Non è annoverata tra i grandi, Ada Negri, eppure qualcosa di buono si può trovare nella sua produzione. Basterebbe leggere senza pregiudizi. Ma nel suo caso non è facile perché, se ci si affidasse alle ricerche in rete, si scoprirebbe che i critici o l’hanno stroncata o l’hanno ignorata, anche se in vita godé di buona reputazione. Comunque, alla persona avvezza alla malinconia o al tanto vituperato rimpianto, la poesia che segue non dovrebbe dispiacere. A me incanta. E c’entra il vissuto e un posto che non ho più.
Commiato
Un giorno ancora; poi
ti lascerò, giardino altrui che dolce
d’ombre mi fosti e di silenzio. Piovve
stamane: odor di bosso
e di terra bagnata intride l’aria:
si sfogliano le rose, e il fior d’ibisco
nel vapor grigio più vermiglio splende.
Un giorno ancora: poi
vivo non mi sarai che nella memoria.
Così potessi averla
(ma troppo tardi, e troppo bello il sogno)
potessi averla, una remota casa
fra i campi, che sia mia, di me soltanto:
e anch’essa abbia un giardino
che tutto odori di mortella quando
cessi la pioggia, e di sfogliate rose.
“Basterebbe leggere senza pregiudizi”, facile a dirsi e poi, tu stessa, rimembrando quel “posto che non hai più”, utilizzi un pregiudizio per farti piacere la poesia. Io, invece, no. La poesia della Negri mi è piaciuta lo stesso anche se non ho mai avuto un giardino tutto mio. Una decina d’anni fa, ne feci uno artificiale sul balcone con 7/8 vasi nei quali seminai: pomodorini, peperoncini verdi (quelli dolci), cipolle, prezzemolo, basilico, sedano, una lattuga romana e melanzane. Dal primo ed unico raccolto realizzai: due insalatine di pomodorini, 4 peperoncini verdi, una cipolla (bella però), molto basilico, una melanzana lunga quanto un mignolo e di sedano e prezzemolo neanche l’ombra.
Finito il raccolto, smontai tutto. La voglia di giardino mi è rimasta solo per il piacere di farci la brace senza che i vicini ti guardino storto.
Molto belli quei tre versi: “e anch’essa abbia un giardino/che tutto odori di mortadella quando/cessi la pioggia, e di sfogliate rose”.
Era tutto così perfetto da poter vedere i colori del tuo giardino e sentirne gli odori, ma poi hai preferito fare lo spiritoso (“odori di mortadella”) e hai spoetizzato tutto, persino i versi che citi. Non sono onomatopeica quando scrivo (in realtà aborro le onomatopee a prescindere dal contesto), altrimenti un argh ci starebbe tutto.
p.s. Non ho bisogno di giustificare alcunché (“utilizzi un pregiudizio per farti piacere la poesia”); quando seleziono e scelgo, lo faccio in base alla bellezza intrinseca che credo di scorgere in una poesia, una prosa, un quadro.
Una situazione che coinvolge tutti i cinque sensi è sicuramente indimenticabile e purtroppo non frequente. Mi pare che questi versi la rappresentino bene.