bambole e generali

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Ho già espresso il mio punto di vista su quella diversità dell’agenda maschile e quella femminile dovuta soprattutto ai carichi di lavoro che obbligano un individuo rispetto all’altro ad avere una diversa organizzazione mentale. In termini geografici, storici e socio-statistici è indubbio che i carichi di lavoro femminili siano sempre stati maggiori rispetto a quelli maschili.
Del resto, se la massima parte dei giochi che conosciamo sono stati inventati e, poi, praticati dal maschio dovrebbe essere evidente che il tempo libero fosse una prerogativa soprattutto sua. Altrettanto evidente è anche la tipologia dei giocattoli con la quale, in termini educativi, storicamente abbiamo sempre orientato i due sessi. Non a caso alle femminucce regaliamo la bambola o il bambolotto con tutti gli accessori necessari alla sua crescita ritenendo ovvio che domani potrebbe diventare mamma ma, guarda un po’, col maschietto non facciamo lo stesso dando altrettanto per scontato che un giorno potrebbe diventare un papà. Il maschietto, quindi, deve crescere con il concetto che il papà lavora e la mamma stira. Biberon, pentole, pannolini, bagnetto, ferro da stiro sarebbero un bell’affronto per il pisello al quale, al limite, regaleremo la scatola del dottore. In qualche caso, è vero, la regaliamo anche alla femminuccia ma non sarà quella del dottore ma quella dell’infermiera o della crocerossina perché già da piccoli siano chiari i ruoli, altrimenti confondiamo i cuccioli.
Ahimè, ci saranno però femminucce che nella vita sceglieranno di fare il medico e non l’infermiera perché crescendo hanno scoperto che, in realtà, lei e il fratellino differiscono solo per l’hardware e non per il software. Scoprirà pure che i genitori sono solo legati a schemi arcaici che da un lato contestano ma, dall’altro lato, culturalmente e nei fatti, alimentano.
La piccola ex infermiera, ben prima di laurearsi, magari sceglierà di non dichiararsi femminista ed eviterà di prestarsi a quelle tappezzerie degli 8 marzo, alla strage delle mimose ed alla calendarizzazione delle giornate che prolificano come le sagre paesane. Quella della donna, del papà, della mamma, dei nonni, dei fidanzati, dei santi, dei martiri. Prima o poi cugini, zie ed amanti rivendicheranno anche la loro. L’ex infermiera, magari, continuerà a battersi solo ed esclusivamente per quella parità di diritti che non è certo l’osso buttato al cane delle quote rosa. Lo farà perché sa che la stragrande maggioranza dei direttori sanitari di un ospedale sono maschi come quella dei direttori delle ASL e sa che questa prevaricazione esiste dappertutto nel mondo del lavoro a differenza di quello che avviene nel mondo della casa. Due mondi che hanno trovato il loro perfetto equilibrio con l’incoronazione della femmina a regina della casa. Due mondi che, però, se il maschio volesse dare una mano in più in casa, sarebbe il benvenuto e se volesse diventare lui reginetta della casa, ancora meglio ma, in questo strano equilibrio, non credo che nel mondo del lavoro accadrebbe lo stesso. Dubito che il maschietto farebbe i salti di gioia a guadagnare meno della donna a parità di mansioni o a non capire il metro con il quale si fa carriera. Le scatole maschili, nel mondo del lavoro, sono purtroppo qualcosa di più di una teoria. Sarebbe romperle, le scatole.
Il discorso non è se sia meglio pisello o patatina, parlo di diritti e di pari opportunità e, quindi, anche di quell’ipocrisia che coltiviamo distinguendo il colore della pelle dal sesso delle persone. Si dirà che la razza ed il genere sono cose diverse ed è vero però, guarda caso, in termini di diritto rientrano nello stesso insieme ovvero in quello della eventuale discriminazione. Quindi, discriminare una donna o altri non è che ci renda diversi da chi discrimina la razza. Non c’è nessuna differenza, punto.
bambole e generaliultima modifica: 2019-03-01T18:55:32+01:00da arienpassant

12 pensieri riguardo “bambole e generali”

  1. Il fenomeno è molto più complesso rispetto a quanto si riesca a dire, sia pur in un fotogramma come il tuo che è comunque incisivo e intelligente. Posso comunque, fuor di retorica, farti i complimenti. Siamo solo all’inizio di una nuova e più ampia coscienza, ma intravedere questa lucidità fenomenica in un uomo che ha sentore di “usare” la sua intelligenza liberandola dai lucchetti di vecchie strutture culturali, è un respiro. Merci, monsieur. I.

  2. ..i gener.ali, intendi ciò che in genere generalmente accade come la figura di un massimo graduato che delimita valori…

  3. Il problema credo che sia nel modo in cui affrontiamo il problema. Se continuiamo a farlo con pregiudizio continueremo a non vederlo nemmeno il lucchetto.
    Ti ringrazio.

  4. Generali nel senso di graduati pubblici o privati che nella società ottengono i gradi prevaricando altri individui. Maschi o femmine che siano. Poiché, nella società, non so a te, ma a me risulta che i graduati siano in stragrande maggioranza maschietti, credo che questo significhi:
    A) in termini meritocratici il maschietto dimostra di essere superiore alla femminuccia;
    B) è solo un fatto casuale.

    Sempre a mio avviso, poiché io ritengo che in termini di hardware ovvero fisiologico-strutturale sicuramente il maschio ha doti fisiche superiori a quelle della femminuccia mentre in termini di software ovvero in termini d’intelligenza e cultura questa superiorità non c’è, la meritocrazia del punto A) è truccata.
    Sempre a mio avviso, la casualità del punto B) lavora in modo strano rispetto alle leggi statistiche perché da almeno 6000 anni la roulette della casualità nell’ambito dei generali fa uscire sempre l’azzurro e quasi mai il rosa. Aggiungiamoci che questo sembra rispondere ad una legge scritta circa 2000 anni fa in una religione. La legge recita così:
    Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà».
    Sempre a mio avviso, quindi, se non c’è reale meritocrazia e non c’è casualità, la sperequazione è voluta.
    Amen.

  5. Curiosa coincidenza, oggi mi è stato regalato un braccialetto con una medaglietta che reca incisa una corona; sull’altra faccia (della medaglia) c’è scritto “born to be queen”. Per mia fortuna nessun riferimento a faccende domestiche (che odio perché le ripeti per anni senza possibilità di migliorarti superato un certo stadio).

  6. Glisso sulla medaglietta mentre sulle faccende ti sfugge che pentole, piatti, lenzuola ormai riconoscono ed amano le tue mani, quindi, collaborano. Tu pensi che sia la tua manualità ad essere cresciuta ma non immagini quanto sia importante anche la loro collaborazione. Certe volte, mi basta accarezzare il fondo di una pentola e l’incrostazione viene via da sola. Se sono troppo brusco, nemmeno a martellate. Anche loro hanno un’anima. 🙂

  7. Decisamente poetico, Arien…del resto questa tua attitudine è uno dei segreti della vita, saper vedere poesia anche lì dove il raziocinio si rifiuta di vederla 🙂

  8. Tifo molto per il software diverso: per questo la mia agenda differisce non solo per carico di lavoro o per incombenze, ma anche per forma mentis da quella, per esempio, del mio collega maschio.
    Ma tifo di più per le pari dignità , indipendentemente da hardware e software, da bianco e nero.
    E mi rammarico ogni volta che percepisco quanto radicata è la pratica del discriminare.

  9. In termini di abito mentale, per avere la meglio su di noi non è che dobbiate fare questo grosso sforzo 🙂
    Il vero problema femminile, a mio avviso, è che voi non riuscite a fare squadra e quando qualcuna riesce ad arrivare in vetta, anziché fare da traino, sceglie di fare squadra col maschio. Non dico che tradisce, ma sbaglia strategia e se glielo fai notare ti risponde: “Sbagli, la strada per le pari dignità è lunga e non si può fare sempre la guerra.”
    🙂

  10. Tante volte è solo la noia a guidare la mia penna. Così, guardando la sporca attualità, mi vien voglia di prendere la penna, ma gira e rigira sarebbe un déjà-vu. Infatti mi è bastato scrivere “generali” ed ecco il déjà-vu. Era marzo del 2019, il covid non era ancora arrivato, ma nemmeno i generali.

    Tornando alla noia, dovrei essere più costante e, lasciando da parte la sporca attualità, scrivere solo storie, ma le promesse di buoni propositi si fanno sotto natale e, almeno qui, siamo appena a maggio.

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