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Post N° 29

Post n°29 pubblicato il 04 Novembre 2005 da welcometotheforest

CHAPTER II

SEARCHING FOR A ROOM

 (OR “I’VE SOME PROBLEM WITH THE ENGLISH)

 

Ok ragazzi, è fatta, ho appena chiamato Shad e gli ho detto che da domani lui sarà il mio landlord. Ma andiamo con calma, vi devo ancora spiegare chi è Shad, cosa è successo in questi primi giorni nella perfida Albione, e soprattutto come cazzo ho fatto a sostenere una conversazione telefonica.

Beh, lo so che è difficile da credere, ma mi sono accorto che tutto sommato il mio inglese è molto meno peggio di quanto immaginassi. Pensavo che il problema numero uno in Inghilterra sarebbe stata la lingua, ma nel giro di pochi giorni tutto è diventato più semplice. Ho iniziato a farmi capire, ho iniziato a capire e soprattutto mi sono accorto che sto già iniziando a pensare in inglese. Ebbene si, è proprio così; me ne sono accorto nei bagni di un Burger King. Dovete sapere che da quando il Janlu mi ha rivelato una delle tante regole che governano il mondo (“fino a dieci è uno scrollone, più di dieci è una sega”; ragazze se non avete capito fatevelo spiegare meglio da lui) ormai mi capita sempre in automatico di contare per evitare di superare la fatale soglia…One, two, three, four, five….ehi, sto pensando in inglese, I can’t believe it.

 

Il problema numero uno invece si è rivelato essere il cibo. Incredibile vero? Mi conoscete e sapete benissimo che sono capace di ingurgitare chili e chili di merda senza battere ciglio, ma qui è diverso…

I primi giorni io ed il Moli non eravamo ancora abbastanza scafati; in sequenza:

 

- Primo pranzo: Pizza Hut, 6£ a testa per due speedy pizza straonte.

 

- Seconda cena (la prima era stato il panino al canguro, ricordate? 7£ e sta ancora saltellando per il mio stomaco) : Hard Rock Caffè (moli’s law) 12£ per un panino ripieno di carne di maiale e una corona.

 

- Secondo pranzo: Mcdonald, 5£ per un Big mac menù (anzi Big mac meal, se dici menu ti guardano come se stessi rubando)

 

Urgeva una soluzione per i nostri stomaci nonché per i nostri portafogli, e dunque:

 

- Terza cena: Supermercato, 2£ per un’insalata niçoise confezionata consumata in albergo e 0£ per un bicchiere di acqua del rubinetto.

 

Dalla terza cena in poi è stato tutto più semplice per la nostra digestione, e per festeggiare la scoperta di questa economica soluzione mi sono comprato un doppio cd con tutta la discografia dei Blues Brothers (7£), un doppio cd con la colonna sonora di Donnie Darko (18£) e un cappellino da Robin Hood (2£)…A questo punto per fortuna il Moli prendendo in mano la situazione mi ha letteralmente trascinato fuori dal negozio a forza prima che potessi comprare un cofanetto con la trilogia di Matrix+tutti i contenuti speciali+le interviste a TUTTI i personaggi del film (compreso anche il tipo a cui Neo fotte il cellulare in Matrix I per cercare un uscita) su 10 dvd (40£).

Sempre per rimanere in argomento cibo, qui tutti mangiano a qualsiasi ora qualsiasi cosa riescano ad infilarsi in bocca. Ieri mattina passeggiando abbiamo dato uno sguardo dentro Mcdonald e c’era più di qualcuno che faceva colazione con un Cheesburger alle ore 9.30…Chissà come mai in UK avranno gravi problemi di obesità? (Ah, a proposito, qui ho scoperto che il janlu non è mezzo inglese, ma metà di un inglese)

 

Smettiamo però di divagare ed andiamo subito all’argomento principale di questo capitolo: la ricerca della casa.

Cercherò di procedere in ordine cronologico.

Il primo giorno io ed il Moli, dopo esserci alzati di buon mattino, ci siamo subito diretti verso Clifton, il paesello a poche miglia da Nottingham dove si terranno gran parte delle nostre lezioni, per far firmare alcuni moduli dalla nostra coordinatrice Angela Labbate (dal cognome potete capire come le sue origini debbano probabilmente essere bolzanine). Il viaggio in autobus è durato circa quindici minuti; una volta smontati a Clifton e dopo aver chiesto all’autista con il nostro inglese zoppicante dove potevamo trovare il campus dell’università, dando uno sguardo al paesino abbiamo immediatamente capito che non avremmo mai cercato casa nei dintorni.

Per carità, bellissima zona, piena di verde, ma assolutamente vuota. L’unico negozio del paese era un giornalaio e, cosa ben più grave, non c’era lo straccio di un pub (ve l’ho detto che sto iniziando a pensare in inglese). La ridente cittadina di Clifton si rivelò ben presto essere costituita esclusivamente da centinaia di casettine a due piani tutte uguali con un piccolo praticello all’inglese (mica per un cazzo si dice così!) delimitate da una staccionata stile Haidi. Siamo rimasti lì solamente una mattinata, ma già non ne potevamo più di un paesaggio così bucolico…vi giuro che se il Moli mi avesse detto che aveva visto una mucca attraversare la strada ed andarsi a comprare il giornale gli avrei creduto!

Il campus invece è tutta un’altra cosa; molto grande e carino, circondato anch’esso da immense distese di prati, ma pieno zeppo di gente e di edifici nuovissimi, e soprattutto dotato di uno splendido campo da calcio. In effetti ho sempre pensato di essere un giocatore molto alla inglese (grezzo come la malta insomma), e probabilmente nel giro di qualche settimana mi troverò lì a spiegare agli inglesi come si debba fare la diagonale in attacco.

 

Dopo aver compilato tutti i moduli necessari a soddisfare la burocrazia italiana ed averli inviati all’Università degli studi di Verona, siamo rapidamente tornati verso il centro della città. Come abbiamo fatto a trovare l’autobus giusto vi starete giustamente chiedendo…prendendo il primo che è passato alla fermata dall’altra parte della strada rispetto a dove eravamo arrivati…funziona così anche in UK (in aggiunta al mio culo che ha fatto in modo che tra tutti i bus che fermavano a quella fermata il primo a passare fosse quello per Nottingham e non quello per un qualche altro fottuto paesino nei dintorni).

 

Grazie alle indicazioni della nostra coordinatrice sapevamo perfettamente quale sarebbe stata la mossa seguente da fare…andare all’accomodation office a Nottingham per farci dare una lista delle case disponibili.

Per raggiungerlo abbiamo dovuto fermare solo tre persone (le prime due non avevamo assolutamente capito cosa ci avessero risposto, ma abbiamo preferito annuire come dei deficenti mentre ci parlavano piuttosto che chiedere di ripetere per non capire un’altra volta)…stavamo iniziando a fare progressi.

All’ accomodation office siamo stati accolti da Sandra, un inglesona di cinquant’anni che rispecchia perfettamente l’identikit tipico della zia zitellona.

Ok, a questo punto dovete sapere che nei primi giorni per sopravvivere io ed il Moli abbiamo cercato di unire i nostri rispettivi punti di forza adottando la seguente tattica: io parlavo ed il Moli ascoltava le risposte; bello come il sole dunque mi sono indirizzato verso zia Sandra e:

“Hallo, have you got a list of free accommodation?”

“Free accommodation? We haven’t free accommodation! Oh….Ah ah ah ah ah ah ah ah…(e qui a questo punto è andata avanti a ridere per altri due minuti e venticinque secondi). Probabily you mean available accomodation!”

Presa dunque la dose quotidiana di merda per il nostro inglese (oh paura che free significhi gratuite e non libere), nonché la lista completa delle available accomodation, siamo mestamente tornati in albergo per stabilire il piano di battaglia per i giorni seguenti.

Dopo avere pianificato il tutto abbiamo acceso il televisore e…come per magia capivamo cosa stavano dicendo. E’ stata probabilmente una delle cose migliori capitatemi in questi giorni…per festeggiare ci siamo guardati (oh meglio mi sono guardato, perché il Moli era nel bagno della camera a chiamare la Isa…sottomesso del cazzo, mi ricorda qualcuno) due puntate dei Simpson, un realty dove abbandonavano in mezzo all’inghilterra cinque tipi e loro senza cartina e senza chiedere informazioni dovevano raggiungere il prima possibile una cabina telefonica nel centro di Londra, ed infine le previsioni del tempo (oh, qua ci prendono sempre, altro che Giugliacci…). Alla fine delle previsioni era ormai ora di cena, dunque ho staccato il Moli dal telefono ci siamo vestiti e siamo usciti.

 

Era passato appena un giorno ma il centro di Nottingham non aveva più segreti per noi, e dunque muovendoci con fare estremamente spocchioso e soprattutto senza dare nemmeno un’occhiata alla cartina (esatto, proprio come i tipi del realty…) siamo riusciti a raggiungere l’Hard rock caffè.

Dopo esserci fatti spennare, aver visto le mutande del cantante dei REM e aver fatto una foto insieme al cappellino indossato da Bono in non so quale concerto, eravamo pronti per fare la conoscenza con un autentico pub inglese.

Non è stato difficile capire a chi dovevamo chiedere…fuori dal Victoria center(il più grande centro commerciale di Nottingham) c’era una guardia.

“Ehi lecca, chiediamo a lui?”

“Com’è la bolla?”

“Poderosa!”

“Ok, è il nostro uomo.”

Ci avevamo preso in pieno…probabilmente il suo lavoro lo annoiava parecchio perché ci ha tenuto mezz’ora indicandoci tutti i pub della zona, dando un commento strettamente professionale per ciascuno di essi.

Alla fine abbiamo deciso di dirigerci verso quello la cui descrizione era “inside they have tha real beer”. Effettivamente aveva ragione…Oh, la birra inglese è veramente mitica e non costa un cazzo, non ci sono paragoni con la merda che ti danno in Italia; l’unico problema è che ogni pinta è praticamente un pasto…ho impiegato solo pochi giorni a capire che da oggi la mia birra preferita non può più essere la Corona (it isn’t a beer, it’s a mexican bullsheet). La Guinnes qui è fantastica, ed inoltre l’ultima Guinnes non è traditrice come l’ultima Corona.

 

Il giorno dopo abbiamo iniziato a cercare casa. Abbiamo innanzitutto selezionato solo case vicino al centro, in zone che ci sembravano abbastanza buone, e soprattutto che fossero  per non più di cinque persone (nella lista c’erano anche casermoni da 10 o più studenti…terrificante). Non ne abbiamo trovate molte.

A questo punto siamo usciti dall’albergo per andarle a visionare e camminando per il centro abbiamo sentito parlare italiano…ci voltiamo…

“Ciao ragazzi, siete italiani?”

“Si, si nota tanto? Io sono di Avellino e la ragazza è di Perugia…siamo in Erasmus anche noi, alla Nottingham Trent University. Cosa studiate di bello in Italia?”

“Economia”

“Ah si? Anche noi”

“Davvero?”

“Si stiamo studiando Scienze politiche”

Allora proprio non ci capiamo…io studio Economia, tu studi Scienze politiche e ti stai mangiando una speedy pizza alle nove del mattino in pieno centro a Nottingham! Cazzo sei anche terrone e sei vestito come uno squatter, teniamo le distanze per favore! (solidarietà tra italiani all’estero…).

Insomma per farvela breve i due geniacci erano già a Nottingham da due settimane (quindi sono venuti su tre settimane prima dell’orientation programme) e ci hanno detto che avevano appena trovato casa in un quartiere chiamato S.Anne e che la ricerca è stata un casino.

A questo punto il Moli mi è andato in Tilt...Dopo averli lasciati si è fatto prendere dal pessimismo più totale.

“Dai Moli non preoccuparti, vedrai che troviamo rapidamente noi…non mi sembravano molto svegli quei due”

“No, ti giuri, oh ti giuro…hai sentito cosa hanno detto…dovremo prolungare il soggiorno in albergo…probabilmente dovremo vivere in albergo per sei mesi…Oh ti giuro.”

Insomma per tirarlo su ho dovuto offrirgli da Starbucks una bevanda calda e scura che qui chiamano caffè ma che in realtà è una merda (fuckin’american sheet).

 

La mia prima telefonata in inglese non è stata troppo difficile.

“Hello?”

“Hello, I’m an erasmus student and I’m calling for the house in North sherwood street. Is it possible to rent for six months?” (naturalmente la frase l’avevo preparata insieme al Moli prima di chiamare)

“No I’m sorry, only for one year long.”

“Ok, no problem see you”

Bene, la telefonata era andata meglio del previsto a parte il mio see you che non centrava proprio un cazzo ed il fatto che il tipo non affitava per sei mesi.

Ringalluzzito dall’ottimo risultato ho deciso di continuare a chiamare, e le seguenti due telefonate si sono concluse esattamente come la prima (a parte il see you finale). Ero arrivato perfino ad essere contento del fatto che tutti affittassero solo per un anno intero perché così non avevo ulteriori problemi e potevo utilizzare la mia telefonata standard.

Poi all’improvviso un tipo mi dice che affitta per sei mesi…Sono andato nel panico…Ho fissato un appuntamento non so in che modo, ho cercato di chiudere la telefonata in maniera decente e poi tutto contento mi sono rivolto al Moli:

“Ok vecchio, l’appuntamento è per oggi!”

“Come oggi? Guarda che al tipo hai detto domani”

“Che cazzo dici, gli ho detto tomorrow”

“Appunto!”

 

Dopo diversi tentativi siamo riusciti finalmente a fissare un appuntamento per il giorno stesso per vedere una casa dietro il Victoria Center.

Siamo arrivati un po’prima e ci siamo fumati una cicca aspettando il nostro uomo…nel frattempo vediamo arrivare una Fiat Punto:

“Sarà lui?”

“Può essere”

 Non è lui; vediamo arrivare una Opel Astra:

“Sarà lui?”

“Può essere”

Non è lui, vediamo arrivare una Polo

“Sarà lui?”

“Può essere”

Non è lui; vediamo arrivare un Porche boxter:

“Sarà lui?”

“Mah figurati”

Era lui!

Quando ha visto il Porche il Moli non ha capito più nulla, e quando dal Porche è uscito un indiano alto circa un metro e venti con zainetto in spalla e cellulare Nokia ultimo modello…beh entrambi abbiamo capito che volevamo assolutamente la sua casa!

Nonostante questo, nonostante le tre case che ci ha fatto vedere fossero perfette economiche ed in pieno centro, e nonostante il suo very understandable english, decidemmo di non essere precipitosi. Dovevamo almeno vedere un’altra casa, non poteva andarci dritta subito, anche al culo c’è un limite, meglio non attirarsi la ubris degli dei.

“Ok Shad (così si chiamava…pensate che coincidenza, shad è anche la targa della sua Porche), we need some time to think about your flat and then we will ring you to tell yes or no (Italian macheronic English)”

“Yeah guys no problem”

“Oh, you have a beautiful car!”

“Thank you, if you take three rooms (stavamo cercando anche per l’Anna che viene su il trenta) I let you on for a ride!”

Minchia, non vale, così è scorretto, il Moli non può sicuramente resistere ad un offerta del genere!

 

Tornando verso l’albergo:

“Ehi Lecca, hai sentito, ha detto che se prendiamo tre stanze mi fa guidare la sua macchina!”

“No, ha detto che ti fa fare un giro, ma guida lui.”

“Come, ma sei sicuro?”

“Si”

“Ma sei proprio sicuro?”

“Si”

“Ma forse ho capito giusto io”

“Moli…”

“Ok…beh comunque se mi ci fa salire almeno un parcheggio forse me lo fa provare!”

“Beh a parte questo hai visto che non è stato molto difficile trovare qualcosa di decente. Quei due italiani devono essere proprio due deficenti…dove è che hanno trovato casa?”

“A S.Anne”

“No, stai scherzando? Shad ci ha detto che S.Anne è il bronx di Nottingham…”

A questo punto solo grasse risate fino all’albergo.

 

Siamo dunque arrivati ad oggi, cioè al  giorno in cui sto scrivendovi.

Stamattina siamo andati a vedere l’altra casa (quella dell’appuntamento sbagliato), ma praticamente non l’abbiamo nemmeno presa in considerazione, e questo per più di un ragionevole motivo.

Innanzitutto la proprietaria si è presentata con una Honda Civic…eh che cazzo, se voglio fare un giro su una Civic posso chiederlo anche a Loris. In secondo luogo non era indiana, ma inglese, e io odio gli inglesi. In terzo luogo ho fatto una figura di merda che non mi avrebbe permesso di intrattenere buoni rapporti con la mia padrona di casa nei giorni a venire:

“When have you arrived in Nottingham?”

“We have arrived in Monday…excuse me, on Monday, I’ve some problems with the English”.

A questo punto lei ha fatto una faccia un po’stranita, ma io più di tanto non ci ho fatto caso. Mi sono accorto della figura di merda solo un’ora fa mentre mi stavo facendo la barba! Cazzo “with my english”. E’ vero che ho qualche problema con gli inglesi, ma non è esattamente quello che avevo intenzione di dire….Ma chi se ne fotte tanto non la vedrò mai più, da oggi il mio padrone di casa è un indiano alto un metro e un cazzo…

 

P.S.: Le tre stanze che abbiamo affittato sono in tre case diverse lungo la stessa strada. Ogni casa è da cinque e ancora non abbiamo visto i nostri coinquilini. La stanza più bella delle tre è una splendida mansardina che Shad ci ha presentato come “a sexy penthouse for a fuckin’machine guy” o qualcosa del genere.

Per decidere chi dei due dovesse andare nella stanza il Moli ha deciso di sfidare il mio culo a testa e croce. Secondo voi chi è che da domani dormirà nella sexy penthouse?

 

 

 

 

 
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