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Post N° 32

Post n°32 pubblicato il 04 Novembre 2005 da welcometotheforest
 

CHAPTER III

WHAT A STRANGE COUNTRY

 

Prima di atterrare in questo strano paese erano veramente poche le certezze che avevo riguardo alla lingua inglese, ed una di queste era che cheers voleva dire cin cin.

Ebbene questo non è l’unico significato della parola come ben presto ho scoperto. Mi ero appena preso un espresso da Nero (Nero è una catena stile Starbucks e fanno il migliore caffè che si può trovare in UK…per avere un paragone l’espresso è come quello fatto dalle macchinette della Frinzi se te lo fai allungare dal portinaio con uno sputo), quando uscendo dal bar il cameriere mi saluta con un “Thank you and cheers!”. Cin cin? Perché mi ha detto cin cin? Deve proprio essere un paese di alcolizzati questo se ti salutano con un Cin Cin!

Io ed il Moli ci siamo arrovellati per una settimana intera cercando di capire il significato nascosto di tale termine. L’abbiamo sentito utilizzare in tante maniere diverse (“Thank you and cheers” per salutare, “Cheers” per dire cin cin, “Cheers a moment please” per dire aspetta un momento) che eravamo arrivati addirittura a pensare che fosse la parola jolly dell’inglese da utilizzare in qualsiasi salsa…un po’ come puffare per i Puffi per intendersi.

Alla fine, trovando il coraggio in una birra di troppo, ci siamo ridotti a chiedere ad un ragazzo russo dell’orientation programme (chiedere ad un inglese è inutile perché tanto non si riesce a capire la risposta) cosa cavolo significasse quella parola, e abbiamo scoperto che si tratta di un banalissimo saluto.

 

L’ORIENTATION PROGRAMME

 

La sera prima di trasferirci in casa nuova (venerdi sera mi sembra fosse ma non ne sono certo) presi da un attacco di euforia per aver finalmente trovato una sistemazione stabile abbiamo deciso di dare un colpo di telefono al tipo di Avellino che avevamo conosciuto per strada per sentire se lui e la ragazza avevano voglia di uscire a bere una birra:

“Ciao Antonio, sono Federico, volevo sapere se ti andava di andare a bere una birra stasera”

“Ah Federì, grazie mille ma stasera preferiamo rimanere a casa perché domani inizia l’orientation programme e dobbiamo alzarci presto…una giornata durissima, dalle otto e mezza di mattina fino alle sette no stop, ed il giorno dopo uguale.”

“Inizia domani? Ma non iniziava Lunedì?”

“A Federì, no, inizia domani.”

“Ah cazzo, grazie per avermelo detto, adesso guardo un po’ meglio gli orari. Caso mai ci vediamo domani, ciao.”

A quel punto dopo aver concluso la telefonata mi giro verso il Moli con faccia stranita:

“Oh Moli, guarda che “Ah federì” mi ha detto che l’orientation inizia domani, non lunedì.”

Diamo un’occhiata agli orari….ma guarda te che coglione, quello squatter del cazzo non ha capito proprio nulla. Ah federì (così è stato immediatamente ribattezzato) aveva guardato gli orari in cui teneva aperta la segreteria per le iscrizioni sabato e domenica, e pensava di avere 10 ore non stop di orientation programme, mentre in realtà come pensavamo noi iniziava Lunedì.

“Cosa dici Moli, lo richiamiamo e gli diciamo che ha sbagliato?”

“No, lascia che si alzi alle sette e mezza di mattina così almeno sarà il primo ad iscriversi.”

“Ok (solidarietà fra italiani all’estero parte seconda)”

 

L’orientation programme alla fine si è rivelato essere un corso di boyscouting per giapponesi deficienti. Quando siamo andati ad iscriverci ci hanno consegnato una cartellina contenente tutto ciò che serve urgentemente ad uno studente straniero che si appresta per la prima volta a studiare in un’università inglese, cioè:

-         Una cartina di Nottingham

-         Un opuscolo con tutti gli orari dell’orientation programme

-         Una scheda telefonica gialla con una faccia che sorride da 5£ per chiamare all’estero (la mia prima entrata in una settimana)

-         Un opuscolo sulla prevenzione della meningite

-         Una guida che insegna alcune interessanti regole per vivere in UK (come per esempio: “It’s vital to practice punctuality and queuing if you want to avoid giving offence in UK” o “A good way of starting conversation with someone you don’t know is to make a comment about the weather” o “If you forget to queue and push into the line you will find that you are suddenly very unpopular”…come potete vedere dalla complessità delle frasi non me le sono inventate ma le ho tratte direttamente dalla guida.)

-         Un modulo da depositare compilato alla fine del corso per testare la costumer satisfaction

-         Un voucher per una tazza di caffè o the utilizzabile nei bar della facoltà

-         Un invito per l’orientation Salsa evening

-         Un modulo da compilare per iscriversi ad una lezione di Salsa prima del party (se no come cazzo fai a ballare al party!)

Cazzo, almeno un goldone potevano darmelo…mi toccherà andarli a comprare!

Dopo avermi consegnato la cartellina però il butel mi ha anche dato un’informazione che mi ha decisamente risollevato il morale:

“You don’t need to go to every lectures (sarebbero le lezioni in cui spiegano ai giapponesi scemi come sopravvivere a Nottingham e come si balla la Salsa). You have only to choose the lectures you want to go, and if you don’t want to go to any lectures there’s no problem.”

Sono andato solo alla prima, ma avevano tutti gli occhi a mandorla e mi sono sentito un po’ fuori luogo….

 

 

 

 

HOME SWEET HOME

 

Tranquilli ragazzi, non mi sono dimenticato che vi devo descrivere la mia casa e soprattutto i miei coinquilini…tenetevi forte, si parte.

Abito al 37 di Watkin street, proprio dietro al Victoria center, il più grande centro commerciale di Nottingham. Sono a cinque minuti a piedi dalla sede cittadina della Nottingham Trent University, ed a cinque minuti a piedi da Market Place (la piazza erbe de noartri). Il supermercato è a trenta secondi di distanza circa, ed il pub più vicino è a quindici secondi netti (due minuti circa comprensivi di pisciata se si è ubriachi); insomma, sono a due passi da tutto quello che mi serve.

E’ una tipica casa inglese: su tre piani, ma viene da chiederti perché cazzo non la hanno fatta su un piano solo visto che in totale saranno 200mq calpestabili.

L’ultimo piano è mansardato ed è tutto mio…una volta entrati dalla porta della mia camera si sale per una scala (non avete idea di quanto siano ripide le scale inglesi, le prime volti non riesci a scendere, rotoli di sotto….poi ti abitui e le fai comunque rotolando ma i lividi fanno meno male) che porta di sopra dove c’è una scrivania, un armadio e un letto (o meglio solo il materasso che ho deciso di porre esattamente sotto la finestra sul tetto in maniera da addormentarmi vedendo le stelle…quando il cielo non è coperto…cioè mai). C’è anche un rivelatore di fumo, ma state tranquilli, sono già riuscito a neutralizzarlo e quindi posso ciccare comodamente disteso sul mio materasso.

Al secondo piano ci sono tre stanze, mentre al piano terra c’è un’altra stanza, un salottino con televisione, la cucina e il bagno.

 

A questo punto è giunta l’ora di andare a conoscere i miei coinquilini; la casa è per cinque, ma attualmente dentro ci abitiamo solo in quattro.

 

DAVE

 

Tra tutti i ragazzi che vivono con me Dave è sicuramente il più enigmatico; non tanto perché sia schivo o parli poco, quanto perché quando parla non ci capisco proprio una fava e dunque non posso raccontarvi molto di lui.

So solo che quando mi sono trasferito non c’era e poi un bel giorno è comparso come per magia…Penso che starà in casa con noi solo per una settimana, ma non sono sicuro.

Gran bevitore di Tè, Dave è originario dell’est dell’Inghilterra (ma potrebbe anche essere il nord il sud o l’ovest per quello che ho capito) e lo ho ribattezzato The Iron Wizard perché con il ferro da stiro in mano è un vero drago.

Non studia, ma è qui a Nottingham per lavoro, penso in un Pub.

Questo è tutto quello che so riguardo a Dave! Ho adottato una tattica abbastanza efficace con lui: prima che possa chiedermi qualcosa gliela chiedo io, poi ascolto la risposta annuendo come uno scemo, e quindi scappo in camera a piangere perché al liceo non ho studiato l’inglese.

 

AAAAALIA (detta anche LIA)

 

Ho scoperto solo da poco che Lia è di origini asiatiche. L’altro mio coinquilino, Melvin (di lui parleremo dopo), prima che la conoscessi mi aveva detto:

“She is from Asia

Io invece avevo capito

“She is Australian”

In realtà è nata in Inghilterra, ma sua madre è originaria di qualche paese asiatico.

Ha diciannove anni, è ancora al college ed il prossimo anno andrà a New York a studiare Fashion Business.

E’ una ragazza molto simpatica, e parla un’inglese abbastanza chiaro ma a velocità veramente elevatissima. Di viso sarebbe anche carina, ma il problema è che la testa è montata sopra un corpo da balenottera.

A colazione mangia tonno e fagioli + due fette di pane ricoperte da burro di arachidi. Le piace molto il caffè italiano e la sto iniziando con buoni risultati alla pasta, anche se temo che in una delle prossime mattine arriverà a mangiarsi anche quella a colazione.

Ah giusto, una sera io ed il Moli siamo usciti con lei e con Melvin. Beve come una spugna e mi ha fatto provare un ottimo shoottino fatto con crema al wisky e…TABASCO! Il prossimo sabato ci porta ad un party nella foresta di Sherwood, spero di incontrare Robin Hood.

 

MELVIN

 

Adesso non posso fare proprio a meno di dirvelo ragazzi….Melvin è un negrone di venticinque anni.

Avete smesso di ridere? Bene allora posso continuare.

Melvin va a messa tutte le domeniche in una chiesa pentecostale (da quello che ho capito deve essere una chiesa tipo quella dove i Blues Brothers trovano l’ispirazione divina), ascolta solo musica Soul e legge Harry Potter.

E’ in Inghilterra da quattro anni e viene dalla Sierra Leone. Studia multimedia e per sbarcare il lunario fa qualche lavoretto:

“Niente di speciale, do in giro volantini, ogni tanto lavoro in un Pub…Ah e ho anche due società!”

Avete capito bene, il mio negrone è un piccolo imprenditore…chissà che faccia farebbe Bossi se glielo dicessi. Qui in Inghilterra mettere in piedi una società è facile come mangiare fagioli a colazione; non ci sono costi di nessun tipo eccezion fatta per l’iscrizione alla camera di commercio che però per società così piccole ha un prezzo irrilevante. Le sue due società si occupano principalmente di design di siti web e di opuscoli (in questa maniera riesce anche a sfruttare il Know How derivatogli dall’altro suo lavoro, quello di distributore di volantini.).

Cena alle sei, e mangia solo riso…generalmente lo condisce con insalata e burro di arachidi. Gli ho fatto provare la pasta ma non mi sembra che gli sia piaciuta troppo, probabilmente ha un palato troppo raffinato.

La sua pronuncia è terrificante…per dire zio dice uncol, mentre tra work e walk per lui non c’è differenza, entrambi si pronunciano wok. Guida una Vauxhall e uno dei prossimi giorni ha detto che mi deve portare assolutamente a Birmingham (chissà perché poi).

 

 

Per concludere devo solo dirvi quale sembra essere lo sport nazionale qui: cercar di dare fuoco alla casa.

L’altro giorno Melvin si è dimenticato sul fuoco una pentola con il suo riso di merda per circa tre ore, poi accortosi dalla puzza di bruciato che c’era qualcosa che non andava è uscito in mutande dalla camera urlando “I’m Killing me, I’m Killing me”, ha preso la pentola e l’ha lanciata in giardino. Ieri invece è stato il turno di Lia che è uscita di casa dimenticandosi una patata dentro il forno acceso (probabilmente stava cucinandosi la colazione per il giorno seguente), ma per fortuna me ne sono accorto in tempo. Insomma che posso dirvi, per fortuna abbiamo le piastre in cucina perché se avessimo avuto il gas saremmo già saltati in aria.

 

WHAT’S THE WEATHER LIKE?

 

L’Inghilterra non è sicuramente un posto adatto ad un metereopatico.

Si dice spesso che in Inghilterra piove sempre…magari fosse così, almeno si avrebbe una certezza!

Per farvi un esempio ieri mattina mi sono svegliato verso le otto che pioveva, ha continuato a piovere fino alle nove, poi c’è stato sole fino a mezzogiorno (ma quando dico sole intendo sole da pantaloncini corti), poi pioggia, sole, di nuovo pioggia, ed infine di sera nuvolo (così neanche ieri mi sono potuto addormentare guardando le stelle).

Chissà come mai sono raffreddato ( In english: I’ve a cold).

Gli inglesi dicono “If you don’t like the wether don’t worry…It’s changing”

 

CROSSING THE STREET

 

Qui in UK attraversare la strada è un esperienza dalla quale difficilmente un europeo riesce ad uscire vivo.

In Inghilterra il traffico ti investe da destra, dunque prima di attraversare bisogna guardare prima a destra e poi a sinistra. Sembra una cazzata, ma non è così facile da ricordare!

Vi sono quattro diversi livelli di difficolta.

-         Primo Livello-Strisce pedonali: questo è indubbiamente il livello più semplice visto che qui le macchine se sei in prossimità delle strisce ed hanno il solo sentore che tu sia in procinto di attraversare tirano delle inchiodate micidiali. Non ce ne sono tuttavia molte (di strisce), probabilmente per non agevolare troppo i produttori di pneumatici.

-         Secondo livello-Omino verde: il semaforo con l’omino verde è decisamente più ostico. Infatti può diventare rosso più velocemente di quanto impiega Mastella a cambiare schieramento politico. Strano paese l’Inghilterra…l’arancione per le macchine viene usato anche per avvertirle che sta per diventare verde, mentre quell’omino della minchia è solo rosso o  verde.

-         Terzo livello-Omino rosso: questo livello è solo per veri esperti, e io cerco di sfruttarlo solamente se vedo qualche altro inglese che sta attraversando, altrimenti rimango fermo e aspetto il verde (anche per mezzora e senza macchine nel giro di chilometri se necessario).

-         Quarto livello-Attraversamento all’italiana: a dirvi la verità non ho ancora provato ad attraversare al di fuori degli attraversamenti pedonali e sospetto che se lo avessi fatto ora non sarei qui a raccontarvelo. Probabilmente scenderebbe una saetta dal cielo per fulminarmi.

 

Forse in cinque mesi imparerò ad attraversare le strade inglesi, poi tornerò in Italia ed appena uscito dall’aeroporto verrò falciato da un Tram in corsa!

 

IMPROOVING MY ENGLISH

 

Vi ricordate quando vi ho detto che il mio inglese migliorava di giorno in giorno? Beh cancellate tutto.

Certo, finchè si tratta di andare in un negozio a comprare qualcosa è semplice:

1)     Entri nel negozio

2)     Dici Hello

3)     Dici cosa ti serve seguito da please (il che è relativamente semplice visto che prima del punto 1 hai acutamente consultato il dizionarietto da viaggio)

4)     Te ne fotti di capire il prezzo visto che è praticamente impossibile e passi al commesso la carta di credito o la banconota del taglio più grande (giusto per non sbagliarsi)

5)     Se hai pagato con la carta di credito firmi il fogliettino, mentre se hai pagato in contanti allunghi la manina per ricevere sei etti e mezzo di sterline in monete di diversa fattura.

6)     Quando tutto è fatto dici Thank you (per i più coraggiosi Thank you and cheers)

7)     Esci dal negozio ed il gioco è fatto

Sostenere una conversazione è tutta un’altra cosa; He she it you I they…it’s the same, le s le metti sempre quando non vanno messe e mai quando vanno messe (ma questo non spiegatelo ad un inglese; io ci ho provato “I don’t know where I have to put the s”, ma lui ha capito “I don’t Know where I have to put the ass”), ed i tempi verbali sono una chimera. Inoltre per far capire che è una domanda generalmente mi limito ad una cadenza della frase ascendente dimenticandomi sempre di invertire soggetto e verbo o ausiliare.

Io ed il Moli abbiamo provato a parlare in inglese tra di noi per migliorarci, ma duriamo circa due secondi prima di scoppiare a ridere, quindi abbiamo deciso di comprarci una grammatica inglese (il Moli la voleva addirittura scritta in italiano, ma quando ha provato a spiegarlo al negoziante questo ha cercato di rifilargli una grammatica italiana).

Inoltre il coinquilino del Moli, un algerino che deve avere avuto grossi problemi nella sua infanzia e che è follemente innamorato di un’italiana che ha visto una sola volta, gli ha regalato un computerino di quelli che si usano per insegnare l’inglese ai bambini e così passa le giornate sdraiato sul letto con una cicca in bocca urlando fuckin’shit mentre questo aggeggio ripete in continuazione “You are wrong, you are wrong, your score is zero”.

 

NOTTINGHAM

 

Nottingham è una piccola cittadina sita sulle sponde del fiume Trent. Il centro non è molto grande e per attraversarla tutta ci si impiegano circa venti minuti on foot.

In Inghilterra è abbastanza famosa per essere la capitale dello shopping (dopo Londra of course), e nel resto del mondo per essere stata la sede delle scorribande del più famoso fuorilegge della storia, Robin Hood, colui che ruba ai ricchi per dare ai poveri (il contrario di Berlusconi insomma).

E’ essenzialmente una città universitaria.

C’è anche un castello, diversi musei e posti di interesse storico tutto intorno alla città, ma questo sembra non disturbare troppo la gente del posto.

E’ una città estremamente pulita grazie all’estrema sollecitudine con cui i dipendenti dell’AMIA locale passano per le strade della città alla guida di curiose macchine pulitrice dotate di una sirena e di un disco che ripete in continuazione “DANGEROUS DANGEROUS” (Il Moli non a torto mi ha detto che dovrei comprarmi un cappellino simile per avvertire le persone che mi sono vicine della mia scoordinazione).

 

La serata tipica inizia generalmente verso le sei e mezza, subito dopo cena, dentro ad un Pub dove gli inglesi cercano di sfruttare al meglio le quattro ore e mezza che li separano dalla chiusura. Verso le undici quelli che si sono dati più da fare se ci riescono rotolano fino a casa cercando di essere il più molesto possibile lungo il tragitto, mentre gli altri si indirizzano verso una delle tante discoteche disponibili. Quando verso le due anche le discoteche chiudono si ritrovano tutti in piazza a cantare a squarciagola qualche canzoncina sporca in inglese. Eh la polizia? Chiederete voi. Beh le strade sono piene di poliziotti, ma generalmente si limitano a guardare da distante e se proprio sei troppo ubriaco si avvicinano ti caricano in macchina e ti portano a casa (guardati male dai tassinari a cui levano il lavoro). I really love this beautiful country!

 

 

P.S. La zona dove abito è tranquillissima ma di notte sento in continuazione rumori di sirene, elicotteri e spari che provengono da S.Anne, il Bronx di Nottingham, così prima di addormentarmi mi capita spesso di pensare al povero ah Federì ed un sorriso mi si stampa sulla faccia (solidarietà fra italiani all’estero parte terza).

  

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