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Post N° 46

Post n°46 pubblicato il 13 Dicembre 2005 da welcometotheforest
 

CHAPTER VI

ROLLING THE DICE

 

ROLLING THE DICE perché siamo quasi giunti a metà del mio Erasmus ed una decisione riguardo a cosa farne di questa esperienza deve essere urgentemente presa: continuare a sputtanare i miei soldi (o meglio quelli di mio padre visto che i pochi che avevo se ne sono già andati nel giro del primo mese) o iniziare finalmente a studiare un po’ di letteratura inglese, per passare l’unico esame che mi riconosceranno a Verona, ed un po’ di grammatica, per poter realizzare quello che da oggi è ufficialmente diventato l’obiettivo della mia vita (lavorare a Londra).

 

ROLLING THE DICE perché il gioco alcolico che ci ha insegnato il Richi a Liverpool e che vi ho menzionato lo scorso capitolo è veramente grandioso e si svolge nella seguente maniera:

Materiale necessario

-         Un paio di dadi

-         Un paio di butei con tanta voglia di sbronzarsi

-         Un paio di sbuozze di Martini (o vodka se si vuole accelerare il tutto)

Regole del gioco

Colui che è stato sorteggiato per iniziare lancia i dadi sulla tavola ed a seconda del risultato del lancio si devono seguire le seguenti istruzioni:

-         Numero doppio (doppio due, doppio tre, doppio quattro, doppio cinque o doppio sei) : colui che ha tirato il dado deve distribuire due, tre, quattro, cinque o sei sorsi a seconda del risultato uscito. Possono essere assegnate tutte ad un giocatore, o divise tra due o più di loro.

-         Doppio uno: il doppio uno fa eccezione, è fair play, il lanciatore deve assegnare a se stesso l’unica bevuta.

-         Dieci (con qualsiasi combinazione): colui che ha tirato il dado deve bere un sorso

-         Nove: deve bere un sorso chi è seduto prima del lanciatore

-         Undici: deve bere un sorso chi è seduto dopo il lanciatore

-         Otto: tutti devono bere un sorso

-         Tre (in uno dei due dadi): se non c’è nessuno già dentro colui che ha lanciato i dadi finisce in prigione e ci rimane fino a quando non riesce a fare un altro tre (il che generalmente richiede un bel po’ di tempo). Tutte le volte che su uno dei due dadi compare un tre il prigioniero deve bere un sorso.

-         Sette (con qualsiasi combinazione): tutti devono toccarsi il naso e dire DIXI. L’ultimo a completare la manovra deve bere un sorso

-         Dodici: Il lanciatore dei dadi può inventare una regola a sua scelta…le più gettonate sono il raddoppiare il numero delle sorsate dovute (il che porta generalmente il gioco ad una rapida conclusione), o il costringere qualcuno a dire una particolare frase prima di ogni bevuta (l’Anna una sera ha dovuto ripetere un centinaio di volte “sono una donna e quindi sono nata per lavare stirare e fare pompini”).

Lo sfortunato maldestro che fa cadere i dadi per terra invece che sul tavolino deve bere tutto il contenuto del bicchiere alla russa.

Fine del gioco

Il gioco si conclude (senza vincitori ma solo vinti) quando due di queste tre situazioni si verificano contemporaneamente:

-         L’Anna inizia a far finta invece di bere dal bicchiere (vigliacca)

-         L’inglese del Lecca inizia ad essere fuckin’good

-         Il Moli inizia a mimare le pubblicità trasmesse dalla televisione inglese

 

ROLLING THE DICE infine perché sono sicuro che Loris gradirà enormemente il titolo di questo capitolo.

 

E ora si parte!

 

UN PO’ DI PICCIONAIA IN INGHILTERRA

 

Sono stati giorni impegnativi quelli con il Fano, il Pera, ed il Richi a Nottingham, ma alla fine tutto è andato per il meglio…o quasi…

I due prestanti butei da Verona si sono presentati nella terra di Robin Hood un piovoso mercoledì portandosi seco una buona scorta di sigarette italiane che sono state enormemente gradite dai poveri pezzenti in Erasmus che non potendosi permettere quasi nemmeno più la spesa per il cibo ormai si erano ridotti a rollarsi le cicche da soli. I poveri pezzenti in Erasmus per ricambiare il favore in compenso si sono comprati una fantastica cartucciera porta shottini (costo 10 £, cioè 15 €, cioè 5 Kebab) grazie alla quale è stato possibile iniziare i festeggiamenti non appena sbarcati dall’autobus, a piedi lungo le strade della città.

Medesima accoglienza è stata riproposta due giorni più tardi all’arrivo del Richi e della Gabri direttamente dalla terra dei Beatles per uno scambio interculturale tra due diverse esperienze Erasmus. In realtà la visita del Richi aveva il solo scopo di recuperare il maltolto…era infatti stato mandato dai francesi del cazzo con la missione di riprendere il cartellone stradale che gli avevamo fottuto, ma di questo parleremo più tardi.

 

La cosa più stressante di quella terribile settimana è stata sicuramente portare il Fano a fare shopping; Il buon Fagiano si è infatti rivelato essere una macchina dell’acquisto selvaggio ed indiscriminato, ed a ciò deve venire anche aggiunto che il suo approccio allo shopping manca assolutamente di un minimo di metodologia! Voglio dire, un uomo generalmente entra in un negozio, vede in trenta secondi la cosa che gli serve, se proprio le commesse lo costringono se la prova, va alla cassa, paga e poi uscito dal negozio si accorge che è una schifezza (però almeno ha impiegato solo 120 secondi netti e quindi non se ne cura troppo). Una donna al contrario ha bisogno di un’intera giornata per comprare un paio di calzini; deve visitare almeno una volta tutti i negozi della città (indipendentemente che vendano calzini o meno perché non si sa mai), deve provarne ogni paio tre volte, deve paragonare tutti i prezzi e ragionare attentamente sui possibili abbinamenti; alla fine però comprerà sicuramente i calzini migliori a disposizione. Il Fano racchiude invece diabolicamente in sé tutto il peggio delle due categorie…per farvi un esempio ha impiegato due giorni e mezzo per comprarsi un paio di pantaloni dell’adidas ed alla fine dopo esserseli provati a casa ha scoperto che la taglia era sbagliata!   

 

Ma anche il Pera  ha avuto la sua bella disavventura in Inghilterra…Dovete infatti sapere che il nostro bel Perina è un po’ schizzinosetto e perfettino per quanto riguarda l’alimentazione e per sua sfortuna il coinquilino del Moli decise di comprare per tutti noi un po’ di pezzetti di carne scelta dal suo macellaio mussulmano di fiducia; la carne era molto buona, ma un po’ troppo sanguinolenta per il nostro amico di Trevenzuolo che quella sera approfittando dell’assenza di Reda (l’Algerino del Moli) a cena è riuscito a non toccarne nemmeno un boccone.

Il giorno dopo però verso ora di pranzo volendo fare lo splendido, con un inglese un po’ zoppicante, ha voluto ringraziare decantando le lodi dello splendido pasto del giorno prima…sfortuna ha voluto che l’algerino maledetto avesse appena finito di cucinare quello che era avanzato. Il Perina preso dal panico dall’offerta di condividere il  pranzo con lui le ha provate tutte, ma alla fine ha dovuto proprio mangiarsene un pezzo cercando di non far trasparire troppo disgusto dalla sua faccia…

 

Ma andiamo invece adesso a parlare del Richi. Il suo comportamento è stato assolutamente disgustoso! Lo avevo accolto a braccia aperte alla bus station, gli avevo preparato uno splendido materasso in camera mia per farlo dormire il più comodamente possibile, avevo perfino comprato la Nutella da offrirgli a colazione…e lui? Lui ha tentato di fottermi il cartello stradale che avevamo appeso nella mia Living Room! Maledetto, mi sono allevato una serpe in seno!

Una bella mattina mi sono alzato e fatalità il cartello non era più appeso al muro, ma era magicamente collassato per terra ( e non starmi a dire che non sei stato tu, brutto bastardo, a cavarlo dal muro per fotterlo più agevolmente perché non sono scemo)!

“Richi, che cazzo hai fatto?”

“No bro, ti giuro non sono stato io”

“Ok, voglio crederti”

La mattina dopo il cazzone si stava preparando per la partenza, ma stranamente mi guardava con aria assai circospetta…

“Ehi Fede, ti stai andando a fare la doccia?”

Quando il Richi mi chiama Fede vuol dire che c’è proprio qualcosa che non va, ma ero troppo stanco per ricordarmene…

“Si, perché?”

“No, just to know”

Vado, mi doccio, esco e trovo il Richi seduto sul divano con le mani nei capelli…

“Oh Lecca, ti devo dire una cosa, ho cercato di riprendermi il cartello, ma cazzo non sono riuscito a farlo entrare nella valigia. Ma come avete fatto voi quando ce lo avete fregato?”

Segreto professionale vecchio mio! Ma questa pugnalata alle spalle non so se riuscirò a perdonartela.

 

Ci sarebbero anche altre interessanti perle da raccontare, come per esempio il Fano che rotola ubriaco giù dalle scale del Cookie Club, o il Richi che non viene fatto entrare nel mitico Rock City Club di Nottingham perché vestito troppo elegante (macchia indelebile nel suo curriculum da punkettone del cazzo), o ancora il Fano che dieci minuti prima di partire per tornare a casa riesce finalmente ad avere la meglio sul Kebab mangiato il giorno prima salvo rendersi conto dopo che in bagno la cartaigenica è finita e l’unica soluzione a disposizione è un vecchio giornale…ma non su tutto si può (o si deve) approfondire…

 

THE ASS PAPER’S WAR

 

“Allora Lecca, i tuoi flatmates si sono decisi a comprare la carta igienica o devi ancora venire a cagare nel mio cesso a lungo?”

Si perché a casa mia, dovete sapere ragazzi miei, era stata intrapresa una guerra silenziosa, che ha visto come campo di battaglia il bathroom e come oggetto del contendere la carta da culo.

Da quando mi sono trasferito al numero 37 di Watkin street ero sempre stato io a comprare la carta igienica, e devo dire che tra le altre cose non avevo mai badato a spese…azzurra, soffice e con un ottimo profumo di lavanda!

Ma avevo deciso che non poteva andare avanti così ancora a lungo, era ora che anche la balenottera, il gazzellone africano e l’inglese di merda si dessero da fare. Mi feci forza e mi riproposi di non capitolare di nuovo, non sarei stato di nuovo io a comprarla.

Sono stati giorni di fuoco, in casa la tensione si poteva tagliare con il coltello…ci si guardava tutti in cagnesco ma nessuno si arrischiava ad entrare in argomento.

Per i momenti difficili in fondo io potevo sempre usufruire del bagno del mio amico, ma loro? Come facevano a resistere così tanto loro mi chiedevo. In fondo erano ormai passati tre giorni e dunque o erano tutti quanti pieni di merda da scoppiare oppure attaccati al culo dovevano avere tarzanelli grossi come pigne (Oxford).

La risposata non tardò a venire alla luce…nascosto in un angolo dietro il lavandino trovai un rotolo di carta cucina.

Ci sono certe guerre ragazzi che non possono essere vinte, e questa è stata esattamente una di quelle!   

 

L’ALLEGRA COMBRICOLA DEI CACCIAPALLE PACHISTANI

 

La prima regola fondamentale ed infallibile in Inghilterra è la seguente:

“A casa del Moli c’è sempre almeno un pachistano”

Ed è finalmente giunto il momento di andarli a conoscere uno per uno.

 

-         ZAIRE: Soprannominato Dixan per le fattezze similari ai fustini della nota marca di detersivi. Vive a Birmingham e fa il cuoco, ma ciò non gli impedisce di farsi trovare almeno una volta al mese a casa del Moli per fumarsi un po’ di sane canne in compagni degli altri spassosi compagnoni. Si muove al ritmo dell’R&B e la mattina dopo i seratoni pachistani viene generalmente ritrovato disteso addormentato sulla moquette della living room con due cotton fioc infilati su per il naso che a suo dire sono la soluzione finale per risolvere alla radice il problema del naso tappato. VOTO 8

-         SHACKS: Tassista pachistano, trentenne, sposato, divorziato e senza figli a carico. Sua moglie andandosene lo ha lasciato praticamente in mutande costringendolo ad intraprendere la dura ma remunerativa carriera di taxi driver. E’ uno dei pachistani meno significativi e regge la ganja troppo bene per poter risultare divertente. VOTO 6

-         AB: Trentacinque anni, sposato, due figli a carico. Due metri e cinque di pachistano. Gestisce un autosalone e guida una M5. E’ il corriere della droga, se non arriva lui il party pachistano a casa del Moli non può avere inizio. Di poche parole ma molto confuse. VOTO 7

-         AB2: Mai visto dal vivo, ma svolge la funzione del “mio cugino mio cugino” di eliesca mamoria. E’ l’uomo che può tutto, dal correre 35 Km al giorno all’alzare una macchina con la sola forza dei suoi bicipiti. La sua altezza varia dai due metri e mezzo ai tre metri a seconda della quantità di maria che c’è in corpo dei pachistani che ne raccontano le gesta. VOTO 8,5

-         J: Trentuno anni, sposato, una figlia. E’ l’uomo merda. Più sottile del Janlu, più basso della silvietta e con una voce peggiore di quella della Prandi. Grande fumatore di erba (ma chi l’avrebbe mai detto eh?). Assolutamente poco divertente. VOTO 5

-         Mabub: Nome in codice Mabs. E’ l’afghano impazzito. Trentatre anni, una moglie e due figli recentemente scappati in Kashmere, alcolizzato all’ultimo stadio. Gira con sempre appresso una fiaschetta di Smirnoff. Estremamente pericoloso da ubriaco, sorprendentemente acculturato da sobrio. Abbiamo intrattenuto con lui un’elevatissima conversazione sul significato profondo di cui è impregnato il racconto della caverna di Platone. Pieno di tik. Si ostina a credere che mattina sia la parola utilizzata dagli italiani per dire a dopo, ed è solito ripeterla ogniqualvolta ne vede uno. VOTO 9,5

-         K: Trentanni, una moglie e due figli non ancora scappati da casa. E’ il cacciapalle per antonomasia. Nessuno può competere con lui, perfino il Moli incontra notevoli difficoltà ad accentuarne i racconti. Parla l’inglese più difficile dell’Inghilterra con la voce più brutta di tutta l’Inghilterra. I suoi cavalli di battaglia sono: “quando avevo ventanni ho fatto sette giorni ininterrotti di party senza mai dormire né mangiare”, “una volta mi sono addormentato al volante in autostrada mentre andavo ai 150 Km/h ed avevo talmente sonno che ho strisciato contro il guard rail per dieci minuti prima di svegliarmi”, “la carne di maiale è la peggiore che si possa mangiare perché non si riesce ad espellerla, rimane dentro a te per sempre”. VOTO 10   

 

LOST IN LONDON

 

Una tranquilla serata, un mercoledì a Nottingham. Nemmeno troppo freddo per la stagione. Il Moli sta impartendo lezioni di musica (10 £ all’ora si fa pagare lo strozzino).

Mi manca l’Italia, mi manca il dolce gusto di un sano aperitivo di quelli che ti apparecchiano lo stomaco per la cena, che ti stuzzicano l’appetito, di quelli che ti riempiono il cuore di felicità ed alla fine ti fanno girare un pochino la testa lungo la strada verso casa. Un vinello, ecco cosa mi manca.

Ma si che lo conosco anche qui un posto dove potrei trovare un buon bianco italiano.

E’ un po’ costoso, ma che diamine alla fine si vive una volta sola! Vada per il Picture and Piano. Chiamo l’Anna. Usciamo.

 

Sei e mezza, lungo le vie di Nottingham gli aborigeni del posto iniziano a dirigersi verso il Pub per iniziare una nuova lunga serata a base di birra; ma noi siamo diversi, siamo italiani, abbiamo stile, non abbiamo bisogno di bere come delle spugne per sentirci vivi.

Raggiungiamo la nostra meta, entriamo.

Un rapido sguardo al listino...lo sapevo, hanno il Pinot Grigio; un sorriso di trionfo mi si stampa sulla faccia. Magari ci porteranno anche le patatine e le olive…no, va bene, alla fine siamo pur sempre in Inghilterra.

 

“Allora Fede, bicchiere da 200 cc?”

“No”

“Bicchiere da 400 cc?”

“No”

“Allora cosa?”

“Bottiglia in due!”

“Bottiglia in due?”

“Bottiglia in due”

“Va bene”

 

Sì lo so, alla faccia dell’aperitivello che ti stordisce solo un pelo, ti apparecchia lo stomaco e tutte le menate varie, però da quella bottiglia di Pinot è nato qualcosa di veramente grande, Londra; ma lasciate che vi spieghi meglio.

 

Sono le otto e mezza, ci ha raggiunto anche il Moli. Io sono abbastanza alticcio, l’Anna completamente sbronza. Si fanno le nove, poi le nove e mezza, poi le dieci. Ci dirigiamo verso casa e mentre la povera ragazza ignara di tutto saltella contenta per le strade della nostra amena città cantando a squarciagola white christmass il Moli crea il capolavoro.

“Lecca, andiamo a Londra?”

“Ok ”

Due minuti di silenzio

“Oh Moli, ma stai scherzando vero?”

“Mai stato più serio!”

“Ah…va bene.”

Da questo punto in poi gli avvenimenti iniziano a susseguirsi freneticamente:

 

-         Ore 11: siamo a casa

-         Ore 11.30: prenotiamo i biglietti dell’autobus delle cinque e mezza per Londra su internet

-         Ore 12: pasta con il pesto della Bertolli…un sacco di pasta (Moli dichiara “riempiamoci di cibo ragazzi, a Londra si digiuna, non ci possiamo permettere neanche un panino”)

-         Ore 12.30: iniziamo a guardare Kill Bill

-         Ore 2.30: l’Anna va a letto, i due uomini duri optano invece per il dritto e impegnano il tempo che li separa dalla partenza fumando sigarette, bevendo caffè e trovando la soluzione a molti dei problemi che assillano il mondo

-         Ore 4.30: Sveglia per l’Anna, iniziano i preparativi.

-         Ore 5.30: Siamo sull’autobus diretti a Londra

 

Ora, non so dirvi esattamente se mi sono completamente fottuto il cervello venendo in Erasmus, o se già prima di partire fosse irrimediabilmente compromesso, però posso dirvi che questo genere di cose stanno iniziando a piacermi un casino. Insomma, naturalmente l’autobus era scomodissimo, naturalmente nessuno di noi è riuscito a dormire, naturalmente una giapponese del cazzo ha perso il suo cellulare, ha fatto fermare l’autobus ed ha fatto perquisire tutti i passeggeri (noi compresi) dalla polizia, però alla fine alle dieci di mattina eravamo in pieno centro pronti per il nostro primo assaggio di Londra.

Londra…Londra ragazzi è magia, Londra è musica, Londra è poesia…insomma in poche parole Londra in Inghilterra è come dare le perle ai porci.

Buckingam Palace, il cambio della guardia, i parchi immensi, Piccadilly circus, Oxford street, un freddo incredibile, Piccadilly circus di nuovo, un caffè con vista sulla piazza, poi Soho, Westminster, le gambe a pezzi, il Big Bang, l’House of Parliament e intanto si sono fatte le sette di sera. Una birretta tranquilla in un Pub e poi alle otto di nuovo sull’autobus per tornare a casa.

Che giornata ragazzi…trentasei ora di fila senza dormire ma ne è valsa decisamente la pena e adesso già sto programmando un ritorno, e poi un altro ancora, e poi un domani chissà...

 

Ma per non andare troppo in là con l’immaginazione, che cosa abbiamo imparato da questa avventura?

 

-         La pronuncia che ci insegnano a scuola è quella utilizzata a Londra…con nostro sommo stupore potevamo infatti interagire in maniera estremamente agevole con gli autoctoni.

-         Londra è fottutamente piena di Italiani (forse è per questo che potevamo interagire in maniera estremamente agevole).

-         Londra è la città dove mi trasferirò as soon as possibile.

-         La metropolitana è soltanto una presa per il culo…cazzo ti fanno camminare talmente tanto sotto terra che poi ci credo che da un punto all’altro il vagone ci impiega cinque minuti, metà della strada te la sei già fatta a piedi.

-         Non provare mai più a farti un tranquillo aperitivo all’italiana in Inghilterra, nessuno sa altrimenti dove ti potresti ritrovare la mattina dopo.

 

 

 

Bene, anche per questa volta il mio sporco lavoro è stato completato, e questo è anche l’ultimo capitolo prima del mio ritorno in Italia per la vacanze di Natale.

Spero di riuscirvi a vedere tutti quanti anche se saranno giornate frenetiche tra lauree, esami da dare (ne avrei uno proprio il venti!) e lauti pasti con i parenti giusto per rifarsi la bocca dopo tre mesi di cibo di merda in Inghilterra!

Nel frattempo per ingannare l’attesa sto partendo per Londra, questa volta per quattro giorni, insieme al Moli ed a un suo amico…speriamo che Dio ce la mandi buona anche sto giro.

Non rimane dunque da dire altro che cheers to everybody, and see you as soon as possible! Alla prossima ragazzi.

 
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