Note a margine
A volte di vince, a volte si perde ma la lotta è sempre impari
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«Io non sono quello che tu vuoi,
io sono quello di cui tu hai bisogno»
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Oggi pubblico molto volentieri un bel racconto che Rosario mi ha inviato qualche giorno fa.
E penso che a quell'età, ... chi non ha mai combinato qualcosa del genere?
A lui oggi il Blog
...
Incidente
di Rozappa
Ogni tanto fanno capolino ricordi e situazioni della mia vita passata e mi da sempre una bella emozione far rivivere gli amici di allora... farà lo stesso effetto anche su di voi?
INCIDENTE
Era la sera del 2 giugno 1978, la prima partita dell'Italia al mondiale di Argentina contro l'avversario più scomodo del momento, la Francia e dopo 40 secondi Lacomb diede corpo ai nostri peggiori incubi 1-0 Francia.
E invece sarebbe stato l'inizio del mondiale meglio giocato dall'Italia, almeno per i ricordi della mia vita; il risultato con la Francia fu ribaltato Italia 2 Francia 1 e uscimmo dal bar ancora eccitati per l'inaspettato successo e dal bel gioco espresso dalla nostra nazionale.
Accaldati, felici, esuberanti, nessuno aveva voglia di andare a dormire, troppa adrenalina da smaltire
- Che si fa ? -
- Andiamo a mangiare una pizza ? -
- No, sarà tutto pieno, e poi sono senza una lira -
- Perché non andiamo a rubare le ciliegie ? -
Finalmente era arrivata l'idea giusta !
L'unico che aveva l'auto nei paraggi era il Rullo, neopatentato con 90 guide all'attivo (sempre meglio del padre che aveva il record, tuttora imbatto, di 120 guide), la nomea di incosciente, tramandata dai fratelli maggiori all'ultimo della covata e la non proprio piacevole attitudine a capire le cose sempre con qualche difficoltà, ma il paese era anche questo: riuscire a integrare anche le persone che in qualunque altro posto sarebbero stare emarginate.
Ci fu un attimo di indecisione, ma poi decidemmo di salire tutti sulla 500 nera di seconda mano, con tettuccio apribile, pensando di poter gestire le eventuali esuberanze del Rullo con continui "consigli e suggerimenti"... va piano, rallenta, occhio alla curva a destra: è un tornante, e così via...
Andò tutto bene, ci fermammo a lato della strada che da Marsignano va a Castrocaro, dove c'erano una ventina di alberi e lì sostammo per fare una scorpacciata di ciliegie: erano squisite, mature al punto giusto, dalla polpa soda, davvero una goduria.
Dopo una mezz'oretta tornammo verso casa e, inebriati com'eravamo dalla giornata perfetta appena trascorsa, ci dimenticammo la prudenza, finché allo sbocco di uno stretto ponte ci accorgemmo della velocità troppo sostenuta dell'auto per poter chiudere la secca curva a sinistra.
- Rallenta Rullo e metti la seconda che in terza questa curva non la fai -
- Eh, l'ho fatta ancora -
Lo schianto sul ciliegio fu inevitabile e dal tettuccio aperto, come per una beffa, entrarono in auto una cascata di ciliegie.
Ci fu un attimo di silenzio, poi una voce sentenziò
- Rullo, patacca -
Iniziarono allora i lamenti, ma dovevamo scendere al più presto dalla macchina e cercare aiuto in qualche casa vicina, eravamo in mezzo alle colline lontani dai centri abitati e non sapevamo bene in quali condizioni fossimo.
L'auto, scivolata di sbieco sul ripido, era piegata sul fianco destro, e aveva impattato il ciliegio con la ruota, quindi era impossibile scendere da quella parte, doveva perciò uscire per primo il Rullo e poi noi lo avremmo seguito.
Ma, rendendosi conto di averla fatta grossa, probabilmente finse uno svenimento e cadde riverso sul volante senza più rispondere ai nostri inviti a muoversi.
Fummo costretti a spingerlo fuori di peso poi ognuno controllò le proprie condizioni.
L'unico che perdeva sangue copiosamente era Andrea che aveva impattato il naso su una finitura in alluminio che si era rotta nell'urto.
- Rosario fammi luce con l'accendino, ho un buco sulla faccia, resterò sfigurato -
Effettivamente sulla parte destra del naso, dove si appoggiano gli occhiali, c'era un taglio che buttava sangue a intermittenza e mentre io cercavo di tamponarlo mi inzuppavo il maglione.
- No dai, non preoccuparti, non è niente -
Nel frattempo Fiorenzo si era tagliato, con i vetri rotti, il mignolo della mano sinistra cercando di sentire se si era procurato delle ferite alle gambe.
Visto che il Rullo non dava segni di ripresa, ma respirava tranquillamente, decidemmo di incamminarci per tornare a prenderlo dopo, al che, miracolosamente, riprese i sensi
- Ragazzi, dove andate ? volete lasciarmi qui da solo ? aspettate vengo con voi -
E nel buio profondo, sotto una magnifica volta stellata ci incamminammo.
Dopo iniziò il blackout.
Riacquistai consapevolezza in casa di una famiglia di Colmano, avevo un malessere generale diffuso e non ricordavo niente.
- Fiorenzo cos'è successo? Dove siamo? -
- Ancora ! E' la terza volta che te lo dico: siamo a casa dei Fabbroni, abbiamo avuto un incidente e il figlio della signora ha portato in ospedale Andrea e il Rullo e noi stiamo aspettando che ritorni il marito per farci accompagnare a casa
Forse era meglio se all'ospedale ci andavi anche tu -
Cercai di raccogliere le idee, e concentrandomi i ricordi ritornarono, tutti, fino al cielo stellato, poi il buio.
- Ma Andrea e il Rullo come stanno? -
- Andrea aveva un buco nel naso, ma a parte quello stava bene e il Rullo... faceva solo scena per non ammettere le sue colpe e farsi compatire -
Restammo a casa dei Fabbroni ancora per quasi un'ora poi arrivò il marito e dopo aver salutato e ringraziato la signora ci accompagnò alla Prè.
In macchina io e Fiorenzo ci parlammo e lui si tranquillizzò sulle mie condizioni.
- Avevo pensato che avessi perso la memoria, sei stato per un pezzo senza parlare e poi te ne uscivi fuori con la storia di "cos'è successo?" poi ancora in silenzio e di nuovo chiedevi notizie sull'incidente -
- Ma ora sto bene a parte il malessere e il cerchio alla testa -
- Per forza! Hai battuto la testa sul piantone della porta e hai tutta la strisciata della vernice sopra l'orecchio ed ora è anche gonfia -
Mi toccai dove mi aveva indicato ed effettivamente la testa era gonfia e mi faceva male a premere in quel punto.
Ci facemmo lasciare davanti al palazzone dove abitavano Andrea e il Rullo e andammo ad avvisare i loro genitori, cercando di tranquillizzarli sulle loro condizioni, anche se svegliare qualcuno alle 2.30 di notte per dire che il figlio è all'ospedale lascia sempre nel panico i famigliari.
Usciti io e Fiorenzo ci salutammo e ognuno andò verso casa sua. Solo allora mi resi conto che uno dei motivi del mio malessere erano i vetri che avevo dentro le scarpe. Me le tolsi e una alla volta le svuotai, allora i miei piedi si sentirono meglio.
Arrivato a casa, mi lavai accuratamente: avevo mani, braccia e viso sporchi di sangue, anche il maglione aveva grosse macchie di sangue e pure i jeans; misi tutto nella cesta della biancheria sporca e andai a letto.
Mi sarò svegliato almeno 3 o 4 volte quella notte, perseguitato dagli incubi e dal dolore, con la memoria che, nei momenti di veglia, continuava a giocarmi degli strani scherzi, finché dopo l'ennesima volta che mi sentì, mia madre si alzò, venne in camera mia e chiese:
- Rosario stai bene ? è tutta la notte che sento i tuoi lamenti, ti alzi, vai in bagno e torni a letto, cos'hai ? -
- Non lo so, non so se ho ammazzato Andrea -
- Cosa ? cosa hai fatto ? -
- Aspetta che vado a vedere, ecco vedi ? Ho tutto il maglione sporco di sangue -
Al che si alzò anche mio padre e, tutti e due mi incalzarono volendo capire cosa era successo.
- Piano, lasciatemi pensare, lasciatemi ricordare cos'è successo -
Riordinate finalmente le idee e ripulita la memoria dalle informazioni distorte degli incubi, fui in grado di raccontare l'incidente e di tranquillizzarli sull'accaduto e che i ragazzi erano stati portati in ospedale a scopo precauzionale e che avevamo avvisato i loro genitori.
Tornammo tutti a letto e la mattina dopo andai regolarmente a scuola.
Quando mi vide Jed, che non sapeva nulla, disse
- Che ti successo Zap ? Hai la testa deformata -
Gli raccontai tutto e lui insistette perché andassi in ospedale a farmi vedere.
Mi accompagnò al pronto soccorso e dopo una visita sommaria il medico mi disse:
- Perché non è venuto ieri sera ? Lei doveva essere ricoverato in osservazione e sottoposto a radiografie subito -
- Perché se qualcuno mi avesse portato a scalare il K2 lo avrei fatto, non ero in grado di decidere, e ora cosa facciamo ? -
- Ormai ha passato la notte, se ci fossero stati dei problemi si sarebbero già presentati, può andare a casa -
Approfittammo del fatto di essere già in ospedale per andare a trovare Andrea e il Rullo e mi parvero tutti e due in buone condizioni
- Come va il naso ? vedo che te lo hanno sistemato -
- Mi hanno detto che resterà solo una piccola cicatrice -
Ed effettivamente gli rimase una cicatrice a forma di 7 ma assolutamente insignificante nell'estetica complessiva del viso.
Il Rullo invece era particolarmente euforico visto che, tutto sommato, nessuno si era arrabbiato con lui per l'accaduto. Tornarono a casa dall'ospedale la settimana dopo.
Passarono una quindicina di giorni e fummo tutti e quattro convocati dai carabinieri per spiegare la dinamica dell'incidente
- Mi raccomando ragazzi, non dobbiamo dire che eravamo andati a rubare le ciliegie, diciamo che eravamo stati a ballare al Bull-Bull a Castrocaro, ok ? -
Fummo tutti d'accordo e poi, uno alla volta entrammo nell'ufficio del maresciallo.
Il primo fu il Rullo, poi toccò a me e il Maresciallo mi disse subito:
- Mi dica dov'eravate stati, ma lasci stare la storiella del Bul-Bull, tanto il Rullo ha già detto che eravate andati a rubare le ciliegie... vorrà dire che se si presenterà un contadino a denunciare il furto, abbiamo già qui belli e pronti i ladri -
Rosario, Novembre 2015
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