Note a margine
A volte di vince, a volte si perde ma la lotta è sempre impari
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«Io non sono quello che tu vuoi,
io sono quello di cui tu hai bisogno»
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« E' semplicemente una do... | È un Natale molto duro, ... » |
Col tempo e le distanze
io sono quel che ho preso
dal giorni e dalle stanze
dal vino e dalle rose
...
Domenica sera ho riportato a casa mio figlio, il giovane anarchico, dopo il fine settimana passato assieme.
Ritornando indietro, mi sono fermato in un centro commerciale sulla strada Feltrina, uno di quei posti nati come i funghi in autunno, con un grande parcheggio, qualche negozio all'interno e un enorme supermercato che riempie più dell'ottanta per cento dello spazio.
Ho preso un carrello e sono entrato, notando davanti a me una donna procedere lenta e tranquilla, anche lei spingendo un carrello.
L'ho superata e prima di fare la spesa mi sono fermato nel bar a pochi metri dall'ingresso del supermercato a prendere un caffè.
Con la coda dell'occhio la vedo arrivare, mettersi a due metri da me e ordinare qualcosa anche lei.
Distrattamente, mi giro a osservarla e "Booom!" un flashback, la donna assomigliava in modo incredibile a una persona appartenuta al mio passato con la quale, tanti anni fa, ci siamo frequentati per un periodo di tempo.
Il suo modo di muoversi e di ordinare, quell'aria tra l'impertinente e il seduttivo, o forse tutte e due le cose messe assieme, sembrava proprio lei.
L'ho osservata meglio, appariva un po' più giovane e un po' più alta ma la somiglianza era incredibile.
Non poteva essere, passi qualche cambiamento, quello ci sta, ogni donna fa continuamente dei patti con il diavolo per il suo aspetto, ma con l'altezza come come la mettiamo, ci mancherebbe, mica possiamo alzarci quanto vogliamo, eh?
Non la vedo da quasi dieci anni, non so neppure se abiti ancora nello stesso posto e incontrarla una domenica sera di novembre in quel supermercato di passaggio dalle parti di Treviso sarebbe stata una coincidenza poco probabile.
Una delle ultime volte che ho avuto notizie di lei, e ormai sono passati parecchi anni, avevo capito che da li a poco si sarebbe probabilmente trasferita da un'altra parte dell'Italia. Poi, un anno dopo o giù di lì, mi aveva contattato per una cosa di lavoro e intuii che forse era ritornata nella sua città.
Ci eravamo conosciuti in un tempo in cui non esisteva ancora nessun blog e a malepena sapevo cosa fossero mentre lei, invece, ne aveva uno bello vispo.
Leggendola, ci avevo messo poco a capire che in quell'universo virtuale era diventata una specie di personaggio, amata e odiata solo come chi ha del carattere e a lei il carattere non mancava di certo e ne aveva da vendere.
Ricordo alcuni suoi post e poi i commenti e le molte discussioni su quello che scriveva; non c'era che dire, in quello spazio, tra centinaia di profili di tutti i tipi, lei e il suo Blog non passavano inosservati.
Non si sottraeva mai al confronto e per questo aveva lunghe file di ammiratori e altrettante che la criticavano. E a dirla tutta, in cuor mio ho sempre avuto l'impressiome che a lei piacessero entrambe.
L'ho seguita per un po' e poi per mille motivi smisi e mi dedicai al mio blog e a quello di pochi altri.
All'epoca c'era un'amica che prima leggeva me, poi passava a leggere lei rimanendo ogni volta meravigliata facendo fatica a credere che che per qualche strano gioco del destino potessimo frequentarci.
La cosa faceva sempre sorridere anche me, sembrava strano ma in quei giorni era davvero così.
A parte quell'amica e pochissimi altri, nessuno sapeva o avrebbe mai immaginato che tra me e quella donna ci legasse un filo oltre a quello di essere due blogger con la passione della scrittura o almeno con la voglia di provarci.
Poi il tempo è passato, il filo tra di noi si è interrotto e le poche persone che sapevano sono uscite dai blog, l'hanno chiuso o si sono trasferite altrove e, come è giusto che sia, la vita è andata avanti lasciando per tutti dei lontani ricordi.
Se ci ripenso adesso, a tanti anni di distanza, e mio Dio ne sono passati ormai quasi dieci, mi rendo conto che in quei giorni ho imparato anche delle cose che mi sono poi state utili negli anni successivi.
In quel momento, mentre prendevo il caffè osservando quella donna al banco del bar, mi sembrava di essere davanti ad una specie di ologramma in carne ed ossa, una sorta di sorella gemella, anche se capivo benissimo che sebbene la somiglianza fosse enorme non poteva essere lei .
Provavo la netta sensazione che avrei potuto leggerle i pensieri, non me lo so spiegare ma ci avrei messo la mano sul fuoco di sapere esattamente a cosa stesse pensando quella donna in quei pochi istanti in cui aspettava l'ordinazione e il suo sguardo vagava alla ricerca di posarsi su qualche cosa che catturasse il suo interesse.
La cosa mi incuriosiva anche perché portava una giacca rossa in ecopelle, una specie di chiodo, identica a quella della mia amica Francesca.
Francesca è molto disordinata e spesso dimentica le sue cose in giro senza sapere dove le ha lasciate e non sarebbe stato così improbabile che quella giacca fosse davvero la sua.
Ho pensato che le due donne in qualche modo si conoscessero e si fossero scambiate dei vestiti, mi hanno sempre detto che che tra donne a volte succede di prestarsi gli abiti, chi lo sa, poteva anche essere così.
Mah, non lo so se era così oppure no, a me la situazione appariva comunque un tantino bizzarra, la sosia di una donna che ho frequentato nel passato indossava una giacca identica a quella di una mia cara amica e che non le ho più visto addosso.
Ero consapevole che la soluzione fosse sicuramente molto più semplice di quella che immaginavo io, erano due giacche uguali a tante anche se a me sembravano davvero identiche, con le stesse strane particolari lavorazioni fatte a mano e che di solito vengono confezionate in numero limitato.
Non era poi tanto difficile arrivarci ma ormai io mi conosco, ci sono cose che innescano dentro la mia testa le suggestioni più improbabili e poi la fantasia fa il resto, galoppando senza freni.
In quel momento mi sono venute in mente le situazioni più bizzarre e intriganti, vere e proprie capriole nel vuoto per dare un senso alla giacca rossa addosso a quella donna.
E' assurdo, lo ammetto, me ne rendo perfettamente conto anch'io, ma che ci posso fare, se dentro la nostra vita non si mette un po' di fantasia, specie in questo periodo, come altrimenti ce la potremmo cavare?
Ad un certo punto mi è perfino venuto voglia di chiederle:
"Ciao, ti ricordi di me?" ... e, una curiosità, quella giacca dove l'hai acquistata??"
Che cosa mi avrebbe potuto rispondere?
Se fosse stata alla persona che conoscevo forse mi avrebbe risposto: "Si, mi ricordo di te, ... che cosa vuoi?"
Se invece non fosse stata lei, come probabilmente non lo era, avrebbe potuto dirmi: "No, non so chi tu sia, ... che cosa vuoi?"
In ogni caso, avrei sempre dovuto dare una spiegazione al "che cosa vuoi?" e il mistero della giacca rossa sarebbe rimasto tale perchè in ogni caso, chiunque fosse stata quella donna, mi avrebbe preso per un matto e fuori come un balcone.
Naaaa, niente domande, domenica sera sera non ero granché di compagnia e in vena di tanti discorsi per cui mi sono limitato a pagare il mio caffè e passare oltre, prendendo il carrello e andando per la mia strada e tenendo per me il mistero di quella giacca rossa.
Incrociandola ogni tanto tra una corsia e l'altra, una volta ho colto l'occasione per buttare l'occhio dentro il suo carrello e tra le altre cose ho notato alcune scatolette di cibo per cani.
Non poteva essere lei, non ricordo avesse un cane anche se, a ripensarci meglio, in fondo è passata una vita e per quel che ne so io, perché no, adesso un cane potrebbe anche averlo.
Dopo venti minuti sono alla cassa e la vedo arrivare tutta pimpante spingendo il suo carrello e mettersi dietro di me aspettando il suo turno.
La osservo per un istante in più e mi accorgo che la somiglianza è stupefacente, soprattutto nel modo di muoversi nello spazio attorno a sè e di rivolgersi alla cassiera.
Non da nessun segno di riconoscermi e questo è già una conferma ma sento mancare ancora qualcosa per convincermi del tutto; la questione dell'altezza.
Mi viene un'idea a cui non avevo ancora pensato, c'è una sola cosa che può alzare l'altezza di una donna di almeno dieci centimetri e sono un paio scarpe con un stratosferico tacco 12.
Il pensiero viene immediatamente seguito dai miei occhi che un nanosecondo dopo e senza rendermene vanno ai suoi piedi e, ... naaaa, mistero risolto, non è lei, la donna indossava un paio di scarpe basse, altro che la vertigine del tacco 12!
Sorrido da solo, prendo l'uscita, esco dal supermercato, salgo in auto e torno verso casa.
Non era lei, questo era evidente, ma dopo tanti anni è stata un'occasione per ripensare un istante a quei giorni di tanto tempo fa e, perchè no, anche per ricordarmi, la prossima volta che la sento, di chiedere alla Francesca che se per caso ha prestato in giro la sua giacca rossa e non si ricorda più a chi, una mezza idea io ce l'avrei.
Con questi pensieri in testa e i Dire Straits a riempire l'auto guido verso casa e penso che no, non era lei però, quanto le assomigliava!
Quanta vita un uomo stringe nella mano,
qualche volta troppo forte
qualche volta troppo piano.
Se tornassi in tutti i posti del mio cuore,
quante volte potrei dire a chi mi ha dato un po' di sé,
tu sei parte di me
(The King)
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