Premio del Trullo

PREMIO DEL TRULLO

Il Premio del Trullo nacque quasi per gioco nel luglio del ’21 con l’intenzione nascosta, ma ambiziosa, di diventare col tempo più importante di quel Premio Nobel della Pace che, diciamoci la verità, a prescindere dai vincitori, rimaneva un premio scollegato sia dall’astratto significato della parola “pace” che dal realismo col quale tale significato potesse collegarsi a persone a cazzo.
Non a caso, proprio per cercare di dare un senso anche alle parole, il primo Premio del Trullo, non essendoci una lingua unica ed universale, mise in concorrenza, prendendo a riferimento l’alfabeto italiano, tutte le sue lettere e la punteggiatura. Un premio che per la prima volta, premiasse non una persona, ma una lettera o un simbolo chiedendo via web a tutti di esprimere la propria scelta sulla lettera e sul simbolo che racchiudessero un messaggio senza il quale parlare di Pace equivale a farsi solo delle seghe mentali.

Il primo Premio del Trullo, dopo che il web aveva espresso il proprio voto, venne assegnato con una maggioranza travolgente alla lettera “e” ed all’accento grave con queste due motivazioni:

lettera “e”: intesa come congiunzione, perché capace di “unire” qualunque cosa laddove neanche la scienza e la più sofisticata tecnologia possano arrivare. Non esistono, ad esempio, collanti o saldature in grado di unire tutto quello che invece può unire una banale congiunzione come quella “e” che coniuga assieme “mare e monti”, “salsicce e friarielli”, “anema e core”, “umanità e diritti”, “umanità e rispetto”, “diversi e tutti” perché siamo tutti diversi nessuno escluso, “uguali e tutti” perché, allo stesso tempo, siamo tutti uguali nessuno escluso.

accento grave: inteso sempre sulla lettera “e”, tramutandola da congiunzione in verbo, perché con quell’accento diventa il simbolo dell’esistenza e della vita. L’è che trasforma l’incerto in certo. Nessun’altra lettera, da sola e con l’aiuto dell’accento, può fare tanto: èssere e unire.

Inutile dire che l’anno successivo, dopo l’assegnazione del primo Premio del Trullo, non ci fu seguito. Era bastato il primo Premio per far diventare inutili le successive edizioni e togliere ogni credibilità al Nobel assegnato per la Pace ed, ancora di più, alle tante costituzioni nelle quali si recitavano i principi dei diritti, delle uguaglianze di genere e di razza, delle pari opportunità e della dignità di tutti gli individui. Tutti principi che scritti nelle costituzioni ma, senza trovare conferme nelle rispettive democrazie, restavano solo fiabe del cazzo per un pubblico adulto. Quel pubblico adulto ch’era anch’esso un’altra fiaba del cazzo.

“A proposito di cazzo, ma tu lo sai che nun saccio ancora come cazzo ti chiami?”, mi disse Catalda sollevando la testa dal mio inguine.
“E tu proprio adesso, me lo devi domandare?”
“Tranquillo, mica me ne fujo”
“Mi chiamo Emanuele Filiberto”, le dissi.
“Ah… non ti discpiace se continuo a chiamarti marchese?”
Sorrisi. Anche a lei non piaceva quel nome.
“No, non mi dispiace”, le dissi.
“Sai cosa mi piaceva di più del premio del Trullo? Quella frase che diceva “essere e venire” con l’accento sulla e”
“Essere e unire, Catalda… unire”, e sorridendo tenendole le dita nei capelli la tirai fino alla mia bocca e la baciai stringendola forte.
“Che c’è, non tieni più voglia?”
“No… cioè si, ma ci sono momenti in cui la voglia di abbracciarti è più impellente…”
“Diceva mia nonna, che questo è il momento in cui bisogna fare più attenzione… perché il sentimento prevale sulla carne.”
“E quindi?”
“E quindi, diceva essa, concilia sempre le due cose senza farne prevalere una. Come col maiale, non buttare via nenti.”
Aveva ragione sua nonna. La strinsi senza stringere e senza buttare via niente.

Premio del Trulloultima modifica: 2021-07-21T16:36:09+02:00da arienpassant

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