dott. ing. albero

albero


L’iconcina del mio nick è un albero. In effetti non è un albero ma un frattale. Li amo ma, ancor più, la loro definizione:

“un frattale è un oggetto geometrico dotato di omotetia interna: si ripete nella sua forma allo stesso modo su scale diverse”.

Omotetia e la sua definizione sono ancora più belle:

“in matematica, in particolare in geometria, un’omotetia (dal greco omos, “simile” e tìthemi, “pongo”) è una particolare trasformazione geometrica del piano o dello spazio, che dilata o contrae gli oggetti, mantenendo invariati gli angoli ossia la forma”.

Quando la parola è arte. Mi spiace per i Michelangelo, i Beethoven, i Modigliani ma, non me ne vogliano, a certe vette può arrivarci solo la parola.
Un frattale quindi è la replica matematica, in scale diverse, dello stesso identico disegno iniziale. L’omotetia, poi, con quel dilatare o avvicinare le distanze, ha tanto a che fare con la geometria dei rapporti interpersonali. Ci avviciniamo e ci allontaniamo con distanze che si misurano spesso in emozioni. Siamo più omotetici noi di qualunque frattale mantenendo inalterati i nostri spigoli e le nostre forme.
Torniamo agli alberi. Quelli veri. Quelli che se si fossero laureati l’avrebbero fatto in ingegneria dinamica. Ingegneristicamente l’albero perfetto penso sia il pioppo ovvero quello che è il classico secchione che non lavorerà mai di fantasia e rispetterà tutte le regole senza mai concedersi un’avventura sopra le righe. La natura invece, ferme restando le regole ed i principi, è più votata all’arte ed all’ordine disordinato che è così vicino a noi. Lei ha scelto di vivere cercandosi piccole illusioni di libertà pur di non morire di noia. Sono scelte e gli alberi, più di altri, hanno preferito rischiare, lavorando anche di più pur di non irreggimentarsi in un infinito pioppeto del cazzo. Così si sono concessi l’inventiva e la fantasia di spaziare liberamente nelle loro forme anche se questo, rispetto ai pioppi, costa rischio e fatica. Vasco direbbe voglio una vita spericolata, una vita piena di guai e loro, per non esagerare in rischi e guai, qualche regola se la son dovuta dare comprendendo che ognuno di essi è una società autosufficiente. Dovevano rispettare solo un parametro fondamentale – restare in quel baricentro che gli impedisce di crollare – ed hanno capito che lo scettro del comando dovevano averlo le radici. Una democrazia razionale che avrebbe funzionato se ciascuna radice fosse stata solidale con le altre perché sviluppando un ramo da un lato del tronco, quel lato si sarebbe appesantito e la radice del lato opposto avrebbe avvertito la tensione e la fatica per tenere l’albero in piedi; bisognava così far nascere subito un altro ramo sul lato opposto del tronco per compensare il peso dell’altro. E così via. Radici sensibili e solidali che collaborano continuamente nell’ingegneria dinamica dello sviluppo complessivo di un albero. Un lavoro che vale per la distribuzione dei pesi (rami, fogliame, frutti), per l’esposizione alla luce, per la direzione dei venti ed anche per la correzione dovuta alle potature fatte a cazzo di cane.
In tutta sincerità non so se in termini di fatica, pur di cercarsi una propria illusione di libertà e di fantasia, il gioco valga la candela ma, se lo fanno, hanno ragione loro e credo che, sotto sotto, i pioppi ne siano pure un po’ invidiosi.

dott. ing. alberoultima modifica: 2019-01-30T14:39:23+01:00da arienpassant

14 pensieri riguardo “dott. ing. albero”

  1. Bel bellissimo post!. Non sono d’accordo che a certe vette possa arrivarci solo la parola perchè nella sua arte, non volo viene ” vista” per essere letta, ma necessita di figure che amplificano il concetto di visuale, visual o cultura delle immagini; che parola sia segno descrittivo di qualcosa che esiste o nel momento in cui inventa, infatti immagina. A parte il mio punto di vista, vero: si preferisce mozzare l’albero che insegnare ad amare (e comprendere) come resiste, ad esempio, l’albero al vento …Buon 1 ° Arien

  2. Mi hai fatto rivedere gli ulivi della mia terra lontana. Una luce anche ad occhi chiusi.

    “Oggi, in luogo dei misteriosi e vagamente inquietanti uliveti del mio tempo di bambino e adolescente, in luogo dei tronchi contorti, coperti di muschi e licheni, bucherellati di anfratti dove andavano a rintanarsi le lucertole, in luogo dei baldacchini di rami carichi di olive nere e di uccelli, quel che si presenta alla vista è un enorme, un monotono, un interminabile campo di granturco ibrido, tutto della stessa altezza, forse con lo stesso numero di foglie nelle spighe, e un domani forse con la stessa disposizione e lo stesso numero di pannocchie, e ciascuna pannocchia forse con lo stesso numero di chicchi”.
    José Saramago
    Dobbiamo continuare a sognare l’ingegneria ribelle ed elegante degli ulivi. Il saccente perbenismo dei pioppi e la finta perfezione delle pannocchie non possono invadere indistrurbati il manto della Terra e della fantasia.

  3. Se fosse vero che la parola ha necessità della stampella di qualcos’altro perché da sola non ce la farebbe, la stai discriminando a favore delle altre arti. La musica ci riesce da sola, anche la pittura, la scultura, la fotografia. Insisto, quando dico che a certe vette artistiche può arrivarci solo la parola, lo dico convino. A mio avviso, ovviamnte. In termini artistici, cogliere un sorriso e raccontarlo con le immagini è sicuramente più facile. Riuscire a metterlo in due righe è qualcosa di sublime. Buona domenica, Diz.

  4. Li amo tutti gli alberi, ma l’ulivo rimane quello che abbraccia l’anima. Col suo disordine, con la sua follia. Nessun artista ha raggiunto, fra vita ed opere, la bellezza dannata dell’ulivo. Forse uno solo, Marcel Proust.

  5. Perdona caro amico ma se credi anche tu nell’empatia confusa con la simpatia, si evince che non posso discriminare ciò che hai discriminato tu per primo “Mi spiace per i Michelangelo, i Beethoven, i Modigliani ma, non me ne vogliano, a certe vette può arrivarci solo la parola” ma difendere mettendomi nei panni dell’arte, perchè magari sono empatica davvero. E poi sei davvero sicuro che due righe sappiano essere per tutti un unico significato? Forse ai tempi della scuola del 1960:)..

  6. Gli alberi hanno un’anima. O meglio, mi piace pensare che ce l’abbiano. Bisognerebbe prendersi del tempo per osservarli e ‘sentirli’. Hanno la storia scritta in sé. Esistono da molto prima di noi e vivranno ben più. Ma raramente ci soffermiamo a guardarli. Avrebbero molto da insegnarci

  7. No Diz, non sono per nulla sicuro che due righe abbiano per tutti lo stesso significato; non a caso ho aggiunto “a mio avviso, ovviamente”. Oltretutto, resto dell’opinione che l’arte non sia nulla di oggettivo ma sia molto soggettiva. Di oggettivo, nell’arte, mi pare di averlo già detto da qualche parte, ci sono i musei, i critici, le quotazioni di mercato, le aste, i premi di letteratura ed i Nobel ovvero quel bell’apparato che utilizza l’arte solo per farne un business.
    Insisto e comunque sempre a mio avviso, non nel deprezzare la pittura, la musica, la scultura, la fotografia, il cinema e le arti figurative in genere, nel ritenere che la “parola” non abbia bisogno di nessun supporto figurativo per essere considerata una forma d’arte e, credo, che essa sia in grado di raggiungere vette che altre forme d’arte non riescono a raggiungere, forse, perché è capace di arrivare alla sensibilità in modo più veloce. Forse solo la musica può riuscirci altrettanto perché entrambe non hanno bisogno di essere decodificate o filtrate. Musica e parola possono essere ascoltate anche ad occhi chiusi. Buon 4 🙂

  8. La mia opinione, surfinia, è che tutto ciò che prova dolore e gioia abbia un’anima. Quella degli alberi e degli animali è solo più semplice della nostra. Senza pregiudizi ed altre stronzate umane 🙂

  9. Buon 5:) ti/ mi risparmio come la parola sia intesa diversamente nella lettura, che poi è pari a come s’intende un’opera…dimentichiamo i diversi livelli cognitivi di un ricevente e anche le intenzioni del mittente, poi sognare ed elevarsi a qualcosa di universale è un accordo che può nascere ovunque (qualsiasi arte)…non sono insegnante di educazione artistica, tu sei prof?:):) curiosità non priva di malizia, a presto diz*

  10. La vediamo in modo diverso, tutto qua. Non sono professore ma, se lo fossi non cambierebbe nulla perché non sto affermando che “abbia” si scrive con l’acca o che Picasso era un cubista solo in discoteca. In questo thread stiamo confrontandoci su opinioni e la mia vale la tua. ma varrebbe quanto quella di Michelangelo, di Proust o di un qualsivoglia Pincopalla certificato come “professore o cattedratico”. Lo stesso vale per la tua opinione e per quella del Pincopalla. Poi le leggende metropolitane dicono pure che alcune opinioni siano più credibili di altre, ma lo fanno per dare dignità diverse a chi le esprime senza rendersi conto che stanno tentando di equiparare “opinioni” e “credibilità”. Come se, affermando di essere un credente, Einstein desse un tocco di credibilità scientifica ad una religione. 🙂 Ciao, buon pomeriggio.
    p.s.: mi sono permesso di cancellare l’altro tuo commento solo perché era identico, quindi un doppio invio, o volevi un altro tapiro? 🙂

  11. Si è andati distanti dall’albero e dalla sue radici a quanto pare anche se i rami del frattale, le”sinapsi del frattale”, a me, lasciano immaginare estensioni attive e curiose…motivo per cui mi estendo in concetti ampi con una sensibilità che ascolta tutte le Arti come espressione unica, non una migliore dell’altra, non so a me non viene di fare dei distinguo sulle opinioni, è come farlo sulle persone. Quanto al doppione, l’esubero è involontario, un tapiro? ; vediamo, sto appuntando una lista di generose promesse:)

  12. Si è andati distanti dall’albero e dalla sue radici a quanto pare anche se i rami del frattale, le”sinapsi del frattale”,Dott. Filosofo, a me, lasciano immaginare estensioni attive e curiose…motivo per cui mi estendo in concetti ampi con una sensibilità che ascolta tutte le Arti come espressione unica, non una migliore dell’altra, non so a me non viene di fare dei distinguo sulle opinioni, è come farlo sulle persone. Quanto al doppione, l’esubero è involontario, un tapiro? ; vediamo, sto appuntando una lista di generose promesse:) e sarà un doppione anche questo suppongo ma lo scoprirò all’invio che non dipende da me… bon journée

  13. Dizzly, la tua iconcina con tutte le sue punte luminose ma, ancor più il tuo blog, sono la rappresentazione di altrettante estensioni attive e curiose. Mi spiace se non riusciamo ad intenderci visto che io, come te, non faccio questione di migliore o peggiore ma solo di diversità. Vale per le Arti, vale per le opinioni e, ancor più per le persone. E’ indubbio che la pittura, pur essendo arte figurativa, è diversa dal cinema che lo è altrettanto. Com’è indubbio, credo, che il cinema abbia, rispetto alla pittura, la possibilità di esprimersi in modo più esplicito abbinando all’immagine anche la parola, il rumore o la musica. Quando parlo della “parola” in termini di vette artistiche non lo faccio per discriminare altre arti ma solo per affermare che la parola ha il vantaggio dell’immediatezza rispetto ad altre forme artistiche che mentalmente, vuoi o non vuoi, devi prima decodificare. Ed è anche ovvio che, “to be or not to be”, se non conosco l’inglese e nessuno me lo traduce, col cazzo che potrò restare ammirato da Uilliam Scecspir. In questo caso, ad esempio, la pittura è più universale ed immediata della parola perché non mi tocca aspettare la traduzione. Nella canzone, invece, testo+parole, la parola ha un valore molto ballerino perché, ad esempio, “nel continente nero, paraponziponzipò”, proprio il testo, in italiano, potrebbe togliere valore artistico al pezzo mentre all’estero, per chi non conosce l’italiano, la musicalità del testo potrebbe accrescerne il valore. In fondo anche il Gramelot… à la prochaine 🙂

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