L’ARMADILLO…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono le 7 con le 80,
Esattamente sette con ottanta, a volte meno, mai più.

Nessuno penserebbe di rubare da quello con un corpo qui.

Non è rimasto riposo. Lo sento in quella ” fortunata voce ”

che suona come un addio al regno dei vivi.

La guardia che guarda la porta e inclina la testa

quando mi vede lo sa. Lascia che ogni speranza

sia lasciata da chiunque attraversi questo portale.

La rampa blu mi aspetta e inizio il tentativo di non annusare,

di non sentire. Mi inchino intimamente quando passo

attraverso la cappella e vedo i provinciali

che dormono sotto il cuore sacro avvolti in coperte.

L’aroma del caffè con latte che sale dalla pasticceria

diventa nauseabondo in quella miscela con Pervinox.

Incrocio i padiglioni. Aspetto il primo grido

e il mio stomaco diventa uno scudo. La porta della stanza

delle infermiere è socchiusa e vedo la rossa fumare.

È vietato fumare in ospedale.L’ho lasciata fumare

in pace e andare in camera.

Quando passo alla stanza 514 mi fermo. Vedo il materasso nudo.

Le finestre sono aperte e l’aria sembra fredda.

Sento il silenzio. L’armadillo non ululerà più di notte.

A partire da oggi il mio corpo sarà in grado di dormire in pace.

Mi affretto in fondo al corridoio e sento qualcosa di strano nel mio petto.

Ho voglia di cantare…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non abbiamo bisogno

di chiudere gli occhi sui mali che ci sfidano

– dovremmo lavorare indiscutibilmente per ridurli-

ma potremmo prendere forza dalle conquiste del passato;

lo splendore della nostra eredità.

Variando l’infelice re di Shakespeare,

sediamoci e raccontiamo storie coraggiose

di donne nobili e grandi uomini.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sei sono i Vizi Capitali

Superbia
consapevolezza di essere intelligente, ricca e bellissima
Avarizia
volontà dichiarata di prendere tutto e rinnegare il niente
Lussuria
Irrefrenabile desiderio del piacere sessuale
incontrollata sensualità carnale
Gola
voglia incontrollata di ingurgitare
più di quanto il corpo necessiti
Ira
istinto di vendicare con furia i torti subiti
Accidia
torpore malinconico di ciò che poteva essere e non è stato.
Io ne ho un Ottavo
quello di volerli tutti e Sei
perché voglio Te.

Uno ne manca che li soverchia tutti

Invidia

che io lascio agli altri.
(©G.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha la forza della ribellione, dopo aver rotto un migliaio di volte
le proprie immagini nello specchio..
e dopo aver raccolto tutti i cristalli della sua anima,
afferra la vita per il bavero in attesa di risposte
senza conoscere le domande,
con il valore di quelle perse mille guerre,
e conoscendo se stessa..
soffia via la polvere dalle sue lacrime
per combattere le prossime.
Lei è la luce.. ha la forza di un sorriso…
Che nessuno poteva spezzare e brilla ancora nei suoi occhi
un indomito ricciolo posato sulle labbra mentre ti guarda
accarezza la brezza con un solo battito di ciglia,
mentre sente nascere in un angolo della bocca un desiderio ingordo…
la luce calda scivola attraverso le sue crepe della sua pelle..
come tremolanti ombre di fiamme danzanti.
Ha il sussurro del suo nome sulle labbra,
e sogna filamenti aggrovigliati per proteggere il suo cuore,
e mille sensazioni simili a farfalle che costruiscono
il nido nei capelli chiusi a treccia dai suoi sospiri,
mentre la speranza accarezzare il silenzio sulle sue cicatrici…
-varie parti-di molte-© A.D.G.-

‘*●❤♪♫❤♬✿═Gioia═✿♬❤♫♪❤●*’

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poiché i quattro vivono insieme,

sono costretti dalla virtù dell’interazione

a vederlo meno come un nemico di classe

e più come un uomo: uno pericoloso per la loro libertà,

se scappa, e uno di cui disprezzano i valori,

ma un uomo tutto lo stesso.

E nonostante tutta la loro rabbia contro la concentrazione

e l’abuso di potere, e per tutti i loro piccoli atti di resistenza,

non sono persone malvagie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho sognato..
un sogno così luminoso …
ho riconosciuto l’amore tra le luci
che cadevano dal cielo come pioggia

scivolando poi
lungo la mia pelle
Saturando la mia anima
in un modo..tale da diventare meravigliosa da guardare..
Perché tutti ci meritiamo una possibilità di essere felici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mio modo di parlare delle conseguenze inverse dell’amore

per il verso è forse il modo più sensato di mostrare

ciò che è accaduto in un tempo verbale non più coniugato qui.

 

Forse attraverso un telefono i ricordi di amicizie

e piaceri che non sento più affiorano in modo infelice e dubbioso.

Il ricordo dell’abbraccio che ormai è lontano,

porta il dolore della nostalgia ma porta con te

il dolore dell’ambigua sofferenza

che ha lasciato piantato nella mia casa.

 

Le mani che si tengono per mano

che davano centinaia di avanti e indietro

ad ogni passeggiata lungo l’oscuro sentiero d’oro,

oggi si riduce a indossare la punta delle dita,

a scrivere poesie e poesie come un diario psicologico.

Parti di 22-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si alza presto e prepara il caffè, riempiendo l’aria di profumi e sensazioni,

e lascia tutto pronto prima di iniziare una nuova giornata: il toast al burro,

il panino spalmato di cioccolato dolce, la bustina piena di storie e piccole saggezze.

Guarda fuori dalla finestra della cucina, fuori è l’alba e le nuvole

iniziano ad assumere i colori di un nuovo giorno, mentre

il cielo brilla di quei blu che cercano le principesse saltellanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’era vita in lei. Tanta da scoppiare.

Ma nessuno spiraglio per permetterle di esprimersi.

Lacrime, inutili e banali. Dovute al nulla, ma copiose e prepotenti.

Poi più nulla. Nulla. Nemmeno le parole bastarono più..

Divennero ripetitive e scontate.

E lei le odiò come sentiva di odiare molto altro.

Bugie, erano il suo pane.

Bugie per sopravvivere, per non uccidere.

Rabbia, sopita ma presente, ad avvelenarle l’appetito.

(©A.D.G.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GUERRIERA DEL MONDO

 

Secondo la tradizione letteraria medioevale della fanciulla

o “vergine guerriera” questa appartiene ad una famiglia reale,

o quantomeno dell’alta nobiltà, la quale assume provvisoriamente

una funzione maschile di comando; requisito indispensabile

perché possa essere accettata in questo ruolo è il rispetto

della sua condizione di verginità: perdendo l’innocenza sessuale

verrebbe privata del carisma necessario al comando diventando

di colpo una donna come tutte le altre.

 

 

Solo dopo aver eseguito il proprio compito,

al termine di tutte le battaglie assegnategli,

ella può accettare di sposarsi con un uomo;

ma sempre a condizione ch’egli riesca a superare

una certa prova che ne dovrà dimostrare il valore.

Vi sono varie ipotesi a riguardo della formazione

e sviluppo d’una tale figura,

con diverse teorie circa la sua origine e l’importanza

che questo concetto poteva avere.

Si avanza l’idea che la società arcaica,

dominata ancora dai culti rituali inneggianti alla Natura

erano ancora essenzialmente matriarcali,

potevano quindi creare modelli costituiti da personaggi femminili forti;

la magia naturale e il paganesimo delle origini si sarebbe ad esempio

riflettuto nelle immagini mitologiche delle Valchirie,

le nove donne guerriere dellamitologia norrena.

 

Un’indagine comparata sui miti arcaici d’Oriente ed Occidente

divide i personaggi mitologici femminili in due categorie,

da una parte la vergine guerriera e dall’altra la fanciulla

destinata a diventare una brava moglie e madre[2];

la prima categoria è costituita dalle ragazze

che si trovano in una fascia d’età per lo più adolescenziale

e che pertanto possono essere ancora per un tempo limitato

assimilate al mondo e alla realtà dei giovani maschi,

godendo di una relativa libertà sessuale associata

al combattimento e all’esercizio nelle arti marziali

o in alternativa in quelle intellettuali

(Ganika nel mondo indo-ariano e la figura dell’Etera in quello greco).

L’incarnazione mitologica di tali gruppi sociali è rivelata

anche dalle Apsaras induiste, dalle sorelle irlandesi Morrigan e così via.

 

 

In certi casi possono giungere fino al punto di morire

sul campo di battaglia[3][4];

secondo questa versione l’immagine della fanciulla guerriera

si trasforma nel ricordo in esempio che accompagna i soldati in guerra.

Nella letteratura mondiale, ma soprattutto europea,

vi è una chiara linea di successione tra le donne guerriere:

gli antichi miti greci riguardanti le Amazzoni penetrano nel mondo medioevale

per giungere fino al romanticismo e risorgere in nuove forme più moderne

nel XX secolo. Lo stesso percorso di emancipazione e autonomia della donna,

dal femminismo al lesbismo, è intriso dell’archetipo della donna guerriera.

 

 

Vi è un ramo separato del mito, ma degno di nota in quanto costituito

da una certa originalità: le saghe riguardanti fanciulle guerriere

sono una caratteristica distintiva della letteratura islandese:

se in altre tradizioni letterarie si verifica sporadicamente

l’apparizione di immagini femminili dominanti,

nell’antica letteraria d’Islanda vi è un particolare

tipo di genere di saghe cavalleresche.

Storie basate su sovrane autocratiche che rifiutano in toto

l’idea del matrimonio e quindi della sottomissione ad un uomo in quanto ciò

minaccerebbe la solidità del regno, indebolirebbe il loro potere

provocando una perdita di status sociale.

 

 

Nelle saghe cavalleresche per le eroine di queste storie

vi è una designazione speciale,

esse vengono difatti chiamate “meykongr” ovvero grande signore/sovrano

ed esse stesse si definiscono sempre re-kongr e mai regine-drottning[5].

Mondo moderno

Lo stereotipo della “donna maschile, che si comporta come un uomo”

all’interno della cultura popolare si è attivamente ampliato durante

gli anni ’70 del ‘900, a causa anche dello sviluppo del movimento

femminista in tutto l’Occidente[6]: ci si era cominciati a stancare

della tipica protagonista femminile costituita dalla passiva e inerme

fanciulla in pericolo, fortemente assimilata all’idea della necessità

per essa d’una protezione maschile.

 

Lo stereotipo contemporaneo raffigura una donna eccezionale e indipendente,

che si sforza di raggiungere da sola i propri obiettivi,

posizionandosi così all’antitesi dei ruoli tipici creati all’interno

del tradizionale modello patriarcale sociale.

Quest’immagine si riverbera e può essere facilmente utilizzata

anche nelle opere artistiche del mondo moderno,

un esempio cinematografico è quello dato dal sottogenere Girls with guns

 

 

 

A differenza di altre immagini di donne forti, la femme fatale o il maschiaccio,

quello della vergine guerriera continua a sussistere nelle opere creative maschili,

senza perdere nulla della propria essenziale femminilità.

Inoltre, la cultura di massa sembra aver perduto completamente

l’ideale dell’amor cortese medioevale della principessa da salvare.

-Wikipedia

#allegragioia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quello squarcio che ci rompe dentro.

Un’onda anomala che sommerge e stravolge la vita,

che, anche quando si ritira, lascia dietro di sé detriti e macerie.

Dolore, paura, vergogna. Ed è su questa parola che vorrei fermarmi:

la vergogna. In una società che ci ingiunge di essere tonici,

efficienti, di avere successo, di essere sempre sorridenti,

eternamente giovani, di perseguire euforici l’autoaffermazione,

sempre un po’ innamorati, sempre indaffarati

a riempire il carrello dell’usa e getta, la tristezza,

l’insicurezza, la crisi mettono vergogna.©

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono solo l’ombra della mia assenza,

una metà oscura che ci si abitua;

dolce propfumato melograno aperto nell’oscurità,

maturo al suo rigore.

Esistenza sorda.

2-

Bandita dalle meraviglie e dai colori

bacio la mia cicatrice e la inumidisco

in cristalli salati piangenti.

3-

Mi abituo all’oblio che soffro.

Già l’affilato ferimento aggancia

l’inutile carne opaca che offro.

4-

Perché conosco certe cose che non hanno valore per gli altri,

ma alcuni venderebbero la loro anima per loro?

Perché li conosco quando non sono in grado di usarli ora?

 

5-

Ma perché mi sono stati dati?

Il passato per me non esiste più!

Il futuro è un termine del presente di domani!

Solo questo momento è per l’immortalità!

 

6-

Anime unite nella stessa aria,

in un sospiro di luce e acqua,

passando per un altro mondo…

 

 

7-

 

Una volta desideravo esserlo

in un’adolescenza senza rimpianti,

amando il tuo sguardo profondo.

 

 

8-

 

Forse viviamo lo stesso tempo,

che ci siamo lasciati alle spalle,

in un dolce e affettuoso abbraccio…

Lascia che questo sia un assenso,

e costruiscilo bene,

l’io/tu in un nodo(i) fermo e potente.

 

9-

 

 

Questa lunga stanchezza diventerà un giorno maggiore,

e l’anima dirà al corpo che non vuole continuare a

trascinare la sua massa lungo la strada rosea,

dove vanno gli uomini, felici di vivere…

 

 

10-

 

Sentirai che al tuo fianco scavano svelto,

che un altro addormentato raggiunga la città tranquilla.

Spero che mi abbiano completamente coperto…

e poi parleremo nel buio silenzio…

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra queste frasi mi sento ancora viva,

ma sinceramente potrei essere solo un ospite

un pensiero che mi aiuterà quando mi addormenterò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’era una volta, baci…
Chi voleva viaggiare per il mondo e vederne le meraviglie…
All’improvviso, al cambio della vita, incontrarono la tua Amicizia.!
Quindi sulla tua dolce guancia… si sono sdraiati e sono rimasti…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nessuno sfugge alla vendetta

degli innocenti .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Amore è il Desiderio..
fattosi gioia..
per descrivere l’intensità..
della sua emozione…
e..aumenta la voglia
così intensamente..
che ogni fibra del corpo vibra,
ogni respiro
della nostra anima si accende..
quanto dolce e doloroso è quel desiderio..
ma mi fa sentire..
scorticata..sanquinante..dolorante..
terribilmente viva…
Nel silenzio … viva… mi fa impazzire…
e vivere l’Amore..
il fuoco brucia..
in un..
eterna follia..
di Passione ..
è
nel silenzio
il dolce desiderio che mi avvolge
accarezzandomi come un mantello..
trema..sotto.. la mia carne..
il desiderio reclama..
il suo cibo..
mi attira
la voglia di te..
quando il buio
fa la conoscenza del silenzio..
e..sentire quel caldo
mentre mi sento abbracciata a te..
con gli occhi immersi
nel nero della tua assenza..
mi disseto del tuo..infuso..
complice la notte…
© A.D.G.

ADG

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oggi mi sono svegliato con la voglia di essere felice

giocando a costruire un castello sulla sabbia,

rivedendo i miei pensieri e sentendo la mia natura.

Oggi ho pensato di pensare a te,

allo stesso tempo ho potuto conservare

la mia forza in relazione a ciò che si può pensare.

 

Oggi posso dire che questo tempo mi sembra troppo lontano,

quindi mi fermo a pensare, penso come se non avessi pensieri,

mentre costruisco il mio favoloso castello,

trovo uno scoglio in mezzo alla sabbia, un sasso scuro,

dove Posso costruire il mio mondo sicuro, dove vivrò da solo.

Oggi vorrei poter sentire il calore del tuo corpo,

sedermi qui, dammi una carezza e dammi un bacio©

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il nostro valzer è continuo,
i nostri corpi sono già gli stessi, si
intrecciano con intensità
e già ricevono gli applausi
per ballare in verità.©

 

 

 

 

 

 

 

 

1-di-7

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Radici..sono quei momenti..
nati dalle mie paure e dubbi che nel silenzio
il cuore mi parla, prigioniera dei miei sguardi,
le mie speranze e sogni..piena di fascino e di vita,
in cui il cuore batte e il sangue scivola più forte nelle sue caverne..

Le mie speranze nascono dal cuore,
anche se la mia testa impara ad ignorare.
Io desidero non calpestare ogni sogno…

Svuoto la mia testa e il resto in un nuovo giorno,
provare, provare e il ciclo ricomincia.

Costruito e poi demolito..
Desideri arrivano all’incontro del sogno,
che la mia anima bramava, dove nelle notti insonni
è sempre presente, fino a quando una
corrente chiamato sentimento
avvolge il mio cuore e l’anima,
nel mio particolare solstizio,

Tra i nodi con le mie estremità mi perdo felice
nelle notti piene di un sentimento
che non sembra finiscono mai…

Il gusto amaro dei ricordi è stato sciolto
nel sospiro dell’anima gravita
dalle pulsazioni della luce delle stelle..

La Passione è caduta nella mia pelle
con la maestria di un verbo nel sonno del corpo.

I pensieri che formano nuvole… silenziosi salgono
e precipitano nelle linee segnate da notti insonni..

Aspiro i miei sentimenti e così
Mi sento come il mio piccolo cuore che batte
nel buio del mio petto.

La luna presto scomparirà
offrendo in cambio il sole di un nuovo giorno
finalmente… I fantasmi sono caduti…
le Ombre tornano nell’oscurità.. ©

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

gio 3 mar 2011, 23:31
a allegragioia

Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post

“AVVOLTE CAPITA GIOIA SEMPRE”:

Toccami ti prego,
no se non mi ami,
sì che la mente mia ti ha come pensiero,
e gli occhi altro non vedono,
la mia bocca conosce solo il sapore,
le mie dita desiderano toccare solo te,
e non è questo amore, forse,
sentire la tua voce come la più bella canzone,
il ritmo che segna la mia giornata,
la musica su cui danzare fino a notte?

Toccami ti prego,
no se non mi credi,
sì che non sono nulla, senza di te,
sì che sei il mio minuto, l’ora e il giorno,
che mi rimane da vivere,
mai senza di te.©

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’incantesimo si è sviluppato nella speculazione.

Sguardi che si perdono nella direzione di un sentiero,

che anche lungo, arriverà.

Come un film che si ferma in 3 minuti,

il tuo sguardo penetra nella mia anima,

ballando su una ninna nanna.

Il tuo battito, intona una canzone lirica,

serena e misteriosa.

 

Canto che affascina per condurre le mani del maestro

che divento davanti al tuo corpo.

Sospiro che mi fa ascoltare la voce dell’involontario

contenuta nel tuo cuore, è lo stesso sospiro

che mi fa consegnare tra le tue braccia.

Riposa nel mio giardino d’inverno,

fiorisci il sorriso sul tuo viso,

sciogli il ghiaccio dalla mia terra,

cadi in me per riposare in te.

 

Il cigno che danza attraverso i nostri corpi intrecciati,

unisce tra i nostri denti due cieli di costellazioni rosse.

Mi fa perdere le papille gustative di fronte a tanta maestosità.

Lo sguardo incerto rivela l’insicurezza contenuta nella tua mente.

Impulso accelerato, apre la volontà perduta davanti al tuo essere.

Non aver paura, avvicinati alle mie mani,

tieni le mie dita, fidati dei miei piedi,

callosi per aver camminato sull’argilla e su terreni accidentati.

Lasciatemi guidare il valzer di questo sonetto

costruito da un noi ancora inesistente.

Sii primavera nel mio autunno, sii me in te.©

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Girano queste nostre dita in pochi istanti,

trasformandosi in secondi sulle nostre labbra.

Mentre le ore scivolano sui nostri corpi,

aspettando il nuovo giorno.

Bruciando il nostro desiderio

nel suo fuoco infernale.

Senza alcun sollievo.©

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ARMADILLO…ultima modifica: 2023-01-20T17:26:35+01:00da toccaate
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