pinkpongando


Le critiche spietate di Dizzly, apprezzata e stimata punta di diamante nel marketing comunicativo e divulgazione scientifica, coniugate a quelle di Fanny Wilmot, ambita e temuta conoscitrice di letteratura ed arte figurativa - non a caso considerata "la bocca più tagliente ed alternativa in campo letterario e fotografico" - mi obbligano a scendere in campo per difendere un mio intimo convincimento. L'imbuto di Arien, definizione coniata da Dizzly, è un'opera postmoderna che, nella sua cilindrica metafora, si fa indumento e prende forma additando quell'ondivago intellettualismo che un giorno difende la libertà d'espressione in ogni sua forma e un altro giorno non riconosce lo stesso diritto anche al kitsch ed al cattivo gusto. L'imbuto diventa così nemesi di quel comportamento che da arbitro diviene arbitrio intellettuale in quel pinkpong fra un diritto altalenante e quella faziosità che si fa scrupolo però di giudicare con lo stesso metro anche il kitsch che sfila spesso sulle passerelle dell'alta moda. Un intellettualismo a due velocità che la mia nemesi - lungi dal trasformare l'imbuto di Arien in un capo elegante - vuole solo mettere sullo stesso piano di quel kitsh la cui unica eleganza starebbe solo nella griffe.