Un evento, quello organizzato da Truman Capote nel 1966, che è diventato leggenda, il party a cui tutti avrebbero voluto partecipare ma che, per forza di cose, scontentò coloro che non furono invitati. Perché la selezione operata da Capote, in quell’anno all’apice del successo, fu crudele e non risparmiò nessuno. Ma quando, una decina di anni dopo, diversi invitati della bella società newyorkese si riconobbero nei panni pochi lusinghieri dei protagonisti di Preghiere esaudite, per Capote fu l’inizio della fine. Tutti gli volsero le spalle, e la damnatio memoriae lo spinse a fare un uso smodato di alcol e droghe. Con buona pace dell’ipocrita compostezza che caratterizzava l’upper class di New York, noi, contemporanei di una nuova forma di ipocrisia che vede negli spasmi woke della cancel culture la sua espressione più plastica, continueremo ad annoverare Capote tra gli scrittori di rango della sua generazione.
«Truman Capote chiede il piacere della sua compagnia a un ballo in bianco e nero» recitava l’invito. La raffinata carta bianca, bordata di giallo e arancione, aveva un effetto immediato sui suoi destinatari. Con quello in mano, avrebbero passato settimane e speso denaro a palate nei febbrili preparativi per una festa che prometteva di essere l’evento dell’anno.
Truman, a sua volta entusiasta dell’entusiasmo suscitato, rimase ancor più estasiato dalle reazioni di coloro che non erano stati invitati. Supplicanti feriti e scontenti chiamavano in continuazione, implorando, chiedendo e offrendosi maleducatamente di acquistare il tanto desiderato invito. Truman aveva smesso di rispondere al telefono, aveva lasciato la città e aveva dichiarato di essere ufficialmente in isolamento. Quella pausa dalla mondanità l’aveva rinfrancato, e ora era ansioso di accogliere gli amici «più vicini e più cari» che si aspettava di vedere nella sala da ballo: Frank e Mia, Tallulah, Andy, Swifty, Norman, Cecil e Lynda Bird. Non erano richiesti cognomi.
tratto da Truman Capote e il party del secolo di Deborah Davis
“Si versano più lacrime sulle preghiere esaudite che su quelle inascoltate.” Truman Capote