Note a margine
A volte di vince, a volte si perde ma la lotta è sempre impari
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«Io non sono quello che tu vuoi,
io sono quello di cui tu hai bisogno»
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«Ogni luce nella testa si spense
ed il mio corpo si trasformò
in una bambola di pezza senza vita.
Caddi sul pavimento nel momento esatto
in cui sentii la voce di Bruno arrivare da lontano:
"Ehi tu, mi dici come lo vuoi questo cazzo di caffè?»
Laura F.
...
Bruno passò quella notte nel mio appartamento.
Nella semioscurità della stanza gli era venuta voglia di parlare. Non lo faceva mai dopo l'amore, ma per qualche strano motivo, quella notte lo fece.
Lo ascoltavo e avevo sempre più l'impressione che parlasse per se stesso che per dirmi delle cose.
Stavo ormai prendendo sonno quando una frase mi svegliò improvvisamente.
"Sai", mi disse ad un certo punto con la bocca impastata, "qualche volta senti di superare una linea che non vuoi mai veramente superare. Ma succede, e la superi.
Capita.
Se poi lo fai molte volte quella linea sparisce per sempre. E dopo è troppo tardi per tornare indietro e diventi solo un'altro schifoso e inutile stronzo."
Fu una fucilata in pieno petto.
Quella notte non riuscii a prendere sonno nemmeno per un minuto, mi tornava continuamente in mente quella frase buttata lì, quasi per caso
"Se poi lo fai molte volte, quella linea sparisce per sempre".... Quelle parole esplosero nella mia testa e mi fecero ripiombare con una violenza inaudita dentro il mio passato
I contorni si fecero così precisi, nitidi e chiari.
M ivennero in mente tutte le invisibili linee di confine che troppe volte avevo superato.
Mi apparivano cosi vivide e chiare come mai lo erano state in passato.
Le parole di Bruno furono profetiche perchè in quel quel momento, in quel preciso momento, anche io mi sentii solo una "schifosa e inutile stronza"
Verso le sei di mattina sentii Bruno alzarsi e andare in cucina e trafficare con la caffettiera.
Pensavo che quell'uomo mezzo nudo che nella sua cucina si stava preparando il caffè era soltanto un altro disperato che trafficava con la "mia" macchinetta del caffè.
Mi rendevo conto improvvisamente e lucidamente del nulla.
"Come lo vuoi il caffè?" mi chiese Bruno dalla cucina, "Lo bevi così com'è o ci vuoi un po' di latte?"
Non gli risposi.
Volevo solo una cosa, volevo che quell'animale se ne andasse da casa mia e che sparisse completamente dalla mia vita.
Ma non avevo la forza per dirglielo, non in quel momento
Lo detestavo e mi detestavo.
Mi facevo schifo quando lo assecondavo nei suoi desideri più schifosi ma non avevo la forza di mandarlo via.
Mi sarei sentita ancora più sola.
Non ricevendo risposta, Bruno dalla cucina mi chiese di nuovo: "Come lo vuoi il caffè?"
Ormai, io non lo sentivo più.
Andai in bagno e rovistai furiosamente nel fondo di un cassetto.
Dopo meno di un minuto tra le creme per il viso e qualche confezione di preservativi ancora chiusi trovai quello che stavo cercando.
Con le dita tremanti, quasi trattenendo il respiro riuscii ad aprire la piccola confezione di plastica.
Misi in bocca il suo contenuto e lo ingoiai alzando in uno scatto di rabbia la testa verso l'alto.
Le mie spalle sussultarono scompostamente come se una scossa improvvisa mi avesse percorso il corpo e qualche istante dopo la botta arrivò.
Ogni luce nella testa si spense ed il mio corpo si trasformò in una bambola di pezza senza vita.
Caddi sul pavimento nel momento esatto in cui sentii la voce di Bruno arrivare da lontano:
"Ehi tu, mi dici come lo vuoi questo cazzo di caffè?"
Laura
(Un vecchio post del 2012)
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