo si fosse trasferita in un altra città seguendo un vecchio amore oppure uno nuovo.
Le ultime notizie che avevo erano di tanti anni fa quando mi scrisse per chiedermi una cosa, in quell'occasione mi raccontò che viveva ancora nella casa che ricordavo.
Da allora più nulla fino al giorno di qualche mese fa in cui mi ha scritto chiedendomi delle informazioni.
Mi sembrò strano si fosse fatta viva dopo così tanti anni, in fondo era passato tanto tempo e da allora avevamo preso strade molto diverse.
Risposi a quello che mi chiedeva e ci sentimmo per una telefonata pochi giorni dopo.
Mi propose un caffè e accettai.
Ci incontrammo nella sua città e anche se non l'avevo più incontrata la riconobbi subito, era sempre la stessa donna che ricordavo. Non era cambiata granchè, lo stesso viso, la stessa spavalderia di allora.
Andammo in un bar del centro e chiacchierammo colmando gli anni passati, in parte, e ci raccontandoci a grandi linee quello che avevamo fatto e che avremmo voluto fare.
Seduti al tavolino del bar, mentre lei mi parlava io ascoltavo le sue parole e osservavo i suoi gesti, la sua risata e quei cambi di ritmo della sua voce che ricordavo ancora.
Non era cambiata, vedevo e sentivo la stessa donna che avevo conosciuto un tempo, garibaldina e con gli stessi slanci di allora.
Non parlai molto di me, a parte le solite cose che ho scritto tante volte anche qui dentro, restai un passo indietro nel raccontarle di me, soprattutto del dolore e delle fatiche degli ultimi anni.
Non ce n'era alcun bisogno, a lei non sarebbe interessato e io preferivo ascoltarla, sentivo che in quel momento era lei ad avere di più l'urgente bisogno di far uscire delle cose.
Restammo a chiacchierare fino a mezzanotte inoltrata, fino a quando la riaccompagnai a casa e ci salutammo.
Da allora non l'ho più vista, un paio di telefonate di chiacchiere e la serena e strana sensazione che dopo tanti anni ci fossimo riconciliati.
Non che dopo più di dieci anni ci fosse qualcosa da riconciliare ma al tempo ci eravamo allontanati all'improvviso e da allora non ci eravamo più parlati.
Sono stato contento di averla vista ancora in forma, piena di energia e di progetti nuovi come lo era nei giorni in cui ci frequentavamo.
Non so cosa adesso stia facendo e che direzione abbia preso la sua vita, se si sia rimessa in gioco alla ricerca di quell'amore definitivo, anche se non lo sono quasi mai "definitivi", e che non diventi ex dopo qualche tempo oppure se abbia deciso di mettere il suo cuore in pausa.
Conoscendola un po', almeno credo, sono più propenso a pensare per la prima scelta.
Si, decisamente la prima.
Le auguro davvero il meglio.
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