Rosk&Loste

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Là dove esistono i più grandi punti di approdo dei migranti contemporanei, ovvero nel sud Italia, è cominciata la fortuna artistica del duo Rosk&Loste, al secolo Mirko Cavallotto e Maurizio Giulio Gebbia.

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I loro murales vogliono essere una forma di benvenuto per tutti coloro che arrivano da lontano e, in qualche modo, anelano a suscitare sentimenti di solidarietà in chi non ha mai viaggiato su barconi.

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Ora, al di là di ogni speculazione sociologica o politica resta il fatto che, sia pure in piccola parte, siamo tutti razzisti; gli ipocriti sostituiscono razzismo con pregiudizio, ma a ben guardare la sostanza non cambia.

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A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che “ogni straniero è nemico”. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo“.

tratto dalla prefazione di primo Levi a Se questo è un uomo

Rosk&Losteultima modifica: 2019-03-21T13:22:09+01:00da hyponoia