Note a margine
A volte di vince, a volte si perde ma la lotta è sempre impari
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«Io non sono quello che tu vuoi,
io sono quello di cui tu hai bisogno»
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In questo fine settimana Alfredo mi ha inviato un altro Post
Mi ha scritto che si tratta di uno stralcio di un racconto che sta scrivendo
Lo pubblico volentieri.
A lui il Blog
Ola
....
La giornata si prestava
di Alfredo
Da solo camminava, vagando indisturbato tra i suoi pensieri. Alcuni leggeri, altri grevi. Rifuggendo dai malvagi, cercava conforto nella vita vissuta, in quella parte della vita, oggi riempita di ricordi. I ricordi, quelli che si rammentano con gioia, che danno calore, che invitano a riviverli; quelli che ti autorizzano a credere nell'esistenza del bello, del lieto fine, dell'ottimismo insomma di tutte quelle cose senza le quali saresti solo afflitto.
Apparentemente assente, camminava incredulo di ciò che gli stava accadendo. Per la prima volta in tanti anni, aveva scoperto il gusto del pensiero libero, dunque privo di legami, e pensando si ascoltava ed ascoltandosi cresceva. Cresce l'intelletto, quando pensi e solo ascolti e quando solo ascolti. Non maturi quando parli. Ciò che esponi è già fatto, è fermo, è cristallizzato, lo partecipi ma non cresci. Fa parte del tuo bagaglio di ostentati saperi, immutabili, perché oramai hai pubblicato il pensiero che si è trasformato in dato, in informazione, statica e spenta e non è più pensiero.
Non credeva bastasse poco per sentirsi così profondamente liberi nel senso più banale del termine. Per la prima volta stava assaporando il vero gusto della libertà, quella del pensiero che non assoggettato al controllo altrui rendeva le sue idee incontaminate, solo sue. Cresceva almeno sembrava e si sentiva libero. Non sapeva ignaro che solo al genio è dato pensare senza ascoltare. Non ne aveva consapevolezza, e non poteva averne. In quel momento sentiva forte il senso di libertà. Si dannava del ritardo. Bastava poco ce l'aveva lì da sempre il mezzo, ma non sapeva come fare per sentirsi veramente libero. Non sapeva che non sarebbe stato sufficiente non parlare per non subire condizionamenti, non sapeva che la vita è fatta di strade, di case, di alberi, di libri, di persone, di luce, di animali, non solo di pensieri, tutte cose sullo stesso piano, che sol esistendo e standoti intorno ti influenzano. E soprattutto non sapeva di dover anche ascoltare e solo ascoltare per pensare. Però funzionava. Il suo pensare lo liberava e ciò a lui bastava. Andava all'incontro libero, coscientemente sereno, non immaginando egli, eterno infelice, che di lì a poco, avrebbe infranto il suo recondito sogno di eterna libertà.
Un uomo qualunque, con parenti scontati e amici per lo più assenti, di aspetto solo gradevole ma fascinoso, dai modi eleganti, dal carattere ombroso e versatile alla bisogna, recalcitrante a volte, sommamente condizionato e tuttavia sveglio quanto basta. Non acculturato, ma attento osservatore, un antropologo dilettante che fa dell'esperienza di vita lo strumento del mestiere.
Camminava e pensava, muovendosi su una strada anonima, con passo lungo ma lento, proprio di chi solo avanza ma non vorrebbe arrivare oppure di chi spera accada qualcosa prima. In realtà si spostava, non camminava, muoveva in avanti il corpo, in quel momento, per lui, così libero, un pesante e scomodo fardello. Non aveva mai creduto potesse essergli di tale ingombro come in quel tratto di strada. Il suo corpo cozzava irrimediabilmente con il suo pensiero scevro. Se avesse potuto se ne sarebbe liberato subito. Il pensare però lo aiutava a dimenticarsene.
Non era trascorso molto tempo dall'inizio del viaggio, però se da un lato sembrava passato un secolo, dall'altro il pensare aveva appiattito la distanza. Quando pensi non ti accorgi di chi e di cosa ti giri intorno. È come se fossi in un interminabile tunnel buio la cui uscita decidi tu se e quando trovarla.
Alfredo
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