Philip Larkin, che bella scoperta

Poesía reunida' de Philip Larkin

Ho letto il primo paragrafo del nuovo libro di Alessandro Piperno. Ho desistito dall’andare oltre, perché il tono malinconico mi è sembrato di risulta. Ma per onestà devo dire che la citazione in esergo mi ha imbambolata, politicamente scorretta alla maniera, volendo fare un esempio alla portata di tutti, della vecchia serie Due uomini e mezzo, riproposta da Mediaset durante il periodo di Natale. Serie che la dice lunga su quanto fossimo liberi di pensare e dire dieci anni fa, e mica in seconda serata. Ma tornando alla citazione. È di Philip Larkin, poeta a me sconosciuto prima di oggi. Una breve ricerca ha dato frutti sorprendenti. Questa volta non politicamente scorretti. Direi, piuttosto, sublimi.

Parto dalla citazione politicamente aberrante:

Quando ero giovane pensavo di odiare tutti, ma quando sono cresciuto ho capito che sono solo i bambini che non sopporto. Piccoli bruti egoisti, rumorosi, crudeli e volgari“.

E poi…

Matrimoni

Quando si stancano di stare da soli
quelli di noi che sembrano
immodestamente precise
trascrizioni di un sogno,
la loro sicurezza si unirà
solo ad un’altra simile –
a un simile splendore,
a un fecondo egoismo.

Non è così per gli altri:
dal vecchio bisogno infestati,
brigano in tutti i modi per un partner –
anche qualcuno d’indesiderabile,
col quale è già chiaro in partenza
che le parole ‘bellezza,
impulso, libertà’
non verranno neppure pronunciate.

Spaventapasseri di cavalleria
stringono strani patti –
Il single dal viso di vipera
sposa una fanciullezza segregata,
la scabbia fa meno paura
di una lieve paura della vita –
il vano chiacchiericcio è tollerato
da solitudine cronica.

Così si sostengono – insieme:
non li strazia il sagace rancore
che avrebbero sentito in solitudine,
né un’essenziale ostilità a se stessi.
Che si scordino o meno ciò che un tempo
hanno voluto o non voluto,  restano
opacizzati  a un’ancora tranquilla.

Luoghi amati

No, non ho mai trovato
un posto di cui dire
“È questa la mia terra,
qui voglio rimanere” –
né quella persona speciale
che all’istante reclama
tutto ciò che possiedo
e addirittura il nome;

simili circostanze proverebbero
che non c’è la necessità di scegliere
dove farsi la casa, o chi amare;
a quei luoghi  chiediamo solamente
di travolgerci  irrevocabilmente,
dimodochè non sia poi colpa nostra
se la città diventa inabitabile,
o la ragazza un’idiota.

Eppure, non avendoli trovati,
si è costretti ad agire, nondimeno,
come se ciò cui ci siamo adattati
ci avesse, di fatto, legati;
ed è più salutare trattenerci
dal pensiero che si potrebbe ancora
scoprire fino ad oggi inessenziali
i nostri posti, la nostra persona.

A mia moglie

Averti scelta chiude quel ventaglio
di pavone, il futuro variegato
di tante prospettive di natura.
Un potenziale certo incomparabile,
ma illimitato solo a patto che
non si scegliesse; il solo atto di scegliere
bloccò tutti i sentieri, tranne uno,
e cacciò via dai cespugli gli uccelli
dispettosi nel loro incauto volo.
Nessun futuro adesso. Io e te, da soli.

Così ogni volto per il tuo ho ceduto,
per la tua magra dote ho dato in cambio
il mio smagliante corredo, le insegne
di maschere e magie concesse all’uomo.
Ora tu sei il mio tedio, il mio disastro,
un altro modo di soffrire, un rischio,
ipostasi pesante più dell’aria.

Philip Larkin, che bella scopertaultima modifica: 2024-01-04T11:12:10+01:00da hyponoia

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