autorevolendo

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Quando si afferma “stiamo studiando un vaccino”, in effetti si afferma che si sta studiando qualcosa che potrebbe funzionare da vaccino ovvero quella cosa che, prima di superare tutti i test necessari, non è un vaccino ma solo un’ipotesi. Né più, né meno di un’opinione che potrebbe diventare una verità. Cosa, fra l’altro complicatissima perché sarà sempre e solo una delle infinite opinioni che diventano verità e nemmeno sempre.
Ora è indubbio che possano esserci opinioni più autorevoli di altre, ma l’errore avviene quando le consideriamo tali riferendole a chi le ha espresse. La storia, anzi, le versioni storiche che chiamiamo storia, ci dimostrano quante opinioni apparentemente autorevoli sono poi finite nello stesso cestino di quelle non autorevoli. Spazzatura. L’errore che commettiamo è nell’uso del transitivo ovvero pensare che se è autorevole la persona sarà autorevole anche la sua opinione. Certo sarebbe comodo se le persone autorevoli potessero esprimere solo cose sacrosante e non anche qualche cazzata.
Un po’ come affermare di essere poeti solo perché scriviamo in versi. In realtà, proprio pensandola così, abbiamo fatto  della poesia un mestiere utilizzando la firma come certificazione ed obbligato scolari a studiare anche cagate che potremmo evitargli. Cosa che poi accade quando mercificando l’arte in modo commerciale anche Il bevitore di Teodmondo Scrofalo, se ben sponsorizzata da critici e mercanti potrebbe essere battuta in qualche asta.
Tornando alle opinioni e alla loro autorevolezza, la cosa più grave in termini di superficialità intellettuale è il passo successivo, quello che in termini culturali diventa addirittura devastante ovvero moltiplicare autonomamente e senza alcun riscontro l’autorevolezza di qualcuno facendo della sua opinione una verità. Qui si scade ben oltre la superficialità rischiando quello che accadde con le false teste di Modigliani. Sarebbe bastato affermare che l’ipotesi poteva intendersi verosimile piuttosto che, pufff, darla per vera solo per l’autorevolezza di chi l’affermava.

Ora se io affermassi che l’intelligenza sociale della donna è superiore a quella del maschio senza dare contenuti ad una tale affermazione la mia sarebbe un’opinione come un’altra e nemmeno autorevole. Considerando invece il letamaio a cui abbiamo ridotto il pianeta, se facessi un elenco a memoria di almeno 100 dei capi di governo che mi vengono a mente, difficilmente in essi troverei il nome di una donna e se l’elenco lo focalizzerei sui più spregevoli capi di governo ancora di più non troverei in esso il nome di una donna.
Questo certamente non significa che la donna sia socialmente più intelligente del maschio e, fra l’altro, non significa nemmeno che al posto dei suddetti avrebbe fatto di meglio o anche di peggio rispetto a quelli spregevoli.
Di sicuro non ha avuto l’opportunità di dimostrarlo così come, malgrado il diritto e le pari opportunità siano un principio costituzionale scritto bello e chiaro e non un banale maquillage delle stesse solo per apparirci belle, i governi poi si ritrovano ad inventarsi robe come le quote rosa o ci si ritrova in un paese che in oltre 230 anni ha collezionato ben 46 presidenti tutti maschi. Una roba che in termini statistici non avviene nemmeno in medicina dove prendendo un registro delle nascite ci siano 231 parti consecutivi con soli maschi. Certo che quella roba sul diritto e sulle pari opportunità dev’essere proprio di difficile comprensione se non si riesce proprio a capirla, ma se non si riesce a capirla significa che c’è un difetto d’intelligenza sociale e questo difetto è comune a tutte le maggioranze che gestiscono il potere ovvero quelle maggioranze che assegnano i vari posti di potere che, guarda caso, sono tutte maggioranze a largo contenuto di maschi.
Quindi volendo considerarle in buona fede, bisogna convenire che non comprendendo quei principi costituzionali comprensibili a tutti, siamo di fronte ad una stupidità di massa certificata e localizzata solo negli ambienti parlamentari. Come se, entrando in parlamento, il cervello vada lasciato fuori. Se invece non ci fosse buona fede, ma il maschio ha deliberatamente scelto che i posti di comando devono essere a stragrande maggioranza di sua competenza, non sarebbe stupidità ma solo prepotenza con l’aggravante sociale per il ruolo istituzionale che si riveste.
Qui si potrebbe obiettare che la prepotenza è anche stupidità, ma non m’interessa indagare. Quello che è certo è che il maschio ha sempre gestito per stupidità o per prepotenza sociale il comando evitando accuratamente di accettare il confronto meritocratico e, questo, lo confermano sia la storia che, con più crudezza, i numeri.
Ora io non lo so se la donna sia socialmente più intelligente del maschio, però so che quest’ultimo è il responsabile del letamaio, il responsabile della mancata realizzazione democratica chiaramente dettata nelle costituzioni, il più presente a stragrande maggioranza nei massimi organismi di governo, il più presente negli elenchi dei più spregevoli capi di alcuni governi, il più presente anche fra i più grandi ricercati fuorilegge o terroristi al mondo. So quindi cos’è il maschio, ed il suo quadro mentale presenta una conformazione con poche oasi d’intelligenza sociale a fronte di un panorama complessivo con altrettante e più ampie zone di letame e vastissime zone totalmente deserte. Quindi, pur non sapendo se davvero la donna sia socialmente più intelligente del maschio, anche solo per un banale fatto statistico, mi è davvero difficile pensare che l’altra metà del cielo non possa esserlo. Anche perché la quantità d’intelligenza necessaria è davvero insignificante per realizzare qualcosa di meglio rispetto ad un letamaio. E last but not least, diciamoci la verità, ma voi ce la vedete una donna di potere pettinata come Trump o come Kim Jong-un o una donna con le posture alla Hitler o alla Mussolini? Eddai, certo ci sono donne che si presentano pure peggio, ma non sto parlando di donne che come quelli avevano, sotto i loro balconi ed ai loro piedi, milioni di followers che in massima parte, inutile aggiungerlo, erano tutti maschi.

Essendo un maschio, quello che ho scritto è nato nei rarissimi momenti nei quali le mie tracce d’intelligenza me lo consentono ovvero con una frequenza che è circa la metà di quella della cometa di Halley. La prossima cosa intelligente dovrei quindi scriverla fra 37 anni e 84 giorni. Se vi va, segnatevelo.

Chile

pino2

E ora chi glielo spiega a quelli che vanno ad imbucare la scheda all’urna che sono quelli a cui il copione del film intitolato Le cosiddette democrazie ha affidato loro il ruolo di portatori ed alla scheda il ruolo di handicap?
E chi glielo dice agli storici che adesso gli tocca di riscrivere la storia perché, dopo aver spulciato milioni di documenti, ahimé, gli mancava proprio quello più importante: l’incipit. Quello senza il quale, la storia è solo una fandonia.
E chi avrà il coraggio civile di andare ad affacciarsi al balcone del Palacio de la Moneda per raccontare ai cileni che Pinochet era solo la marionetta a cui il copione aveva assegnato il ruolo del dittatore? Ci andrà Biden, visto che i suoi predecessori non l’hanno fatto?

rivoluzioni e silenzi

Varsavia

Una folla come quella in piazza a Varsavia farebbe invidia, in termini numerici, a chiunque ambisca vederla sotto al proprio balcone. Dico in termini numerici perché in termini di contenuto, invece, non sarebbe gratificante perché quella folla, soprattutto femminile, non sta delegando ad altri, come si vorrebbe, il diritto di scegliere al posto suo. Siamo nel 2020 d.C. ed il “d.C.” è importante perché sento parlare spesso di contestualizzare gli avvenimenti per non cadere nel qualunquismo, quindi è bene che ci si renda conto di cosa, 2020 anni d.C., tocchi ancora alla donna dover subire.
Questo avviene nel paese di papa Wojtyla e quello che è triste è il silenzio del rivoluzionario Francesco su un tale movimento di donne nei confronti di un argomento che dovrebbe essere ormai archiviato e nemmeno più discusso. Un argomento che ciclicamente torna a galla e sempre in modo vessatorio verso i diritti della donna. In fondo qualunque rivoluzione, da qualunque parte venga, è pur sempre e nient’altro che un’operazione squisitamente politica.